Europa, da Unione di Stati ad associazione di Governi presieduti dalla Merkel

vignetta-merkel capo del governo in visita a maranelloDopo l’uscita della Gran Bretagna le spinte centrifughe che attraversano l’Europa rischiano di diventare via via più prepotenti con il riacutizzarsi delle crisi economiche e sociali che attanagliano larghe fasce di popolazioni di alcuni dei paesi membri, non ultima l’Italia. L’unione così come si è andata delineando, non trova risposte adeguate a contemperare gli interessi diversificati e spesso divergenti di ciascuno degli Stati. Non è un caso se l’Irlanda ha annunciato di proporre appello contro la decisione imposta dal Commissario Europeo alla concorrenza che ha ordinato alla Apple di restituire 13 miliardi di tasse eluse decidendo di fatto del regime fiscale irlandese che il Governo nazionale invece ha interesse legittimo a conservare attrattivo dei capitali stranieri. Dalla riunificazione tedesca in avanti, l’Europa ha subito una progressiva metamorfosi tanto che l’architettura originaria di Unione tra Stati disegnata dai Trattati, non ha retto alla pratica concreta di coordinamento delle politiche strategiche comuni e si è trasformata in una sorta di associazione di Governi dove la rappresentanza legale non risiede nell’organo esecutivo della Commissione, tanto meno in quello deliberativo del Consiglio Europeo e nemmeno a parlarne in quello rappresentativo del Parlamento Europeo, ma è stata assunta illegalmente dal Governo del più forte degli Stati membri e cioè, dal cancelliere di Germania Merkel. A Bruxelles Junker e Tusk non adottano alcuna desisione autonoma ed indipendente da Berlino, gli stessi incontri propedeutici ai vertici intergovernativi ad esempio, quello prossimo in programma il 16 settembre dove si discuteranno i termini della Brexit, delle politiche migratorie e della sicurezza interna, è sempre la Merkel a dettare l’agenda che altrimenti resterebbe vuota priva com’è di proposte comuni condivise. La Germania è il solo paese in Europa che è riuscito in virtù della sua potenza economica, a tessere una rete fitta di relazioni tra gli Stati fatta di regole e dottrine tali da renderli dipendenti da essa circostanze che le permettono di perseguire al meglio l’interesse nazionale utilizzando lo strumento Europeo. A ben riflettere, frau Merkel è stata eletta dai tedeschi per i tedeschi e non già dai cittadini europei a presiedere la Commissione Europea alla quale prudentemente rinvia ogni decisione che non le garba sicura che non sarà adottata dal fido Junker. Non è difficile notare come la Merkel sia sempre bene accorta nelle dichiarazioni pubbliche. Vertici ed incontri sono occasioni propizie per diramare con toni misurati, indicazioni e direttive alla Commissione europea. Possiamo essere certi che ci accorderà la flessibilità necessaria alle spese per riparare i danni del terremoto di Amatrice e tirare fuori Renzi dalla macerie politiche del referendum costituzionale di novembre con una Legge di Stabilità generosa con gli Statali, i pensionati e gli imprenditori, ce l’ha fatto sapere nei suoi ultimi incontri di Ventotene e Maranello. Nella UE messa in piedi dalla Merkel, l’Europa infatti è divisa in macro regioni continentali dove i paesi del nord sono tenuti buoni mantenendo il rigore delle regole; i paesi baltici con le assicurazioni della NATO; i paesi del centro Europa come Ungheria, Polonia, Slovenia, con l’impermeabilizzazione dai flussi migratori ed infine i paesi del sud Europa considerati irrimediabilmente fragili perché culturalmente irrecuperabili, con l’elemosina delle spese in deficit. Come si può intuire, la vera centrale del potere continentale europeo non è Bruxelles e nemmeno a pensarlo Strasburgo, ma Berlino. Sul piano interno, la crescita di alternativa per la Germania che i sondaggi danno al 24% in rapida scalata della maggioranza relativa anche nel suo Lander elettivo del Meclemburgo dove sarà costretta probabilmente a tirare dentro la grosse coalizione coi socialdemocratici anche i verdi, l’ha indotta ad allargare un pò i cordoni della borsa. Annusata l’aria che tira e compresa Continua a leggere

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Feltri paga di tasca sua i massaggi thailandesi a Bertolaso

Quanti ci seguono sanno che non utilizziamo la stampa per catalizzare traffico; dalla carta stampata traiamo solamente spunti per scrivere e far conoscere il nostro punto di vista a commento dell’attualità e del costume. Facciamo un’eccezione stavolta perché non abbiamo nulla da aggiungere, da chiarire o da smentire che il maestro Vittorio Feltri non abbia già esposto nell’articolo geolocalizzato dal Tom Tom sulle nostre latitudini:
Vittorio Feltri

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E’ crollata la camera degli ospiti

vignetta-Italia corre in albergo immigrati con la carriolaVivreste voi italiani sotto una tenda dove si gela d’inverno e non si respira d’estate? Chiedeva un giovane immigrato della Guinea ospite a Bresso (MI), nella tendopoli allestita dalla Protezione civile. Si sta meglio in albergo, io ho 19 anni e qui sono invecchiato denunciava il ragazzo all’inviato del Corriere che era andato a verificare le “condizioni inumane” in cui erano costretti i giovani ospiti trasportati al riparo sulle sponde sicure ed accoglienti della nostra penisola. Anche per noi cattivoni senza cuore rimane difficile dargli torto. Aria condizionata, pasti serviti al tavolo, wi-fi e TV al plasma in hotel aiutano senz’altro a sopportare il male di vivere. Da soli comunque non bastano, dopo un pò lontani da casa viene la noia e si pretende di meglio. Anzi, spesso la nostalgia della terra d’origine abbandonata e lontana prende forte fino ad accusare della propria infelicità chi è stato generoso con noi ed ha provato a offrirci quanto poteva.  Le tende sono in ogni caso il duro e certo destino che attende i cittadini di Amatrice, Accumoli, Arquata di Tronto e gli altri paesi colpiti dal terribile terremoto di questo fine agosto 2016. I soccorritori della Protezione Civile cominciano a farlo intendere agli sfortunati nostri concittadini dell’Appennino centrale. Gli esperti calcolano che passeranno tra i 10 ed i 15 anni prima che possano ritornare a vivere nei loro borghi natii nel frattempo Don Cesare Donatiparroco di Santa Maddalena a Boissano (Savona), con il Suo post su Facebook ha sollevato la nostra anima dai rimorsi da cui siamo assaliti. Noi, insieme a pochi altri per fortuna, alla notizia delle tende riservate ai terremotati abbiamo fatto subito cattivi pensieri ed associato la scarsità di risorse alle spese ed agli sprechi dell’accoglienza e siamo caduti in tentazione. Abbiamo peccato d’accidia. Le poche righe pubblicate da Don Cesare ci hanno però aiutato a farci comprendere che al Buon Cristiano in ogni caso non possono difettare ragione e buon senso. Se la nostra casa è crollata, vuol dire che non abbiamo più camere per gli ospiti e forse il Buon Dio che è nei Cieli, sarà disposto a perdonarci se sospendiamo per qualche tempo i nuovi arrivi in attesa che tutti i terremotati dell’Emilia, dell’Abruzzo ed ora anche delle Marche e del Lazio, abbiano sufficienti risorse disponibili per completare la ricostruzione delle loro case e magari allestire nuove camere da destinare agli ospiti più belle e più grandi che pria. Tra i cattivi senza cuore s’è trovato suo malgrado anche quel tal Bertolaso che ultimamente in Patria non ne imbrocca una giusta e che si è trasferito in Sierra Leone, Africa Occidentale, sulla costa dell’oceano Atlantico dove mancano i medici, a curare i bambini perché penso, ha riferito, che bisogna aiutarli a casa loro. E nel mentre che era intento a prodigarsi per la salute dei piccoli africani ha avuto la sventura di chiarire al telefono il suo pensiero da esperto ex capo della Protezione Civile: inaccettabile tenere i migranti in albergo ed offrire le tende agli sfollati. Gli amatriciani devono essere considerati cittadini di serie A. Con questo Bertolaso si è giocata ogni possibilità di ritornare sulla scena in Patria e pensare che un tempo era stato capace di passare dalle grazie di Prodi a quelle di Berlusconi senza che nessuno battesse ciglio. Era infatti considerato il solo operativo in servizio che avesse la necessaria bravura per uscire dalle emergenze. Oggi giornali, politici e commentatori gli hanno voltato le spalle. Qualcuno però che ragiona anche tra i laici, come abbiamo visto ancora si trova. E’ questo il caso del Continua a leggere

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Brexit, Merkel briga per annacquarla e Farage minaccia il ritorno

farage coi baffiMerkel e Theresa May, il Primo ministro conservatore del Regno Unito che ha sostituito Cameron dopo la sconfitta al referendum sulla Brexit, brigano per ridimensionarne gli effetti e mantenere inalterati i rapporti economici della GB con l’area dell’Unione tanto che Nigel Farage leader dimissionario dell’Ukip, partito euroscettico, minaccia il ritorno sulla scena politica inglese. Farage che si era ritirato per aver raggiunto l’obiettivo con la vittoria del leave al referendum, ragione del suo impegno in politica, ha rotto il silenzio ed in una recente intervista alla TV Russia-today ha dichiarato che Brexit deve inequivocabilmente significare la fine della libera circolazione, l’uscita dal mercato unico europeo ed il ripristino della sovranità sulle acque territoriali del Regno Unito. Farage ha poi lanciato un avvertimento alla May nel caso dovesse, in combutta con la Merkel, azzardarsi a tradire il voto per il “leave” di 17 milioni di inglesi: sono pronto a riprendere la guida del movimento maggioritario che si è espresso per liberare Londra dalla gabbia costruita dai burocrati di Bruxelles. Merkel che considera l’Unione Europea alla stregua di un’appendice della Germania, non si è lasciata turbare dalle intemperanze di Farage ed ha confermato che il processo di uscita del Regno Unito sarà necessariamente lungo e complesso perché “dobbiamo negoziare sulla base dei nostri interessi, vale a significare degli interessi tedeschi. Sarà dunque una Brexit sulla parola quella che alla meglio vedrà la luce nel 2019, i tedeschi infatti non vogliono pagare gli 11,3 miliardi di euro di contribuzione fin qui sborsata dalla GB in qualità di membro aderente all’Unione, circostanza che sia Mekel, sia Hollande prossimi alle consultazioni elettorali non possono permettersi di sottovalutare ragioni per le quali esercitano su Teresa May pressioni perché prenda tempo e sospenda la decisione di inoltrare l’istanza ufficiale a Bruxelles di uscita dalla UE. Sembrano svanire quindi anche le speranze della piccola Italia pur impegnata a promuovere vertici e dichiarazioni di principi: la City non ha rinunciato a fondersi con la borsa di Francoforte, difficilmente le banche d’affari trasferiranno le loro sedi a Milano come auspicato per trarre qualche sia pur minimo vantaggio dall’abbandono degli inglesi. Uscire dalla UE è cosa ben diversa dal rompere le relazioni coi nostri “partners”, ha dichiarato Boris Johnson ministro degli esteri di Teresa May. Si allontanano anche gli scenari economici catastrofisti della Brexit che nelle intenzioni dovevano intimorire e dissuadere ogni accenno di emulazione da parte di altri paesi in cui l’euro scetticismo monta con sempre maggiore Continua a leggere

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Serraj ha bisogno di liquidità, in Libia 1000 soldati italiani a presidio dei pozzi

forze speciali italiane1Libia, anche se le milizie di Misurata hanno riconquistato Sirte non c’è da farsi soverchie illusioni. L’esperienza insegna che tutto quanto accade nel mondo arabo, volge di fatto al pessimismo.La situazione rimane complessa ed intricata, il quadro da ricomporre estremamente incerto. La roccaforte dello Stato Islamico in Libia è stata espugnata con l’intervento aereo decisivo degli USA richiesto dal Governo di Tripoli riconosciuto dall’Onu e guidato da Fayez al Sarraj il quale di buon grado vede anche la presenza sul terreno delle forze speciali inglesi, americane ed italiane. Non sono però dello stesso avviso le fazioni islamiste dei fratelli musulmani. Sul terreno libico c’è poi la Francia che se ad ovest appoggia il Governo Serraj, ad est schiera le sue truppe al fianco del Governo laico di Tobruk guidato dal generale Khalifa Belqasim Haftar alleato dell’Egitto e mollato dall’Italia preoccupata di tutelare gli investimenti degli impianti estrattivi concentrati nell’area sotto la giurisdizione di Tripoli. Si calcolano in 150 miliardi gli interessi in gioco e sarebbe un bene soprattutto per l’Italia che la Libia riprendesse le esportazioni di greggio e gas. Allo stato attuale la liquidità che circola nel paese viene in gran parte dal traffico di esseri umani dal quale attingono per finanziarsi le stesse milizie di Misurata nominalmente fedeli al Governo Serraj, ma che in concreto dettano legge come tutte le altre fazioni armate che controllano le realtà delle città-stato” nelle quali s’è frammentata l’odierna Libia. Non va trascurato che le milizie di Misurata sono islamiste e non laiche, ragione per la quale è lecito pensare che in futuro daranno non pochi problemi nel dar vita ad un eventuale processo di stabilizzazione democratica del paese. In ogni caso, la ritirata da Sirte non significa che l’intero territorio libico sia stato bonificato dallo Stato Islamico che infatti ancora mantiene direttamente il controllo di diverse province chiave: le coste libiche dai confini delle installazioni petrolifere 40 km ad ovest di Sirte fino ad Al Sidr, l’area di Tikah a sud di Bengasi, la costa compresa fra Battah e la periferia di Derna. Inoltre governa ancora Sabratah e poi Ra’s Ajdir sul confine tunisino. Nell’interno, tiene numerose roccaforti; la provincia più vasta si trova nella zona di Bani Waled. Un intervento militare ad ampio raggio sponsorizzato dall’ONU appare inevitabile anche perché, prevedibilmente i combattenti dello Stato Islamico non si disperderanno, ma andranno a concentrarsi nelle vaste aree di confine a sud del paese, con l’obiettivo non solamente di trovare rifugio, ma di attestarsi e costruire nuove basi in grado di controllare indirettamente l’infrastrutture energetiche e la vita stessa delle città costiere. Giova ricordare che il 70% della popolazione libica dipende dall’acquedotto più grande del mondo che si snoda lungo 4000 km portando 6 milioni di metri cubi di acqua al giorno da sud a nord attraverso due canali paralleli che partono dal Fezzan e da Kufra e le tubazioni interrate in calcestruzzo possono essere facilmente interrotte in un qualsiasi punto del percorso. Il paese dunque è estremamente vulnerabile e per nulla pacificato, gli enormi interessi economici in palio alimentano l’instabilità politica e la discordia tra le fazioni rivali. A corto di liquidità, il Governo Serrraj di recente ha firmato un accordo con le milizie petrolifereche controllano i giacimenti, per far ripartire l’estrazioni da tre pozzi in Cirenaica in cambio s’impegnava a riconoscere loro regolari stipendi, ma alla notizia degli accordi le milizie di Bengasi hanno minacciato di colpire i pozzi e si sono registrati scontri cruenti nel porto di Zueitina. Si comprende bene dunque come Continua a leggere

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Francesco e l’apologia a sua insaputa del fondamentalista San Francesco

Mons.GermanoBernardiniPoche parole pronunciate in aereo di ritorno dalle giornate delle gioventù tenute quest’anno in Polonia, per ricordare Padre Jacque sgozzato e messo in Croce con Cristo sull’altare di Rouen e per dire che in fondo in tutte le religioni non solamente nell’Islam, operano gruppi di fondamentalisti il cui ascendente va ridimensionato. Anche tra i cattolici esistono i “dottori della parola”, quelli che interpretano la lettera del Vangelo in disarmonia coi tempi procurando non poco disagio tra i Cristiani perché rigettano i toni accomodanti coi quali Francesco declina la Dottrina e si sforza di coniugarla ai desideri degli uomini che vivono in terra. Nella Sua critica al fondamentalismo cattolico forse a Francesco sarà sfuggito che il Maggiore tra i Fondamentalisti Cattolici è stato in prima persona San Francesco osserva Antonio Socci, il più pungente tra i pochi che non si lasciano convincere dalla bontà delle riforme interpretative in chiave modernista introdotte da Papa Bergoglio. L’assunzione del Vangelo sine glossa di San Francesco, ricorda Socci, si pone esattamente agli antipodi della dottrina mondana di Francesco anche sul piano strettamente teologico, non riguarda in esclusiva le nuove aperture agli orientamenti e alle consuetudini personali. “Andate dunque ed ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”, armato di sola Fede San Francesco obbedì al Comando di Cristo e partì per la Crociata con l’intento di annunciare il Vangelo e convertire i musulmani opera del tutto rimossa dalla dottrina di Francesco che anzi, non differenziando alcuna delle religioni rifiuta l’idea stessa di fare proseliti. San Francesco ammoniva sul pericolo di finire all’inferno e la necessità di guadagnarsi il “perdono” col pentimento e le opere di bene; Francesco invece incentra la sua dottrina su questioni prettamente terrene della politica e della sociologia, marcando anche qui una distanza dal poverello di Assisi di cui ha preso il Nome. San Francesco invitava i governati ed i potenti delle nazioni a difendere la Fede Cristiana; Francesco non si pronuncia sui principi ed astenendosi da ogni giudizio va a braccetto coi governanti più laici mentre la “lettera” di San Francesco ebbe la forza di turbare anche il potente sultano d’Egitto. E’ ingenuo sottovalutare la minaccia che viene ai cattolici in medio oriente come in Europa esorta Monsignor Germano Bernardini arcivescovo di Smirne che cita brevemente tre episodi realmente accaduti dai quali trarre utili insegnamenti. Il primo riguarda Sadat, presidente dell’Egitto assassinato dai fratelli musulmani che disse: grazie alle vostre leggi democratiche vi invaderemo, grazie alla nostre leggi religiose vi domineremo. Il secondo episodio rivelatore citato da Monsignor Bernardini sono le parole ascoltate in un incontro di dialogo tra musulmani e Cristiani che chiedevano perché anch’essi non avvertivano l’esigenza di organizzare simili incontri di dialogo ed ebbero in risposta: non avete nulla da insegnarci e noi non abbiamo nulla da imparare. Il terzo ed ultimo allarme lanciato dall’arcivescovo di Smirme sulla pericolosa sottovalutazione della minaccia che viene portata ai cattolici, riferisce le parole di un musulmano perbene, onesto e gentile che lavorava presso un monastero cattolico di Gerusalemme, stimato da tutti. Triste in volto un giorno disse ai Frati: Continua a leggere

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Dalla monnezza, il reddito di residenza per gli immigrati

FedericoPicaNoi siamo avanti. Siamo più avanti dei cinque Stelle. Buon per voi dunque. A noi non resta altro che augurarvi buona fortuna e raccomandarvi di stare attenti perché a spingersi così “avanti”, si può seriamente rischiare di cadere in un precipizio. Nel frattempo, le persone perbene che restano indietro con le tasche svuotate da un’imposizione fiscale locale senza pari in Italia, hanno capito di essere stati doppiamente raggirati negli ultimi cinque anni. Se prima infatti pensavano che tanti soldi occorrevano per spedire i rifiuti da mettere al rogo in Olanda così da riscaldare gli olandesi nei freddi inverni nordici e pagargli l’acqua calda e la bolletta della luce pubblica, ora sanno che le esose tariffe praticate ai cittadini per smaltire i rifiuti procurano un avanzo tale che va a coprire spese di diversa natura. Tariffe che con un eufemismo si potrebbero qualificare come una generosa distrazione di fondi con adesione obbligatoria dell’utente. Materia da Corte dei Conti, speriamo intervenga quanto prima anche per sanare il pregresso eventualmente. Chiunque comprende bene che non è possibile mantenere fuori mercato i costi di un servizio impoverendo ancora di più chi è già povero, per dirottare le risorse così pretestuasamente raccolte sui capitoli pur meritevoli dell’inclusione sociale e dell’accoglienza. Ci si è spinti avanti, troppo avanti. Al punto da trasformare una misura assistenziale quale il reddito di cittadinanza garantito sulla quale già tanti esperti ed economisti non ultimo il prof. Federico Pica, hanno sollevato dubbi e perplessità di efficacia, addirittura in reddito di residenza universale. A maggior ragione in una città dove il lavoro nero, il reddito sommerso, la truffa ed il raggiro ecco, il raggiro, sono all’ordine del giorno. La cronaca è lì per essere letta. Quale straniero tra quelli che a centinaia di migliaia la Marina italiana coadiuvata nella sua opera missionaria dalle Marine europee quotidianamente sbarca nei nostri porti, non farà carte false per risultare residente? E’ semplice ed è già accaduto nel recente passato. Il passa parola via WhatsApp moltiplica a dismisura i segnali di fumo. Accorreranno numerosi e si lanceranno tra le braccia della camorra per procurarsi i documenti falsi. Solamente dei poveri ostinati illusi che si rifiutano di abbandonare i banchi del liceo, possono pensare di salvare tutta la miseria del mondo contando sulle tasche di un popolo che molto spesso non ne ha a sufficienza nemmeno per soddisfare i propri, di elementari bisogni. Mai che venisse una proposta seria Continua a leggere

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Incursori e Parà pronti a respingere gli attacchi dell’Isis nelle città italiane

COFS1La FBI americana ha previsto che un gran numero di jihadisti avvezzi al combattimento rientreranno in Europa, la Patria rinnegata, parallelamente alle sconfitte subite sul campo in Iraq e Siria. La delusione e la conseguente prevedibile frustrazione che li assalirà, espongono le nostre città a gravi rischi terroristici che potrebbero moltiplicarsi sotto la spinta attrattiva del mito Jihad che i reduci inevitabilmente esercitano tra i giovani una volta rientrati nelle comunità stanziate nella “terra degli infedeli”. Per far fronte alla minaccia, l’attività dei servizi di sicuro non basta e l’Italia che sui teatri di guerra in medio oriente ed in Libia si limita a svolgere un ruolo da comprimario con l’addestramento dei peshmerga curdi e la formazione delle forze di Polizia locali oltre che di cure sanitarie prestate ai feriti, per la difesa del territorio nazionale ha allertato l’esercito e si prepara a respingere con gli incursori ed i parà i probabili attacchi dell’Isis. In 18 città italiane accuratamente classificate come sensibili, sono in via di dispiegamento le A.P.I. ovvero aliquote di pronto intervento; in altri 13 centri abitati sensibili sono state formate le S.O.S. ovvero squadre operative di supporto a ciclo di addestramento continuo. Le unità A.P.I. sono poste sotto i comandi territoriali dell’Arma mentre le S.O.S. saranno agli ordini dei reparti mobili dei Carabinieri, entrambe con una missione specifica assegnata: dare una prima efficace risposta operativa agli attacchi, cristallizzando la situazione in attesa delle forze speciali d’intervento rapido che al nord saranno posti in essere dal GIS dei Carabinieri e da Roma in giù, dai NOCS della Polizia di Stato. L’esperienza belga e più ancora le rivalità registrate al Bataclan di Parigi tra la Polizia e le Forze Speciali, evidentemente hanno suggerito di disegnare preventivamente una linea di comando precisa e dettagliata che verosimilmente potrebbe salvare molte decine di vite umane. Malgrado quindi il ripudio della guerra per Costituzione, questo non ci evita di prepararci adeguatamente a combattere nelle nostre contrade la guerra a pezzi  come ama puntualizzare il nostro caro Francesco, Papa dei cattolici che da buon marxista sudamericano vede nel fattore economico il motore incessante della storia e non vuole sentire parlare di guerra di religione nemmeno dinanzi ai Preti sgozzati sull’Altare. Capito? A pezzi o per intero qui però ne va della nostra salvezza in terra e ci conforta che in caso di pericolo, possiamo almeno sperare nell’arrivo dei nostri autorizzati a condannare all’inferno i Caini venuti in pace per poi poterci meglio pugnalare alle spalle a cui Dante, almeno lui, riserva infatti il girone della Canea nel XXXIII Canto della Commedia quella sì Divina, quali traditori dei parenti. Comunque blindare tutte le Chiese in Italia per scongiurare assalti sarebbe impossibile e forse persino inutile, quello che possiamo fare visto che ci siamo inflitti questa piaga per principio, Continua a leggere

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Così vive Franck, l’ultimo europeo

vignetta-il coniglio europaLenin tradusse in pratica Statuale la teoria politica e sociale di Marx ed Engels. Nacque così in soli quattro anni l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS), destinata a fare la storia ed a rappresentare il faro di ispirazione per i movimenti operai internazionali. Quella che almeno nelle intenzioni voleva essere una nuova società con a fondamenta l’eguaglianza e l’emancipazione della classe lavoratrice, dopo settanta lunghi anni finì per mandare fallita la sua missione sotto il peso di una feroce utopia che aveva represso le libertà e le intelligenze condannando i popoli tutti nella sua sfera d’influenza, alla miseria più nera. Ecco, la storia contemporanea della Unione Europea non solamente sul piano economico, ma soprattutto su quello ancora più stringente della società, denuncia delle pericolose analogie con la vecchia Urss. Tecnostrutture elitarie “filosofico-politiche-economiche” si sono arrogate il compito di mettere artificiosamente insieme tradizioni e culture inconciliabili da ogni parte del mondo; teorizzando ed inventando diritti si sono date l’obbiettivo di forzare i processi spontanei di maturazione ed incontro tra i popoli. I nuovi obblighi unilaterali sui quali convergono gli interessi della finanza speculativa e le punte avanzate del progressismo astratto, non hanno riscontri nelle fonti primarie del diritto naturale eppure, sono presentati come la meta agognata di una terra promessa che starebbe per essere raggiunta da una civiltà evoluta che ha smesso di combattere per diventare buono esempio di convincimento e persuasione. Come sempre la realtà s’incarica di smontare la teoria quando questa non poggia sugli elementi scientifici che tengono nel debito conto l’antropologia umana costringendo gli uni a regredire e gli altri a vivere in contesti estranei ai propri sentimenti e convinzioni profonde, indelebili, trasmesse per via emulativa dal seno di gruppi omogenei che si riconoscono perché di fatto prossimi all’uomo incorrotto, all’ottentotto che si sente felice quando può vivere nel suo stato di beatitudine naturale piuttosto che rinchiuso in una architettura finalizzata alla cancellazione delle volontà e dei tratti distintivi. Un’osservazione più chiara nel merito, che forse non a caso sembra sfuggita alla gran cassa dei media che fanno opinione utilizzati alla stregua di strumenti d’implementazione delle teorie di cui abbiamo accennato, ci viene da un insospettabile Rutelli, radicale e poi verde e poi ancora margheritino ed infine democratico al quale però va riconosciuta onestà intellettuale e coraggio, considerato i tempi che viviamo: “il punto di equilibrio di una comunità non può essere alzato fino al limite in cui l’integrazione diventa disintegrazione”. E continua, passando dal momento teorico alla pratica concreta dei fatti: “l’Africa avrà presto due miliardi di abitanti, a fine secolo saranno quattro a questi ritmi” di crescita demografica, “non possiamo immaginare che il recipiente Europa possa assorbire tutti i migranti economici”.  “L’accoglienza non è un mantra astratto”, glisquilibri portano alle fratture“. Abbiamo ancora delle possibilità. La civiltà europea, quella che ha fatto duemilacinquecento anni di storia, può ancora salvarsi. Dobbiamo resistere alla manipolazione in atto, pervasiva al punto da incunearsi nelle coscienze soggettive come mai alcun regime dittatoriale ha osato, depotenziando ed annullando ogni difesa e carica reattiva in nome di diritti inventati imposti ai popoli europei come dogmi indiscutibili che non vanno messi ai voti, ma nei quali si crede per fede, esattamente come nella Russia di Stalin, per tornare alle analogie. E così come dalle ceneri dell’Urss nel 1989 uscirono fuori le nazioni ed i popoli che covavano ardore di libertà ed azione forti del diritto ad esistere nella storia lungamente negato e disconosciuto, a Nizza la sera della strage dove hanno perso la vita abbattuti dagli esiti di un esperimento sociale fallito Continua a leggere

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La strana storia del golpe fallito dai giovani turchi militari di leva

Erdogan-Gulen-CandundarMezzo milione di uomini, la Turchia ha il secondo esercito NATO per numero di operativi dopo gli Stati Uniti d’America, ma più di quattrocentomila sono giovani di leva sia pure prolungata per la durata complessiva di cinque anni di servizio. Una grande potenza militare di popolo dunque, non professionale, che nel tentativo di golpe per rovesciare Erdogan il despota islamista, ha pagato a caro prezzo l’inesperienza e la sprovveduta quanto fascinosa irruenza tipica della giovinezza: “abbiamo preso il potere per proteggere la democrazia e ristabilire i diritti civili”, recitava il primo comunicato emanato che inoltre prometteva la restaurazione dell’ordine costituzionale, della democrazia, dei diritti umani e delle libertà, garantendo che la legge regni di nuovo nel Paese”. Gli insorti si preoccupavano poi di rassicurare le cancellerie occidentali precisando che “tutti gli accordi internazionali sarebbero stati mantenuti, e le buone relazioni con tutti i Paesi del mondo continuate”, infine i giovani turchi annunciavano che a capo del Governo del paese sarebbe stato istituito un “Consiglio di Pace”. Per la prima volta nella storia un esercito almeno formalmente, ha fatto registrare una dichiarazione con la quale si impegnava ad adottare uno “strumento di governo pacifico”  dopo la presa violenta del potere. Hanno fallito perché non hanno arrestato i ministri e passato per le armi il Presidente, osserva Edward Luttwak, consentendogli di chiamare a raccolta i suoi sostenitori della AKP con una videochiamata rilanciata dalla TV che invece in questi casi va spenta unitamente all’interruzione di tutte le reti di comunicazione. Erdogan vuole trasformare la Turchia in una Repubblica islamica per questo motivo all’interno dell’esercito, fedele ai principi di laicità dello Stato impressi dal fondatore Mustafa Kemal Atatürk, c’è malcontento. Ironia della sorte, Obama, Merkel e Mogherini a nome della Ue prosegue Luttwak, hanno cinguettato in difesa del Governo Erdogan che per la democrazia ha un’allergia acclarata negli ultimi anni dalla chiusura dei giornali di opposizione; dagli arresti dei giornalisti; dalle restrizioni alla libertà di espressione in rete; dalla chiusura dei licei pubblici ed il conseguente dirottamento degli studenti presso le scuole coraniche; dalla costruzione delle moschee ovunque anche negli spazi pubblici; dai divieti sull’alcol; dall’ostentazione della moglie e delle figlie a capo coperto in tutte le occasioni cerimoniali di Stato per citare solo alcune delle misure simboliche messe in opera con l’obiettivo progressivo di produrre una metamorfosi Costituzionale dello Stato turco in senso religioso. Per tutta risposta alla frettolosa quanto generosa solidarietà espressa dai maggiori “leaders” mondiali, la reazione del sultano non si è fatta attendere: ha staccata la corrente alla base di Incirlik dove decollano gli aerei NATO che bombardano lo Stato Islamico ricattando lo sventurato Obama: voglio l’estradizione di Fethullah Gulen, l’oppositore politico che ha tradito organizzando il golpe dal suo esilio in Pennsylvania. Che qualcosa non torni chiaro nelle modalità con le quali è stato portato il tentativo di rovesciare Erdogan se lo chiede anche Can Dundar, il giornalista direttore del quotidiano di opposizione Cumhuriyet condannato a cinque anni e dieci mesi per aver svelato sul suo giornale i traffici della Turchia di Erdogan con Isis: un golpe strano dove il Presidente ed i Ministri non sono stati neutralizzati ed hanno potuto appellarsi ai seguaci del partito di Governo. Can Dundar segnala poi le debolezze della UE che ha dato miliardi ad Erdogan e liberalizzato i visti pur di bloccare i profughi il cui esodo invece continua comunque. Can Dundar pensa che dopo il fallito golpe, ci sarà una recrudescenza della repressione in Turchia e lancia un appello a tutti i giornalisti occidentali perché riprendano le inchieste sulle complicità con Isis e le violazioni dei diritti umani denunciate dalla stampa turca. Conferma infine di aver scritto a tutti i ventotto “leaders” europei a nome della Turchia laica, democratica, occidentale che crede nella parità di genere, ma il suo appello perché l’Unione eserciti pressioni sul Governo di Erdogan, è caduto nel vuoto. Anzi, Continua a leggere

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