La crisi italiana NON è esclusivamente imputabile all’euro ed al rigorismo tedesco lo sostiene anche Mariano D’Antonio nel suo ultimo libro: la crisi dell’economia italiana, cause, responsabilità, vie d’uscita. Quello dell’Italia è un percorso segnato che NON ammette scorciatoie per rilanciare l’economia e riallineaci ai maggiori paesi europei. Oltre all’accumolo del debito pubblico tra gli anni ’80 e ’90, la decadenza dei partiti e delle istituzioni è stata un fattore attivo secondo D’antonio, della crisi italiana. Il paese nel suo complesso ha perso reputazione per la miopia della politica che ha smarrito ogni capacità di programmazione riformatrice. Gli italiani, tra i primi ad entusiasmarsi al progetto dell’unificazione europea, ora sono tra i più delusi perché già allora non avevano piena consapevolezza di che cosa significasse entrare in Europa e quale difficile viatico li attendeva per raggiungere quel modello di civiltà avanzata. Le ipotesi alternative a questa Europa non sono percorribili a giudizio di D’Antonio: la decrescita felice ci sprofonderebbe nella povertà e le politiche Kenesiane sono inimmaginabili se non in un quadro generale di ripensamento degli assetti economici non solo, ma anche sociali e politici. La via d’uscita per D’Antonio passa per coraggiose riforme dei mercati universalmente utili che non mantengano rendite di posizioni e per le riforme della politica, delle Istituzioni e del costume della società italiana perché si possa ritrovare quella reputazione internazionale che abbiamo perduto. Il saggio dell’economista meridionalista, si accorda perfettamente alle parole pronuciate da Angela Merkel in occasione della presentazione della Conferenza sul lavoro di Berlino. Nella sua lunga intervista pubblicata per l’Italia da LA STAMPA, Angela Merkel parla con tono da cancelliere europeo quando offre agli Stati dell’Unione l’opportunità di mettere a frutto l’esperienza tedesca della riunificazione: quelle sagge ed incisive riforme, permisero alla Germania di crescere e dimezzare la disoccupazione. Oggi invece, in molti paesi dell’Unione la flessibilità è riservata ai giovani e non anche agli anziani e ciò fa aumentare di molto la disoccupazione giovanile nei momenti di crisi. Frau Merkel sottolinea poi un aspetto che va in controtendenza rispetto alle attuali politiche facilitative dei percorsi d’istruzione soprattutto nel nostro paese dove registriamo un’inflazione di somari con in tasca una laurea: “è un errore puntare all’accademizzazione” generalizzata “dei giovani”, in Germania abbiamo ottenuto ottimi risultati valorizzando i mestieri. Abbiamo bisogno di molti operai specializzati ed i giovani europei così come già accade per studenti e professori, devono migliorare la loro propensione alla mobilità. Non c’è contraddizione tra crescita e rigore, continua frau Merkel, il consolidamento di bilancio è necessario per ritrovare la fiducia dei mercati, il maggiore indebitamento non può essere una soluzione perché fa salire i tassi di finanziamento alle stelle. Per la crescita un altro fattore importante è la competitività. Nel mercato globalizzato Cina, India, Brasile, Corea del sud, sono concorrenti in settori dove le industrie europee erano leader per cui dobbiamo reagire con prodotti attraenti ed innovativi altrimenti perderemo sempre più quote di mercato e come conseguenza, avremo sempre meno prosperità. E’ bene che ciascun paese d’Europa si chieda concretamente con che cosa vuole guadagnare denaro, con quali industrie e quali servizi. Se qualcuno ha idee differenti da quelle tedesche le applichi pure, ma nessuno può contestare che c’è necessità di essere competitivi e di dover lavorare di più per guadagnarsi il benessere sentenzia der kanzeler Merkel. Bacchetta però anche i ricchi la Wonder Woman di Germania, non solamente i pelandroni del sud Europa che ancora reclamano assistenza ed aiuti a fondo perduto: è estremamente deplorevole che le élite economiche dei paesi in crisi, si assumano così poca responsabilità… Angela ci saluta mentre le pitonesse e le olgettine di casa nostra già reclamano i loro scranni parlamentari. Aufwiedersehen grosse Angela.
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