A sentirlo parlare in TV dopo la vittoria alle Presidenziali americane e più ancora dopo la promulgazione del “muslim ban”, l’ordine esecutivo col quale Donald Trump vuole interdire temporaneamente ai musulmani di approdare negli USA per ragioni di sicurezza nazionale, c’era sembrato di capire che Alan Friedman non fosse propriamente quello che si dice un estimatore del nuovo Presidente degli Stati Uniti e che il suo liberalismo avesse radici ben piantate nel partito democratico. Scopriamo invece che il giornalista che ha trovato la sua America in Italia ritiene o meglio, riteneva, Obama un incompetente soprattutto in tema di mondo arabo anche se lui, Friedman, a noi italiani tolleranti e democristiani, lasciava intuire che tifasse Hillary Clinton per la successione alla Casa Bianca. Suo malgrado par di capire, il simpatico Alan si è ritrovato sul sentiero del successo editoriale Donald Trump e ne ha fatto di necessità virtù. Da non credere, nella intervista rilasciata a Libero, Friedman si dice convinto che il rapporto di stima tra Putin e Trump sarà centrale per gli equilibri del mondo e soprattutto sarà garanzia di pace lascia intendere, perché ciascuno dei due alla fine cederà qualcosa e tutti vivremo felici e contenti. Nella stessa intervista, Friedman inoltre regalava già ad inizio settimana, una profezia all’indirizzo di quei Sindaci barricaderi della pace che dominano il Golfo dalle rosse acque per niente chete: Salvini non fa paura, gli italiani non sono violenti come i francesi o gli americani! Tutto fa brodo sia per vendere copie, sia per prendere un clic ed ecco che anche Tommaso Aniello detto Masaniello, è bello che sistemato. E veniamo all’Europa. Pietro Senaldi gli ricorda che lui, Friedman, si diceva mister euro dagli schermi di Rai3, ora invece l’euro è diventata una moneta nata male, la burocrazia alla guida dell’Europa è insopportabile e coi Trattati europei è meglio che l’Italia ci si pulisse il culo se vuole salvarsi. La congiuntura del dollaro infatti favorirebbe a dire di Friedman, le esportazioni italiane e bisognerebbe aiutare la crescita con 20 miliardi di investimenti pubblici alla faccia del debito pubblico che Renzi non ha saputo patrimonializzare e far acquistare dalle banche approfittando del quantitative easing di Mario Draghi. L’intervista si chiude con una sviolinata all’Italia, miglior paese in cui vivere, il più raffinato e generoso d’Europa. Con gli stranieri senza dubbio, aggiungiamo noi. Li trattiamo da Re.
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