Non si vota, quello di Mattarella sarà un Governo tampone

Che il voto in Friuli abbia dato una spinta poderosa all’ipotesi di nuove elezioni, è innegabile. Le urne friulane hanno consacrato Salvini padrone assoluto del centrodestra. Il PD ha sì retto al tracollo, ma col terzo ritorno in campo di Renzi, o si rassegna a chiudere il forno del M5S, oppure il ganassa è deciso a marginalizzarlo e fondare il suo nuovo partito macroniano. Messo all’angolo, Di Maio chiede di restituire la parola agli italiani e votare subito. In realtà, ha sentore che i neoparlamentari grillini a stipendio fisso, stiano maturando la decisione di migrare verso le chete sponde responsabili del gruppo misto. Di votare a giugno non se ne parla, infatti. Mattarella ha tracciato due ipotesi sul tavolo alla vetrata dove attenderà gli esiti della direzione PD: un Governo balneare che a malincuore ci porterà al secondo turno delle politiche di settembre prossimo; o un Governo di tregua guidato dal Presidente della Consulta e con tutti dentro che scavalli il 2018 e ci porti alle urne nel 2019 dopo aver approvato la Legge di Stabilità ed una nuova Legge elettorale con premio di maggioranza. Alla lista od alla coalizione, ancora non è dato sapere. Siccome in Italia la qualità della democrazia è quella che è: il Governo non lo decidono gli elettori, Costituzione alla mano, tutto lascia pensare che Mattarella abbia già in serbo un Governo tampone che mantenga in vita le Camere appena elette ed affronti per quanto possibile, le urgenti scadenze economiche e politiche. Il M5S dovrà farsene una ragione. Tutti per uno, uno per tutti. In difesa di Di Maio,  Di Battista ha chiamato la base a fare quadrato, ma gli iscritti non ci stanno. Denunciano il fallimento su tutti i fronti del candidato premier e criticano i suoi toni concilianti con gli apparati. Una democristianizzazione anacronistica che se da un lato rassicura il sistema, dall’altro getta nella delusione e nello sconforto l’originario spirito movimentista e sobillatore degli iscritti. La sconfitta molisana e l’emorragia friulana hanno lanciato un allarme che se fosse trascurato dalla Casaleggio ed associati, potrebbe sgonfiare il consenso con la stessa rapidità della sua primordiale adesione.

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