Giudici, migranti, banche, informazione. Su ogni tema Milena Gabanelli ha avuto ed ha una alternativa di sistema da offrire al paese. Una via da percorrere per risolvere in concreto i problemi dell’Italia. Quale che sia l’ambito di riferimento, conoscenza, competenza, capacità avvalorate dai risultati conseguiti nelle precedenti esperienze, sono requisiti imprescindibili dai quali nemmeno il giornalista può pensare di derogare quando assume un incarico. Qualità che in Rai come nell’intero sistema pubblico italiano, la lottizzazione politica impedisce di tenere nel giusto conto procurando “disastri enormi” e disinformazione, secondo questa sessantenne emiliana semplice e un po’ speciale. Facile salire in cattedra dagli schermi TV, difficile scendere e dare un segnale di coerenza rinunciando ad acconciare le proprie idee in ragione delle opportunità. Coi tempi che corrono, quante italiane si sarebbero poste in aspettativa senza stipendio e poi dimesse senza averi? Sicura del suo approccio sistematico, la Gabanelli confessa di aver molto sofferto nel corso degli anni ad essere considerata una donna di sinistra per il solo fatto di lavorare al terzo canale Rai. Ciò che per lei conta veramente è la bravura che si mostra nel condurre a termine il proprio lavoro. La competenza è un criterio che deve valere quale che sia la professione da svolgere, a maggior ragione la competenza deve ispirare l’impegno politico e la funzione giudiziaria. Hanno sorpreso e non poco ad esempio, le convergenze con Minniti sulla questione delle migrazioni. Per altro la Gabanelli sul tema prende le distanze dalle ignoranze smaccatamente egoistiche della destra, pur sottolineando che non ci si può affidare all’estremismo umanitario della sinistra per governare un fenomeno tanto complesso. Quello che va sicuramente smantellato secondo Milena Gabanelli, è il sistema dell’accoglienza che delega alle onlus compiti e ruoli che in Germania e nel nord Europa sono svolti dallo Stato. Oggi la metà circa dei migranti sbarcati in Italia ed affidati alle cooperative, fa perdere le sue tracce perché sa di non aver diritto ad alcuna protezione internazionale e quindi, sono soggetti che non saranno mai integrati. Nel frattempo però, le coop continuano ad incassare quaranta euro al giorno anche se degli ospiti si è persa ogni traccia. Se invece i migranti fossero accolti direttamente in edifici pubblici come sono le caserme e come potrebbero diventare i complessi alberghieri confiscati alle mafie, si risparmierebbero ingenti risorse da poter investire in formazione ed educazione con l’assunzione di migliaia di giovani laureati a cui affidare il compito di seguire e controllare i processi identificativi, formativi e di apprendimento degli ospiti i cui permessi di soggiorno dovrebbero essere associati al raggiungimento degli obiettivi di integrazione. Sulla legalità continua a non transigere la Milena nazionale. A differenza del paladino moralizzatore Antonio Di Pietro che ultimamente sembra essersi pentito di aver portato a termine le indagini di tangentopoli che a suo dire hanno indebolito il sistema politico ed il cui patrimonio di credibilità fu azzerato dalle inchieste di “report”, la Gabanelli continua a pensare che un magistrato quando ha in mano le prove non debba preoccuparsi delle conseguenze politiche della sua azione giudiziaria, ma debba semplicemente applicare la Legge laddove riscontra reati. Punto e basta. C’è poco di cui rammaricarsi quando i casi scoperti corrispondono ai reati dettagliati nei codici. Coi magistrati Gabanelli conferma di avere un’assidua frequentazione e la circostanza le consente di osservare che è l’unica categoria professionale che spesso si avverte infallibile perché è la sola categoria di funzionari a cui mai nessuno si permette di dare del “cretino”, come invece accade ad ogni altro comune mortale nella vita. Tutte le volte che ha modo di avere a che fare con la Giustizia però, lei si augura unicamente che gli capiti un giudice che legga le carte e non nutra pregiudizi. Fino ad ora rileva, è andata bene. Sui politici che invece hanno delle ritrosie o addirittura rifiutano di rispondere alla Giustizia, con disarmante semplicità Gabanelli ritiene che quanti fanno capo a ruoli di rappresentanza, debbano curarsi della fiducia che i cittadini ripongono nelle Istituzioni e dunque, siano tenuti a liberare il campo se attinti dal dubbio e dal sospetto di una indagine a loro carico. Infine chiudiamo con le banche anzi, con Banca d’Italia. Accertato che la vigilanza sul risparmio con il Governatore Visco ha avuto qualche pausa e che all’interno della stessa Banca non sono presenti figure tali da poter ricostruire la fiducia generale, piuttosto che piegarsi alle convenienze congiunturali suggerite dalle Istituzioni finanziare europee, perché non selezionare un nuovo Governatore con un bando internazionale? Troppo forte Gabanelli, una donna che ancora sogna l’alternativa di sistema in un paese in cui la democrazia si tiene sull’equilibrio delle forze disposte a sgovernare pur di non favorire coesione e giustizia che le terrebbero a debita distanza.
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