maggioritario, non ancora fatta la legge, han già trovato l’inganno

Gli è bastata la buonanima di Pannella a Calderoli e si è inventato l’ennesimo sistema elettorale per via referendaria. Un maggioritario secco all’inglese per fregarli tutti, quelli del nuovo umanesimo, che sa tanto di clientele e ricatti proporzionali. Non ha dato ascolto a professoroni e costituzionalisti emeriti confessa, ha preferito scrivere, come ha in uso fare, tutto da solo le tre pagine del quesito referendario col quale vuole abrogare la quota proporzionale del rosatellum. La proposta sarà avanzata da cinque Consigli Regionali a maggioranza di centrodestra. Non c’è tempo da perdere infatti in consultazioni e pareri che di sicuro sarebbero stati discordanti ed avrebbero aumentata la confusione del momento. Bisognava andare subito al nocciolo della faccenda ed impedire ai neoumanisti di portare indietro le lancette della politica italiana con un proporzionale puro sul modello partitocratico al tempo in cui i partiti, con la sola eccezione della Lega, non esistono più divisi come sono in sottopartiti, vedi il PD, oppure iscritti al patrimonio di una s.r.l.
Il genio e la velocità di Calderoli però pare che non bastino. Secondo Flick, uno dei professoroni che vanno per la maggiore in punta di commi e di cavilli; uno di quei costituzionalisti emeriti che leggono gli articoli della più bella del mondo cinque volte al giorno alla stregua di sure imperiose, se i giallorossi si danno da fare ed approvano la nuova legge elettorale proporzionale prima che si pronuncino i Consigli Regionali e formulino la loro proposta in Cassazione, allora la Legge elettorale di iniziativa parlamentare entrerà in vigore ed il referendum decadrà. In questa eventualità precisa Flick, se anche la Lega non si arrendesse e presentasse un nuovo referendum abrogativo, quest’ultimo non sarebbe ammesso dalla Cassazione perché lascerebbe il Parlamento privo di una Legge elettorale, eventualità inammissibile. Ora, Continua a leggere

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concorso esterno in associazione soppressiva dello stile di vita europeo

La povera Ursula probabilmente pensava di dare un segno di discontinuità con l’intestare alla protezione dello stile di vita europeo il Commissario alle immigrazioni ed invece si è vista assalita dagli sgherri globalisti sempre lesti ad aprire le braccia a “talenti ed  energie” che vengono in Europa da ogni angolo della terra tanto poi sarà la generosa Italia ad accogliere e farsi carico delle braccia in cerca di fortuna nella terra che la fortuna sembra aver smarrita con la sua entrata nell’euro. Bisogna riconoscere che la poveretta, nominata dalla Merkel neo Presidente della Commissione europea, ce l’ha messa tutta. E’ evidente che il suo intento era semplicemente quello di dare un timido segnale che potesse essere colto dai popoli europei più riottosi alle dottrine multiculturali che imperano nelle menti dei costruttori di democrazie artificali. Segnare con una intestazione più rassicurante senza alcuna modifica della prassi il Commissario alle immigrazioni, avrebbe potuto rivelarsi un espediente formale con il quale contribuire a distendere gli animi di quanti avvertono come una minaccia alle libertà, ai costumi ed alle conquiste civili  tanta avanzatissima dottrina che promana dalle menti illuminate di Bruxelles. Purtroppo però, queste non hanno perso l’occasione per lanciarsi indignate in  punta di tweetter e far sapere che NO, proprio NO, non è possibile rinunciare alle filosofie di arricchimento e contaminazione della civiltà europea e non tagliare le sue radici Cristiane, nemmeno in nome della pace e del mantenimento dell’ordine sociale che tante lotte e sangue è costato ai nostri avi. Nella foga dell’entusiasmo di apparire convinti assertori dei ciechi diritti, hanno già dimenticato i 350 morti per mano terrorista inflitti all’Europa tollerante dai suoi giovani rinnegati di seconda generazione a Bruxelles come a Parigi, come a Madrid, Barcellona e Berlino la sera di Natale. Ma tant’è, intimidita e radarguita da sì tante personalità, la povera Ursula ha promesso che l’insegna di quel Commissario cambierà perché i migranti possano sentirsi a casa loro ovunque in Europa senza avvertire il dovere di compiere alcun passo per comprendere e fare propri i costumi e la civiltà alla quale chiedono ed in molti casi rivendicano, di far parte. Se la democrazia non la conosci, non c’è bisogno che l’impari. Essa è così tollerante da consentirti ogni sorta di arbitrio fino al martirio ultimo della sua estinzione. Mai che si possa accennare ad una qualsivoglia reazione di difesa e protezione, pena la gogna ed il pubblico disprezzo. Con metodo assimilabile alla peggiore tradizione mafiosa, Continua a leggere

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la sovranità appartiene al popolo, meglio potarla che lasciarla fiorire

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ci farebbe male rivedere Salvini al Governo, in Vaticano tifano giallorosso

La metà esatta dei Cattolici tiene a far sapere al Papa che la priorità per gli italiani non sono i migranti, ma la famiglia, segnatamente la difesa della famiglia tradizionale. Si dicono preoccupati inoltre per il calo demografico del nostro paese piuttosto che per le presunte violazioni dei diritti inventati dalle minoranze che tanta compassione suscitano tra le mura leonine. Il 40% dei peccatori impenitenti che si dichiarano però Cattolici, sta con Salvini. Il 30% dei buoni Cristiani hanno votato Lega alle ultime europee. Sono i risultati di una recente ricerca Ipsos. E nonostante che il quadro di dissenso e dissociazione tra gerarchie ecclesiastiche e popolo dei Fedeli sia chiaro e netto, l’uomo che sussurra a Bergoglio si dice convinto che c’è necessità per l’Italia di esplorare nuove alleanze di Governo. La Lega, precisa, poteva andar bene quando era verde ed amministrava con grande compentenza i territori; oggi che è diventata nera con Salvini, non va più bene perché costituisce una minaccia per i migranti ed il cosmopolitismo che evidentemente è uno strumento indispensabile a fiaccare le resistenze culturali radicate nelle società occidentali troppo avanzate per piegarsi ai poteri di controllo globali esercitati a mezzo delle Istituzioni sovrannazionali alle quali anche la Chiesa, come suo costume sperimentato e consoliato nel corso della Storia, offre impareggiabili servigi di persuasione e tenuta delle masse. Non è la prima volta e non sarà l’ultima. La Chiesa è sì Fede, ma è anche potere parallelo delle coscienze e si è garantita la perpetuazione in virtù delle straordinarie capacità politiche che di volta in volta l’hanno vista a fianco di Re, imperatori e regimi. Come è noto la Chiesa ha saputo essere anche fascista, alla bisogna. Oggi non serve. Nel mondo globalizzato dalla finanza apolide, finirebbe ai margini e non avrebbe più modo di incidere e perpetuarsi. Quindi, vedere Salvini di nuovo al Governo ci farebbe molto male, confessa candidamente un Cardinale. Il Vaticano tutto si stringe a Mattarella, ultima ancora di salvezza e tifa per un nuovo Governo giallorosso. Bergoglio è stato molto attento in questa delicata fase di crisi politica a non farsi sfuggire parole compromettenti in compenso però, ha mandato avanti la sua personale compagnia di battaglia: i gesuiti che Continua a leggere

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..e il TAR mormorò, passi lo straniero

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la teologia dei diritti inventati che surroga il Parlamento

Tra i curriculum più importanti e prestigiosi che difficilmente potremo aspettarci di conoscere ed apprendere dalle oramai stanche liturgie promozionali del conformismo culturale che affligge il nostro tempo, c’è quello del professore Agostino Carrino, giurista rinomato e docente presso numerose Università italiane ed estere, autore di fondamentali testi di filosofia e sociologia del diritto; scienze costituzionali e della politica. Uno studioso scrupoloso ed attento, uno di quegli intellettuali corretti nella forma, ma scorretti nella sostanza, che non fanno tendenza perché accuratamente tenuti ai margini dei grandi circuiti di propaganda leguleia. L’opera del prof. Carrino ha saputo mettere a fuoco il lento processo di decadenza che si è innescato nella nostra civiltà con l’uso sottile e subdolo del diritto, interpretato alla luce del progressismo ideologico e mistificatore. La teorizzazione dei nuovi diritti inventati completamente scissi dai doveri dei soggetti che li reclamano, sistematicamente compresi ed elevati ad una sorta di nuova teologia universalistica culturalmente decontestualizzata, le cui fonti non sono scolpite sulle tavole della Legge nella storia, nel costume, nelle consuetudini e tradizioni dei popoli, bensì nelle sentenze delle Corti che fissano, prive di specifico mandato, i postulati della neoteologia morale laica. Sotto gli occhi degli osservatori attenti si ravvisa una traslazione lenta dallo Stato diritto allo Stato di giudizio al quale le aule del Parlamento, che la nostra Costituzione identifica come cuore pulsante della Sovranità popolare, si adeguano e svuotate di ogni potere legiferatore reale, si ritrovano svilite al ruolo di cancelliere di Corti sovranazionali depositarie delle verità escatologiche generate non create dalle pronunce delle stesse. Un diritto mite, sofisticato, commatoso, specchio apparente di una presunta civiltà globale superiore, ma che in realtà si è allontanato dalle fonti di legittimità e di fatto norma e regola per sentenze surrogando la sovranità degli Stati. Un diritto che Continua a leggere

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Giustizia, una rotta segnata per l’Italia

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nuovo Governo peace and love, porti aperti in Italia, braccia tese al M5S in Europa

Blitzkrieg tedesco, la Merkel fa sapere che c’è una pregiudiziale antifascista per la quale bisogna rinviare le elezioni ed impedire la formazione di un Governo Salvini-Meloni. In cambio, per bocca di Wendt, vicepresidente della CDU al Bundestag, lascia balenare l’ipotesi di prossime riforme UE che potrebbero aiutare l’Italia in primo luogo quella del Trattato di Dublino, che ha disegnato la penisola alla stregua di un campo profughi-globali altrimenti indesiderati in Europa. Più di una voce confermerebbe la tessitura di fitte trame alle quali starebbero lavorando Fico e Franceschini al fine di sfilare il controllo del Ministero degli Interni a Matteo Salvini anche se il segretario Zingaretti respinge l’idea di una alleanza col M5S in questa legislatura. Al riguardo, la Casellati avrebbe già offerto al Colle la sua disponibilità a presiedere un Governo istituzionale. E’ stata la Lega nord a volere la crisi della Lega-nazionale ed a trascinare gli italiani in questo pasticcio. Il NO alla TAV dei cinquestelle è stato un pretesto per Salvini che ha dovuto cedere alle pressioni fortissime di Zaia e Fontana frustrati nelle loro aspirazioni autonomiste. Un errore che potrebbe costare caro al capitano perché se è vero che senza il nord non c’è Lega, è altrettanto vero che senza i voti del sud per quanto residuali dovessero essere i numeri che usciranno dalle urne, non c’è governo leghista. Alla Lega/nord non basta il decentramento, vuole l’indipendenza che per la fragile economia del sud significherebbe l’abbandono ad un destino di decrescita e sottosviluppo di proporzioni drammatiche. Private del sostegno Statale ed affidate all’autarchia delle classi dirigenti clientelari locali, le Regioni del sud si desertificherebbero anche più di quanto si registra oggi e diverrebbero campi di lavoro per immigrati mentre ai pochi giovani resterebbe quale prospettiva di vita quella di farsi bagnini o camerieri. Tutto questo è sicuramente chiaro a Salvini, non lo è al vecchio cerchio magico anima propulsiva della Lega che risponde agli interessi dei padroni e padroncini settentrionali, mai paghi di profittevoli abbuffate. Il consenso non è più duraturo come un tempo, mette in guardia la maggiore esperta di sondaggi Alessandra Ghisleri. L’esperienza renziana avrebbe dovuto insegnare anche alla Lega quello che sembra aver dimenticato. Gli italiani si dicono preoccupati e delusi, meditano di punire nelle urne i partiti che non hanno condotto a termine gli accordi politici sottoscritti nel contratto di Governo. Quasi dieci milioni tra impiegati, operai e docenti, temono di perdere gli 80 euro di credito di imposta con un nuovo Governo filoeuropeista ed il restante si dice molto a disagio dalla eventuale entrata in vigore degli aumenti automatici dell’IVA. Intanto molte cose già stanno cambiando nell’umore della gente e non sono di poco conto. I primi accenni di dissenso si sono fatti vedere negli ultimi comizi di Salvini sulle spiagge meridionali mentre a Roma la politica freme e congiura per metterlo fuori gioco. Quello che si prepara alle sue spalle, è un Governo “peace and love”, porti aperti in Italia e braccia tese al M5S in Europa. Tutti felici, tutti vincitori: Mattarella avrà la sua Legge di bilancio in ordine allineata alle regole europee, inoltre avrà scongiurato un Continua a leggere

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se Giorgetti ha sbagliato i conti, il capitano finisce fuori gioco come il ganassa

Stavolta potrebbe aver sbagliato i conti Giorgetti, il sottosegretario ombra di Matteo Salvini, quello che traccia la rotta. Non è detto infatti che dopo la sfiducia a Conte in Parlamento, si vada dritti alle urne come programmato dallo stratega leghista. Le notarelle a margine del Decreto sicurezza-bis ultimo atto del Governo verdeoro infatti, sono un segnale preciso che nella Lega nessuno ha colto presi dalla euforia dei sondaggi e dalle sbornie in spiaggia. A Mattarella più di ogni altra preoccupazione, più dello stesso esercizio provvisorio di bilancio, sta a cuore la prosecuzione della Repubblica dai poteri sbiaditi e smentibili. Ad un custode geloso della ortodossia Costituzionale di stampo resistenziale, non sfugge che sciogliere le Camere e mandare gli italiani alle urne in ottobre, significherebbe dare la possibilità a Salvini di eleggere il suo successore in un Parlamento dove con ogni probabilità, avrebbe una maggioranza monocolore verde alla quale nella più democratica delle ipotesi si aggiungerebbe il rosso ed il bianco di Fratelli d’Italia con una Meloni alla difesa a giocare la battaglia navale delle Ong. Una roba che scatenerebbe il fuoco delle batterie mediatiche progressiste la cui eco non tarderebbe ad arrivare a Bruxelles ed al pallazzo di vetro di New York. L’Europa ed i suoi incursori della finanza apolide non possono consentire che l’Italia si doti di un Governo indipendente che risponda unicamente agli interessi della sua gente. La storia recente ed anche quella remota della nostra Repubblica si è caratterizzata per una correttezza formale ed un’azione temperata; sostanzialmente modulata ed attenta a non confliggere coi poteri sovranazionali che le tengono le briglia, almeno fin qui. Quindi non è da escludere che Salvini si sia suo malgrado, fatto buggerare da questo esercito arcobaleno della salvezza e che a breve un Del Rio od un Orfini qualsiasi possano avvicendare capitan fracassa al Viminale per la gioia di Carola e dei non pochi carolini di casa nostra. Giovani e disperati, non va dimenticato che i deputati ed i senatori pentastellati sono maggioranza relativa nell’attuale Parlamento ed hanno un programma sociale che dovrebbe far sangue al PD meno Renzi. Prova ne sia che i Casaleggio’s boys non hanno perso tempo e già nella giornata di ieri si sono dati una bandiera da sventolare: il taglio dei parlamentari, ultimo atto da compiere affidato a Fico nelle nuove vesti di Presidente del Consiglio, coi voti del PD zingarettiano. Se l’obiettivo dovesse andare fallito, si trasformerebbe comunque in una alabarda spaziale da far roteare contro tutto e tutti del sistema concedendosi una nuova verginità per affrontare immacolati le elezioni. Matteo come Matteo. Non è poi così irrealistica l’ipotesi che il capitano invincibile possa finire fuori gioco come un leader qualunque della sinistra. Buttare giù un Governo che godeva comunque del favore popolare per chiamare ancora una volta a votare gli italiani a breve distanza dalle europee ed a meno di due anni dalle politiche, non si può escludere che provochi un moto di reazione nell’elettorato che gli riservi lo stesso destino del ganassa fioretino a meno che Giorgetti non sia stato così geniale da calcolare il rischio di un Governo istituzionale che scriva la Legge di bilancio secondo le regole europee e l’approvi coi voti del PD, del M5S e di Forza Italia ancora formalmente presente in Parlamento, per poi condurre una campagna elettorale all’arrembaggio dei traditori euroinomani. Intanto l’avvocato del popolo non si è lasciato intimorire ed ha deciso di difendersi in aula piuttosto che uscire di scena mestamente senza far rumore come vi entrò. Un particolare di non poco conto che Continua a leggere

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Vescovi, Cardinali, Servizi e boiardi di Stato, la lista di Cecco-Conte è già stilata

Si prega tanto e si briga alacremente in Vaticano perché Cecco Conte possa avere pronta la sua lista già in primavera. Forte dei sondaggi commissionati dal fido Casalino che danno in costante ascesa il suo gradimento; del supporto quirinalizio; delle relazioni ossequiose in Europa, Cecco Conte pensa di emanciparsi dal M5S e candidarsi alle prossime politiche con una propria lista elettorale. Operazione già  tentata e fallita a metà dal predecessore Mario Monti, che però riuscì ad impedire la vittoria del centro destra nel 2013 raggranellando un 10% abbondante da quell’area di centro che prendeva a riferimento Forza Italia. A differenza del senatore a vita che rischiava in proprio e parlava alla borghersia benestante ed al ceto medio, alla lista-Conte stanno lavorando tra le mura leonine e contano di uscirne fuori passando dai corridoi umanitari di Sant’Egidio; la lista conte avrà poi il sostegno della collaudata rete dei servizi e sarà promossa tra le maestranze da alcuni dei più influenti boiardi di Stato. Col M5S nessun rancore anzi, Grillo pare che sia ben contento di sbarazzarsi del mite Conte al quale imputa di aver fatto perdere al Movimento la spinta rivoluzionaria con il suo stile interlocutorio e possibilista ad oltranza. Sembra che il comico abbia in animo il rilancio del M5S recuperando i vecchi temi barricaderi che sarebbero affidati al nuovo tandem del Golfo: Fico/De Magistris. Salvini che indubbiamente ha fiuto, ha da tempo compreso che il Governo regge nell’opinione pubblica proprio per l’azione sotterranea di Conte. Il ceto medio si sente rassicurato non dal conflitto permanente con le Istituzioni internazionali, quanto piuttosto dalla ritrovata stabilità finanziaria, dagli accordi con la Commissione europea e più in generale da quel clima di moderatismo arrendevole portato avanti dai ministri mattarelliani Trenta, Moavero, Tria, tutti di provata fede europeista. A ben vedere, il Governo Conte ha risolto le sue clausole contrattuali con il voto alla von der Leyen a capo della Commissione UE che inevitabilemnte ha indotto una metaforsi nell’esecutivo difficilmente reversibile. Salvini resta isolato in Europa dai suoi stessi alleati ungheresi e polacchi che hanno votato la leader popolare tedesca, finché  non staccherà la spina come chiedono gli stessi leghisti, i protagonisti della scena loro malgrado resteranno Conte, Moavero e Tria per gli importanti risultati ottenuti. Continuare a cavalcare la sola onda lunga migratoria, potrebbe non bastare per arrivare vittoriosi al traguardo. Quindi, anche se fa il pieno nei sondaggi, Salvini allo stato delle cose è in una posizione di debolezza politica di cui è pianamente consapevole. Mercoledì e giovedì prossimi, Salvini vivrà i suoi due giorni del condor: dibattito in aula sulla Russia e Consiglio dei Ministri con le autonoie differenziate di Veneto e Lombardia. Se dovesse decidere di restare al Governo e darla per vinta a Conte, Continua a leggere

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