Il 19 aprile 2013 il Partito Democratico era morto in aula, poi Giorgio Napolitano ha accettato il reincarico e l’ha resuscitato: alzati e cammina nel futuro perché il passato NON è più conciliabile con le condizioni del mondo contemporaneo. Trincerati a sinistra, parliamo alle fascie sociali disagiate dall’angolo prospettico del ‘900 e finisce che sono proprio le nuove classi lavoratrici a non votarci più, abbiamo perso infatti tre milioni di voti osserva Gentiloni. La nomenklatura del vecchio PCI che pretende di esercitare ancora la propria egemonia, è del tutto inadeguata ai tempi che esigono la costruzione di un partito a vocazione maggioratiria. Usciti dalla logica dei blocchi contrapposti, il campo della proposta politica anche in Italia deve confrontarsi con una dinamica dei flussi elettorali molto più fluida di quella che vigeva nella cosiddetta Prima Repubblica. Al tempo, gli elettori erano concettualmente fidelizzati agli schieramenti che si riferivano a modelli sociali ed alleanze internazionali date, bloccate, praticamente immobili. Con la caduta del blocco sovietico, quel tempo è finito e non abbiamo più modelli da difendere ideologicamente per cui accade che i flussi elettoriali sono molto più dinamici e liquidi e si muovono tra le proposte politiche in campo con maggiore frequenza e facilità che in passato. Sacrificare una parte del proprio elettorato storico con idee e nuove eleborazioni sperimentali che sconfinino nel campo avversario, può voler dire vittoria sicura nelle urne. E’ quello ch’è mancato al PD le cui teste di legno come le chiama Cacciari, se non fanno spazio alle nuove generazioni, non riusciranno mai a realizzare condizionati come sono dall’ideologia egualitaria in un mondo nel quale quella che era la parte povera, ha cominciato a produrre e mangiare ed a rivalersi in virtù del fatto di essersi liberata dalle utopie. Basterebbe soffermarsi qualche istante sui dati economici di Cina ed India per comprendere anche senza essere esperti.
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