Il Petrolio sciagura italiana, colpa grave dei lucani

Oil-Cup-Sindaco-Corleto-ritaglio2La colpa di noi lucani è di aver accettato tutto in questi anni sostiene Paolo Sinisgalli, giornalista basentano. Il petrolio che in ogni angolo del globo fa la fortuna della terra che lo contiene, in Italia finisce per essere coniugato in tragedia, l’ennesima. La scoperta del petrolio in una terra poverissima come la Basilicata, a differenza di quanto accade a tutte le altre latitudini, non è occasione di sviluppo locale e rilancio della economia nazionale, ma viene letta come una sciagura dalla opinione pubblica e colta dal ceto politico come circostanza propizia per catalizzare consensi in virtù del do ut des, arma letale di ricatto in mano al burosauro autonomista. Negli Stati Uniti d’America lo shale gas, cioé la frantumazione della roccia per liberare il combustibile che trattiene vale a significare quanto di più devastante si possa immaginare per l’ambiente, ha permesso ad Obama di dare corso al cambiamento: gli USA hanno chiuso con le guerre globali; hanno ritirato le truppe dal medio oriente con le conseguenze che sappiamo e stiamo pagando anche in Europa; sono diventati autosufficienti dal punto di vista energetico e ciò gli ha consentito di salvare le banche dopo il fallimento di Leman Brothers; gli ha permesso di sostenere l’industria automobilistica colpita dalla crisi; di implementare l’attesa riforma sanitaria per dare finalmente una copertura ai poveri sprovvisti di assicurazione contro il rischio di malattie; l’autosufficienza energetica americana ha inoltre provocata la caduta del prezzo del petrolio per eccesso di offerta, ridimensionato i poteri di condizionamento che l’Opec esercita sul mercato globale, migliorato di riflesso la nostra bolletta energetica, aiutato la competitività delle nostre aziende ed in ultimo, ma non in ordine di importanza, frenata l’emorragia del nostro debito pubblico in concomitanza dell’altro fattore decisivo: il qantitative easing di Mario Draghi. Mentre intorno a noi il petrolio estratto dalla roccia Americana ha determinato tutto quanto di positivo abbiamo accennato, in Italia ci dibattiamo in estenuanti discussioni di principio se sia meglio ora che abbiamo trovato il petrolio in Basilicata ed il gas nell’Adriatico, istallare pale eoliche e pannelli solari per produrre energia piuttosto che praticare buche. Come se il petrolio che importiamo dagli sceicchi fosse inscatolato sottovuoto direttamente da sorgenti limpide che scorrono nel deserto. Tanto coinvolge il fronte ambientalista della opinione pubblica che già fa sapere di prepararsi alla successiva battaglia contro le stesse alternative energetiche delle pale eoliche che deturpano il paesaggio ed i pannelli solari che ingombrano le colline. A guardare la TV con buona approssimazione possiamo dedurre che il “nuovo modello” di sviluppo immaginato per l’Italia dai simpatici amici super-ecologisti, sia un futuro di cuochi e camerieri per cene a lume di candela. Altro non sarà possibile. Oggettivamente, senza energia non s’impiantano imprese di manifattura quindi, resta da spiegare come intendono cucinare per i milioni di turisti che verranno a respirare l’aria “free fuels”. Con la legna da ardere? Pure quella però inquina e nemmeno poco. Giova ricordare che il petrolio estratto in Basilicata ci permetterà di coprire il 10% di fabbisogno nazionale questo implica che anche la catena terroristica finanziata dai paesi arabi maggiori produttori di greggio, avrà minori risorse a disposizione. Un piccolo contributo pacifico che ci renderà un pò meno complici del terrore globale. Obiettivamente non possiamo neanche scrivere che le cose siano più comprensibili e magari accettabili se ci portiamo sul fronte avido degli affari sempre pronto ad assecondare gli appetiti di un ceto politico straccione ad ogni livello, rustico a voler essere magnanimi e senza idee. Privo di coscienza pubblica ed etica personale. Un made in Italy che si lascia apprezzare Continua a leggere

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Dottrina Obama, inviato il piano Giustizia italiana perché diventi legge prima delle urne

dottrinaObamamoscaciecaSi poteva far finta di pensare che la sovranità limitata dell’Italia fosse circoscritta alla politica estera, ma con l’arrivo di Obama alla Casa Bianca il sentore che il “nuovo inizio” non si fosse limitato alle sole scelte in campo energetico che hanno visto cancellate col sostegno alle primavere arabe le alleanze faticosamente raggiunte con la Libia di Gheddafi e la Russia, pare trovare conferma anche sul piano interno della Giustizia. Pressioni quando non propriamente interferenze, addirittura auspicate da alcuni settori interessati alla riforma della Giustizia penale che sembrano accogliere con favore le iniziative estemporanee del loquace ambasciatore USA John R. Phillips già da tempo impegnato nella promozione di una precisa riforma della giustizia nel nostro paese in senso liberal-progressista. Un’ingerenza sugli ordinamenti legislativi di un paese alleato portata alla luce del sole nel dibattito politico italiano utilizzando non i canali ufficiosi, ma gli strumenti della diplomazia accreditata quasi a voler essere sicuri di centrare l’obiettivo impartendo linee guida dettagliate di indirizzo. Una sorta di traslazione della dottrina Obama che non pago di aver provocato il crollo dei fragili equilibri mediorientali e una guerra senza fine in Siria, sembra mirare anche per l’Italia a disegnare un nuovo assetto istituzionale ed ordinamentale come se vi fosse un’unica ricetta globale a garantire le libertà civili. L’ultima riforma renziana che sta a cuore all’ambasciatore Phillips perché venga approvata prima delle prossime consultazioni politiche, è la riforma della Giustizia inviata al ministro Orlando dalla Commissione di esperti nominata dal Governo nel 2015, guarda caso. Un testo di 108 pagine che rivoluzionano notevolmente l’ordine giudiziario evitando con cura di dettare una separazione delle carriere che però viene di fatto delineata nella sostanza stabilendo la Continua a leggere

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Salah Abdeslam, il bacio dell’Europa al figlio traditore

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I profughi non c’entrano col terrorismo, Salah Abdeslam è cittadino francese. Il terrorismo di matrice religiosa quindi, non è un problema importato, a leggere i passaporti sembrerebbe un problema generato nelle contrade nostrane. Salah nasce infatti da genitori marocchini che scelsero la ricca Europa per cercare una nuova vita e dare un destino migliore ai loro figli. Potevano scegliere di emigrare nella ricca Arabia Saudita, nei ricchissimi Emirati Arabi, nell’Oman, nel Kuwait dove il processo di integrazione culturale e sociale sarebbe stato più rapido e meno suscettibile a cambiamenti faticosi; sicuramente sarebbe stato meno traumatico sotto il profilo dell’interazione con le comunità ospitanti. I poveri genitori di Salah invece, scelsero liberamente di venire ad insediarsi in Europa non sappiamo con quali mezzi, c’auguriamo che siano potuti atterrare comodamente con un volo diretto Rabat-Bruxelles. Sta di fatto che decisero di mettere su famiglia in una terra dove più che di spirito si vive di materia; dove le donne vanno in giro scollate e sono padrone della loro vita; dove per pregare sono in pochi a trovare ancora il tempo, ma comunque dove si può professare in libertà il proprio Credo. Non abbiamo motivo di pensare che i poveri genitori di Salah non fossero consapevoli che i loro figli sarebbero cresciuti in una terra infedele, visto e considerato che per trent’anni alcuno ha impedito loro di rifare i bagagli per ritornare sotto l’amata legge del profeta. Nel gioco del dare e dell’avere, evidentemente fatti due conti hanno apprezzato i vantaggi. In Belgio Salah ed i suoi fratelli sono stati assistiti, curati, istruiti. La sua numerosa famiglia ha potuto godere di generose sovvenzioni pubbliche che raggiungono anche i 2.300 euro mensili quando i figli a carico sono cinque. Emigrare in Belgio è una roba da prendere seriamente in considerazione da parte di quelle poche famiglie italiane che infischiandosene della dolce vita, ancora decidono di procreare in gioventù per via naturale. Al contrario Françoise Schepmans sindaco di Molenbeek bastione del jihadismo europeo, osserva sconfortato che i figli dei cittadini musulmani nati in Belgio, rifiutano i valori occidentali ed europei. Crescono disadattati non riuscendo comprensibilmente ad abbandonare le origini e tanto meno a fare propria la civiltà che ha regalato loro un orizzonte di libertà responsabile. Finiscono così per maturare un odio profondo nei confronti di quelli stessi che accolsero i loro genitori. Un odio dunque, che viene direttamente dall’insipienza di aver pensato di poter convivere regalando simulacri di civiltà a culture eradicate da epoche remote senza attendere come inevitabile che sia tra sangue e guerre, che facessero il loro corso nella storia fino a giungere al livello di libertà avanzate che ricordiamolo, anche all’occidente sono costate lutti e sacrifici. Semplicemente il multiculturalismo ha ipotizzato scioccamente che sarebbero potute rifiorire come da un innesto, a nuova vita culture che si attardano a ricomporre in terra quel metafisico che la ragione ci ha insegnato a separare dal mondo tangibile nel quale gli uomini nascono, crescono ed operano. Ed è quella stessa ragione che presa atto della miseria umana, anela ad una consolazione che evidentemente può essere solo postuma. Le forze speciali di polizia si racconta siano riuscite a rintracciare Salah per puro caso nel quartiere che ha partorito la guerra santa alla civilizzazione. A Molembeek le forze di sicurezza durante le fasi dell’arresto sono state prese di mira dagli abitanti con invettive e lanci di oggetti. Donne alle quali abbiamo concesso di velare i propri lineamenti fino a rendersi esseri più che anonimi, indistinti, nelle vie di Molembeek hanno accolto i poliziotti al grido di “andatevene”! Dichiarazione inconfutabile che sta ad indicare da che parte è schierata la comunità immigrata, denunciando la natura di un disagio tutt’altro che economico come vorrebbe farci credere la vulgata del politicamente corretto. La spocchia delle democrazie è stata quella di immaginare i diritti umani come una sorta di accumulo a sedimentazioni successive di culture sovrapposte. Per i migranti non abbiamo fatto poco anzi, abbiamo fatto troppoAbbiamo disarmato i nostri cuori al punto che milioni di uomini vivono al nostro fianco senza che ci riconoscano i meriti del soccorso che abbiamo loro prestato nel bisogno. Gli attentati feroci Continua a leggere

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Più della minoranza, a preoccupare Renzi è la scissione degli elettori cattolici di sinistra

vignetta-renzi col manganello picchia la minoranza PDIl PD è finito nelle mani di un gruppo di persone arroganti ed autoreferenziali. Renzi non ha mai nascosto il suo disprezzo per l’esperienza di governo del centro sinistra. Tutti quelli che non si allineano vengono spinti brutalmente fuori. Guardo con simpatia la minoranza, ma non riesce ad incidere sulle decisioni fondamentali, la direzione è un luogo dove lui fa i discorsi e viene applaudito. Non escludo che da tanto malessere possa nascere una nuova forza politica, come saette le parole di Dalema si sono abbattute sul dibattito interno al PD, preludio ad inevitabili riflessi di tenuta della maggioranza di governo se l’ipotesi adombrata dal leader maximo in pensione prendesse corpo. Ad intuirlo è il Presidente della Toscana Enrico Rossi, avversario di Renzi al prossimo congresso, molto ben accreditato dai sondaggi, che suggerisce ai dissidenti di indirizzare tanto livore alla risoluzione delle numerose contraddizioni del paese anche se, riconosce, non c’è solamente l’Italia di successo rappresentata alla leopolda; c’è un’altra Italia purtroppo che soffre e per la quale Renzi con la sua azione di governo non è andato fino in fondo. Quanto alle aperture di Renzi verso il centro-destra, Rossi fa osservare che questa legislatura è nata dalla NON vittoria, conviene però con Dalema sull’inopportunità  di spostarsi troppo a destra pena il rischio concreto di perdere. Suggerisce infine di non mettere in discussione il referendum costituzionale come invece propone la sinistra interna. Qui nessuno ha detto che ci mettiamo fuori dal PD, ma bisogna raddrizzare la rotta soprattutto sulla legge elettorale, per Bersani: i rappresentanti del popolo devono essere eletti dal popolo, non nominati. La questione non è la contrapposizione renziani-antirenziani sembra dire Bersani, quando osserva che a preoccuparlo è il progressivo processo di privatizzazione del servizio sanitario nazionale sottaciuto che non fa notizia, mentre i riflettori dei media si accendono quando lui stesso rivela che cosa pensa di Renzi. Si dice sicuro invece che Dalema e Bersani non usciranno dal PD, Matteo Righetti; e la ragione del perché non usciranno dal PD è semplice da comprendere: entrambi sanno di essere elettoralmente ininfluenti. Rimprovera a Renzi però, di non infondere nel partito quella stessa straordinaria forza che mette nel condurre il Governo. Quanto a Renzi non le manda a dire a Dalema rinfacciandogli di Continua a leggere

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C’entra il fegato di Montalbano con la dottrina Obama per la Libia

ambasciatoriUSA&GBChi ha mai detto che vogliamo comandare una spedizione militare in Libia? Dopo le pressioni esercitate a mezzo stampa dagli Ambasciatori degli Stati Uniti d’America e di Gran Brettania, Gentiloni ha tenuto a chiarire che quella avanzata dall’Italia è una disponibilità a guidare una missione di sicurezza che non va confusa con il preteso comando di un’azione militare. D’altronde ha proseguito, come si potrebbe pensare di controllare un territorio vasto 1,2 milioni di Kmq. dove si fronteggiano 200.000 uomini armati frammentati in milizie, ciascuna portatrice di interessi confliggenti? L’Italia fa tesoro della esperienza del 2011, la crisi libica non si risolve in un “blitzkrieg”. Noi dobbiamo aiutare un Governo di Unità nazionale a riconquistare la sovranità statuale sul territorio, perché lentamente possa prosciugare l’acqua intorno all’Isis. Dunque per semplificare: l’Italia in Libia non va coi generali, ma mette a disposizione il commissario Montalbano per mantenere l’ordine pubblico ed assicurare gli assassini dell’Isis alla giustizia. Possono stare tranquilli tutti quelli che si erano allarmati, l’Italia non sta richiamando il popolo alle armi. Ha voluto solamente far sentire la sua voce di piccola potenza con le batterie scariche, in una crisi molto seria che la minaccia direttamente alle porte di casa. Che in vista del pericolo imminente avesse ritrovato il fegato, non c’avevano creduto nemmeno gli alleati. Ridicolo anche solo immaginare che USA e Regno Unito potessero disegnare strategie militari e concordare piani di attacco con l’Italia sui giornali. La Libia per voi è la maggiore priorità ed è molto importante anche per noi aveva dichiarato al Corriere l’ambasciatore USA Jhon R. Phillips: noi pensiamo a bombardare, voi mettete gli uomini sul terreno, 5000 per la precisione. Confermando ancora una volta la dottrina Obama di disimpegno dall’area Mediterranea e dal medio oriente per la gioia di tutti gli antimilitaristi e pacifisti nostrani. Quando però ti fai pecora ed il cane da guardia si allontana, può anche accadere che arrivi il lupo cattivo vestito di nero, a mangiarti in un solo boccone. La fifa fa 90 nella smorfia napoletana ed allora provi a chiedere aiuto avanzando proposte ai vecchi amici, che però nel frattempo si sono fatti furbi e sono diventati indisponibili a morire per te: la mancanza di un Governo stabile, ha reso la Libia un posto attraente per i terroristi, è importante che prendiate la guida di un’azione internazionale provoca l’ambasciatore Phillips, siamo ancora in attesa delle autorizzazioni al sistema Muos da schierare in Sicilia non a difesa degli Stati Uniti, ma per la sicurezza dell’Italia. Diversamente chi chiamiamo a difenderci dagli attacchi terroristici i NO Muos, i NO Tav o i NO Triv? Questa storia ricorda da vicino le manifestazioni pacifiste contro i missili intercontinentali Pershing e Cruise di Ronald Regan, il cui schieramento di deterrenza ci salvò dalla guerra nucleare in attesa che l’URSS implodesse, come poi è implosa. Il giorno successivo, ha rincarato l’ambasciatore inglese Christopher Prentice: il Regno Unito incoraggia l’Italia a prendere la guida delle operazioni in Libia. Incalzato sul numero di soldati da schierare sul campo svicola: non voglio entrare nella guerra delle cifre. Vedremo al momento di agire, sotto la leadeship dell’Italia. Messi alle strette e vista che la faccenda sembrava chiudersi definitivamente con l’accordo di delega all’Italia che si era offerta a farsi carico della rogna libica, ancor prima del dietrofront di Gentiloni a scanso di equivoci, erano caduti nella provocazione esplorativa degli alleati l’ideologo della Margherita, il prof Arturo Parisi già ministro della difesa con Prodi: non capisco le pressioni degli USA, soprattutto da parte di una Amministrazione in scadenza. Ci vogliono spingere a decisioni che non abbiamo preso, chiedendoci 5000 uomini come prezzo da pagare per una eventuale guida della missione, ma non siamo assolutamente preparati ammette. Ed è quello che esattamente chiedevano di sapere USA e GB, sorprese da tanti bellicosi, temerari annunci del nostro Governo in crisi costituzionale di identità: se non metti uomini, come puoi pretendere di condurre una guerra? E’ possibile pensare che USA e GB si facciano dare l’ordine di attacco da Renzi? E’ lo stesso Parisi a confermare che non bastano le indagini di intelligence in una situazione come quella libica, c’è bisogno di azione.  Il più risentito di tutti è però Casini. Pierfurbi ha capito tutto e non ci sta a farsi scoperchiare lui, maestro democristiano di trame e finzioni: Continua a leggere

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Siamo nella merda, usciamoci con tagli di tasse netti ed investimenti in opere al sud

vignetta-header-sfondo-renzi in pancia il debito e gambe sottili crescitaSiamo nella merda fino al collo, ci aspettano tre o quattro anni difficili, peggio di quelli vissuti nel 2008 quando comunque esportavano ai Brics che oggi invece sono caduti in crisi profonda; a chi vendiamo? Non è un gufo, a lanciare l’allarme è stato Oscar Farinetti, il patron di Eataly, tra gli imprenditori uno degli ottimisti per carattere e sicuramente un renziano di ferro. Non propriamente un tirapiedi del Governo anzi, dei leopoldini Farinetti è tra quelli che hanno saputo trarre maggiore profitto basti pensare ad Expo dove ha scelto, coordinato ed organizzato gli espositori delle ventuno Regioni italiane. Farinetti comunque non addita Renzi tra le cause della crisi, accusa invece internet, la più straordinaria delle invenzioni che però distrugge posti di lavoro. Per la verità ne crea anche aprendo nuovi mercati, ma a Farinetti i conti pare che non tornino. Da non credere, con un solo colpo ha messo a tappeto l’intero immaginario renziano che poggia su due colonne fondamentali: le ICT e l’ottimismo della volontà ad oltranza. Il piatto di Eataly siamo sicuri sarà andato di rancido a palazzo Chigi anche se al momento non si registrano reazioni. Una sgradita sorpresa. Che cosa cerca che ancora non ha avuto Farinetti? Sussurrano i maligni. Renzi vuole vincere le elezioni e dopo i bonus si è determinato a tagliare le tasse con o senza l’assenso dell’Europa anzi, i sondaggi gli dicono che sparando contro Bruxelles si potrà appuntare la medaglia della procedura di infrazione nelle urne quando la Commissione avvierà la procedura per deficit eccessivo, debito fuori controllo e sofferenze bancarie. Corre voce che le agenzie di rating abbiano annusato il sangue e si siano portate avanti nel lavoro sporco come nel 2011 stavolta però, con le elezioni alle porte rischiano un moto di reazione al contrario che finirebbe per fare il gioco del ganassa che riuscirebbe a tenersi in sella denunciando in anticipo i nemici esterni a differenza di quanto accadde al Berlusca. Puzza di bruciato s’avverte già dai rapporti della Commissione che riportano dell’Italia una condizione economica e finanziaria peggiore di quella che è nella realtà. Corretti nella forma, questi rapporti tradiscono una metodologia di procedimenti errata nell’analisi come quella di emarginare il nostro paese in una sorta di periferia economica quando invece sappiamo che la Francia procede in deficit elevato a sostegno del suo statalismo e la stessa Germania ha impedito alla BCE di mettere becco nei bilanci delle sue banche locali condizionate dalla politica e gonfie di titoli spazzatura non ancora rivalutati al ribasso mentre le banche italiane hanno messo a bilancio i crediti deteriorati con tagli del 50%. Una fitta rete di trame tessute dunque dagli organismi internazionali, rendono legittimo il sospetto che si voglia mettere sotto tutela e condizionare le scelte dell’Italia. Quando mancano ancora due anni alla fine della legislatura, se non si vuole procedere a vista e far ripartire investimenti, crescita ed occupazione, per prima cosa bisogna mettere in sicurezza le banche suggerisce Giavazzi. Si è diffusa nei mercati  una strana voce che vorrebbe il nostro sistema bancario a corto di liquidità. Naturalmente non risponde al vero questa convinzione, che però si nutre della penuria di investimenti. C’è una sola banca tra le grandi in difficoltà si sofferma Giavazzi ed è MPS. Per salvarla occorrono dieci miliardi. Lo Stato non può più intervenire, i privati non investono ed allora bisogna che ad acquistarla sia la Cassa Depositi e Prestiti considerata privata mentre in sostanza è l’unico strumento operativo del Tesoro in grado di agire sui mercati. Per farlo, la CDP deve vendere una delle sue partecipazioni in Eni, Snam, Therna, Fincantieri. Poi, una volta risanata, potrebbe uscire da MPS rivendendola. Dopo le banche, bisogna passare alle tasse riprende Giavazzi, con un taglio netto non compensato da nuove spese cominciando col chiudere Continua a leggere

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Boschi, amici gay #stateSereni, ora ripartiamo con le adozioni

Renzi&Verdini-cuore di BoschiAmici gay #stateSereni che dopo l’approvazione definitiva della Legge sulle unioni civili ripartiamo con le adozioni, anche quelle dei “single”. La Boschi confessa di essersi emozionata al punto che le tremavano le mani quando ha firmato il ddl sulle unioni civili pensando ai suoi amici gay, per i quali la Legge arriverà in ritardo purtroppo, perché non ci sono più. Con questa legge, lo Stato riconosce al progetto di vita degli omosessuali, gli stessi meriti sociali del progetto eterosessuale, è ovvio che in Parlamento occorrono i numeri e quelli di Verdini sono serviti allo scopo. Lunga vita a Verdini dunque, per la maggioranza non c’è scandalo anzi, è la prova che l’Italicum, la nuova Legge elettorale approvata anch’essa coi mugugni della minoranza Dem, servirà in futuro ad evitare i trasformismi ed a garantire la governabilità. Al ballottaggio decideranno i cittadini a chi affidarla, scegliendo i meno peggio tra due liste blindate di nominati dai partiti, evidentemente. Così va la politica democratica che si vuole progressista non il mondo però, dove il progetto omosessuale resta comunque sterile ed abbisogna necessariamente di prendere i semi per il progetto di vita da chi ne ha in abbondanza, ma non sa goderne, oppure da chi difetta in autostima e preferisce delegare ad altri la responsabilità di disegnare un progetto di vita alla propria progenie. Altri ancora li prendono da chi dopo averli custoditi in grembo, può scegliere addirittura di negoziare alcuni e/o tutti i progetti di vita perfetti di cui è potenzialmente dotata non certamente per diritto, ma per attenta e meritoria selezione naturale tra generazioni che vedranno d’improvviso e per diritto, il loro corso deviato dai desideri soddisfatti subito, dopo averli immaginati. Abbiamo un unico faro: la tutela dei bambini assicura “lady smile”. Abbiamo fatto una cosa grande con questa legge sulle unioni civili, ribadisce e con machiavellica arroganza e timbro democratico, passa dai progetti di vita alla tutela dei bambini nati orfani; dalle alleanze spurie purché si vinca, alle riforme; dal Congresso PD alle banche, come fosse una logica unica a tenere insieme l’interesse dei cittadini e l’economia nazionale. Il desiderio di accontentare le potenti lobby gay  fin che si può, finché ce né, fino a farci male contronatura finisce qui, almeno per questa legislatura. La maggioranza perdente della società altra voce non trova che quella di Angelino l’incompreso: rien ne va plus sentenzia. Solo soletto Alfano nel nome di San Giovanni Paolo II prova a giustificare il riconoscimento delle Unioni omosessuali come male minore per limitare i danni, poi saldo nei Principi come nemmeno al Papa riesce più, promette: no alle adozioni gay, i bimbi continueranno ad avere un padre ed una madre. Magari con la barba, non fa differenza. Saranno la Continua a leggere

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L’Austria serra il confine, l’Italia pronta a requisire le case sfitte

moschea e seconde case requisite per migrantiIl blocco al confine sloveno ed austriaco mette in allarme il Viminale, sempre più probabile la deviazione della rotta terrestre verso l’Italia per il flusso di migranti che risale i Balcani in direzione dell’Europa continentale. Siamo pronti ad accogliere quella che nelle previsioni sarà una nuova invasione, a confermarlo le parole del Capo della Polizia Alessandro Pansa in visita a Trieste che si dice convinto anche che i nuovi ostacoli posti sul cammino terrestre faranno inevitabilmente riaprire il fronte degli arrivi via mare a sud. Su questo versante però Pansa tranquillizza gli animi: rafforzeremo il personale ed intensificheremo il pattugliamento di soccorso in mare sia della costa adriatica sia nel Mediterraneo meridionale. E’ tutto sotto controllo quindi, #staiSerenaItalia con l’arrivo della bella stagione, la situazione diventerà sempre più grave e bisognerà spiegare alla gente che per l’accoglienza si potranno requisire d’autorità le seconde case sfitte. Lo scenario descritto nel dettaglio dal prefetto di Treviso: “ci vuole la collaborazione di tutti”, sono in arrivo migliaia di migranti da alloggiare, assistere, sottoporre a controlli sanitari, identificare e curare. Siamo soli, la UE ci ha incastrati. Peggio di noi sta solamente la Grecia. Il Regno Unito Continua a leggere

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Migranti, benvenuti e cure approppriate

ambulatori-immigrati-irregolari-lila-cataniaEra il primo gradino per giunta basso, ma superarlo ha significato inaspettatamente un dolore lancinante al ginocchio e l’impossibilità di caricare per deambulare. Si decide di andare in auto al pronto soccorso con la borsa del necessario preparata in fretta per il ricovero in ospedale. L’autodiagnosi non lascia scampo. Arrivati, ci si registra e ci si accomoda in sala saltellando aggrappati agli eroi di una vita insieme, infermieri e sedie a rotelle semplicemente non esistono. Alcuni riferiscono di essere in attesa da ore. Per la verità al nostro infortunato va meglio, appena quaranta minuti e poi una voce chiama per nome. Saltellando la si raggiunge nel fondo di una sala addobbata con paraventi di fortuna posti a tutela della “privacy”. Giusto il tempo di descrivere l’accaduto e le mani del dottore si allungano sulle ginocchia: non ci sono fratture, il dolore descritto dal paziente lascia sospettare problemi al menisco. Sono bastati quattro minuti per essere dimessi ed ottenere un referto con gli esiti della visita e le prescrizioni. Eccellente. Ci si comincia a tranquillizzare. La sorpresa arriva l’indomani. Muniti di referto si va dal medico di famiglia per la famosa ricetta. I calcoli mandati a memoria ipotizzano che forse una settantina di euro di ticket possono bastare per cavarcela. L’importante è sapere con certezza se il menisco abbandonerà per sempre le ginocchia del nostro infortunato oppure avrà bisogno di terapie mediche appropriate. Ma ecco che sorpresi scopriamo: il SSN non copre più l’appropriato infatti, a nulla serve far osservare l’autenticità del referto di pronto soccorso che prescrive gli esami diagnostici; rammaricato il medico generico ribatte di non poter formulare alcuna ricetta per gli esami richiesti da una struttura pubblica del SSN perché il Decreto appropriatezza stabilisce che bisogna avere il cancro o stare nella condizione di essere sottoposti ad un intervento chirurgico, perché il SSN si accolli la metà dei costi degli esami che pure occorrono per determinare l’eventualità di un intervento. Morale della favola, profughi, immigrati e rifugiati possono appellarsi ai diritti umani e ricevere cure appropriate dal SSN al quale concorriamo con tassazioni notevoli sui redditi e sui contratti di polizze, mentre noi altro non possiamo fare che mettere mani al portafogli e sborsare per intero i costi degli esami strumentali come vi testimoniamo con ricevuta del centro privato al quale il nostro povero infortunato si è dovuto rivolgere per la sfortuna di non poter esibire un passaporto pakistano, siriano, marocchino, ganese, nigeriano ecc. ecc. Bisogna provare per credere. Ma sta accadendo a tanti. Sono gli stessi Continua a leggere

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Silvio, vinciamo noi ed accogliamo i profughi

vignetta-sfondo-header-fionda di rilacio di berlusconiTV e sondaggi, a ringalluzzirlo gli inseparabili ferri del mestiere: la popolarità di Renzi è in calo, l’alleanza di centrodestra è al 33%, il PD è al 30,2% ed il M5S al 27% , ritorno in televisione e vinciamo noi al primo turno. Cominceranno Bertolaso e Parisi col rimediare i disastri della sinistra. A Roma e Milano abbiamo scelto due uomini di provate capacità e profondi conoscitori della macchina amministrativa. L’intervista segue il copione che oramai è diventato un classico recitato a menadito: la democrazia irrimediabilmente compromessa dal terzo Presidente del Consiglio consecutivo non eletto; le libertà sono messe in pericolo dall’invidia sociale, un tempo dei comunisti ora patrimonio ereditato dai grillini; il cancro della Magistratura politicizzata ingrediente che non può mancare nella preparazione del menu elettorale forzista. Qualche novità arriva dalla politica estera ed ha il sapore popolare nel senso del Partito Popolare Europeo dove vorrebbe riaccreditarsi senza riserve: accogliamo i profughi, l’Europa dei diritti umani non deve voltare le spalle. Poi forse dovendo fare i conti col pacchetto di maggioranza della coalizione nelle mani di Salvini: coloro che non hanno diritto, devono essere rimpatriati, ben sapendo che è una operazione impossibile da mettere in pratica visto che quell’Europa dei diritti strumentalmente agitati, vieta i rimpatri di massa ed anche a voler solamente pensare a rimpatri individuali con voli in business class, si farebbe in tempo a morire e poi rinascere. Altro nodo da sciogliere con Salvini è la Libia: assolutamente non bisogna bombardare perché muoiono donne, bambini ed anziani, la gente vede le loro case distrutte e non ritorna indietro. Ottimo per attrarre elettorato grillino di risulta deluso dai vecchi partiti e però, non potendo licenziare Salvini, Edmond Dantès conte di Arcore, apre ad una missione militare di terra per sconfiggere l’Isis, pericolosa minaccia per l’occidente arrivata sull’uscio di casa italiano. Riuscire nell’impresa significa anche recuperare l’alleanza strategica con la Russia che Berlusconi considera parte dell’occidente. Putin, Mubarak e Geddafi furono il suo tridente d’attacco schierato in politica estera: se in Europa mi avessero dato ascolto, si sarebbero evitate anarchia, violenze, terrorismo e fame in tutto il medio oriente. L’unica politica ragionevole che si poteva immaginare era quella di stringere collaborazioni economiche che avrebbero indotto quei regimi ad allentare la morsa ed avvicinarsi all’occidente nell’interesse comune della lotta al Jihadismo. Ma non gli demmo ascolto, c’era da salvare la democrazia. L’esperienza Continua a leggere

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