Lorenzo Insigne, come sfuggire ad un destino da cameriere con le amministrative

Insigne in nazionaleLorenzo Insigne, ossia come anche il talento sportivo può aiutare a sfuggire un destino unico da cuoco o cameriere che altri disegnano per te. Il piccolo genio nato scugnizzo, prima di arrivare a sfidare la Juve ha dovuto faticare non poco, ha dovuto disciplinarsi, ha dovuto fare rinunce tante, di quelle che ai ragazzi costano care. Infine, qualcuno ha deciso che sarebbe stato conveniente investire sulle sue doti atletiche perché anche l’uomo mostrava qualità di sicuro avvenire. Ma per un Lorenzo che trova la sua occasione ed arriva tra le eccellenze della Nazionale, tanti altri scugnizzi delle periferie dimenticate vedono le loro multiformi e più complesse intelligenze, mortificate da un deserto di condizioni economiche favorevoli allo sviluppo dove l’iniziativa è interdetta da criminalità e monopoli assistenziali. Può una Metropoli con aspirazioni da capitale Mediterranea, riservare alla sua numerosa popolazione giovanile, un futuro esclusivo da cuochi e camerieri perché perpetuino nella rassegnazione la filosofia del tirare a campare che a noi ci bastano il sole, il mare e tanto amore da poter morire magari trafitti da un proiettile vagante? Ecco un tema di confronto sul quale i prossimi candidati sindaci devono esercitarsi: quali condizioni intendiamo creare perché con turisti e migranti, anche imprenditori, artigiani, professionisti, scienziati, esperti e capitani di industria trovino casa nella città di Napoli?

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Amore e misericordia, i passpartout della rassegnazione al crimine

procuratore Galgano-SavianoAmore e misericordia, i passpartout di facile presa che aprono le porte del cuore alla rassegnazione. Una fede nella virtù salvifica del perdono che dalla religione ha finito per invadere ogni campo sociale fino ad impadronirsi sciaguratamente della politica e della Giustizia, lasciando i cittadini vittime inermi preda della violenza e dei soprusi che restano impuniti, al punto da precipitare nella rimozione omertosa e nel silenzio assordante che segue le gesta sempre più rumorose e frequenti della delinquenza minorile. Regna l’amore non propriamente come in Cielo su questo paese infelice dove le parole difficili non vanno più di moda: condanne, pentimento, espiazione, sofferenza e recupero. Mentre la politica mette in scena ad ogni consultazione elettorale la commedia del dibattito sul lavoro, gli investimenti e lo sviluppo che mai verrà finché ci lasceremo consolare dalla retorica romantica, bande di ragazzini sempre più forti prendono il controllo ed assumono il potere reale di interi territori. Da Bruxelles oscuri burocrati e Corti incipriate nulla conoscono delle nostre realtà socio-culturali eppure si arrogano il diritto di normare e sentenziare in nome di principi altissimi che si frantumano quando cadono su questa terra sotto i colpi di una violenza irrecuperabile alla società come forza attiva fuori da ogni percorso di ravvedimento sincero, che non può non maturare e nascere se non dalla sofferenza inflitta con giusta pena. Viceversa, la preoccupazione avvertita dalla politica è quella di evitare che si vada in galera e con l’assillo di svuotare le carceri si è scelto di garantire l’impunità. Un approccio che Continua a leggere

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Grillo cura la schizofrenia degli elettori nell’ambulatorio teatrale

vingetta-grillo il m5s non ha macchie, solo macchietteSono i giornalisti e di riflesso gli elettori a vedere in Grillo un politico, lui invece si farebbe ammazzare per una battuta, puntualizza. A febbraio prossimo ritornerà infatti sul palco non in piazza, ma in teatro a Roma e Milano per curare a pagamento i milioni di elettori non solamente grillini, affetti da schizofrenia acuta. Purché paghino il biglietto di ingresso, promette di aiutarli a guarire dal grillismo bipolare di cui sono vittime inconsapevoli da quando ha deciso di gettare una parte della sua vita in politica. Spera così di rimettere a fuoco il Grillo comico che a differenza del Grillo politico, da buon genovese, supponiamo ritenga più redditizio. Con l’avvento di Renzi e la concorrenza spietata di Salvini sul web, la decrescita del blog non dev’essere stata poi così felice, tanto sarà bastato da spingerlo a riesumare il Grillo cabarettista che riempiva i teatri e teneva incollati milioni di spettatori alla TV, che non è più il mio media, tiene a far sapere. Oggi il successo televisivo è decretato dalla regia e non dalle idee, magari straordinarie che si possono esporre. Se infatti mentre parli, la regia inquadra uno spettatore che fa una smorfia od il colore dei calzini, evidentemente il vantaggio di poter raggiungere milioni di persone svanisce perché “la gente a casa finisce per impastare tutto e non capire nulla”. In Tv quindi, lo potremo rivedere solamente se gli “garantiscono una conversazione”, meglio se da Vespa resta da dedurre. Già maestro indiscusso coi politici, oggi Vespa lo è diventato anche coi comici: è stato l’unico ad intervistarlo in studio e non in strada. Non sia mai una discussione con gli avversari politici, le telecamere puntate dalla regia “spiazzano”. Dunque, andate a teatro come in un ambulatorio psichiatrico e conoscerete la verità. E’ lui stesso a svelarlo, in politica ho “dovuto fingere di essere serio” per non cedere punti percentuali nei sondaggi mentre a me piace usare l’arma dell’ironia per descrivere le cose. Dove finisce il comico e comincia il politico e viceversa, resta comunque un delirio da tradurre correttamente ed in fretta, possibilmente prima che arrivi al Governo. In ogni caso, le elezioni si vincono facendo politica, ma quest’ultima ad analizzarla bene altro non è che una “malattia mentale perché si basa sul niente”, i voti ad esempio, si prendono sulla base “della simpatia, della gestualità, della popolarità” cioé, sulla “rappresentazione del nulla”. Apprezzabile e feroce autocritica bisogna riconoscerlo, in fondo sono milioni gli elettori che trovano simpatici i cittadini a cinque stelle e che danno il loro voto al Movimento che ha una sola missione: “impedire che si facciano schifezze piuttosto che cose meravigliose”. E visto che “lavoro, reddito, finanza, energia, non funzionano più”, non resta che liberare la mente, abbracciare le idee del Movimento, alzarsi in volo e ritrovare una visione per i nostri figli, i nostri nipoti. Attenzione a Continua a leggere

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Dopo Colonia, Matteo allunga le mani sull’avatar di Angela

junker dal culo di merkelComandare è uno di quei piaceri ai quali è difficile rinunciare quando ci si abitua, l’improvviso diniego può gettare nello sconcerto e disorientare anche il più freddo e distaccato dei partner. Non stiamo qui ad indagare le ragioni reali che hanno mosso l’amor di Patria in Renzi, registriamo però che al primo rifiuto dell’Italia di eseguire le direttive e sganciare altri miliardi come è stato già per la Grecia e le banche spagnole, a Bruxelles sono stati colti tutti di sorpresafinanche il compassato avatar di Merkel a capo della Commissione, ha perso il consueto aplomb nordico ed è sbottato. Dopo averne prese tante non si poteva perdere l’occasione per restituire almeno una sberla che a Berlino dev’essere stata avvertita con particolare dolore, a giudicare dalle parole di Junker. Il veto posto dall’Italia a pagare ad Erdogan il pizzo con versamenti aggiuntivi perché chiuda i cancelli agli immigrati, ha gettato nello sconforto totale la Germania ed i paesi rigorosi del nord Europa, sotto pressione per l’assalto di milioni di immigrati che dal confine turco con la Grecia, risalgono il vecchio continente. Stavolta non paghiamo e sarà una bella soddisfazione riuscire a mantenere il punto: se avete bisogno di soldi per gli immigrati come è accaduto in Italia questa ultima estate, allungate pure le mani nel bilancio già finanziato 2014-2020, qui abbiamo speso tanto per un problema che in fondo non ci riguarderebbe se non stessimo nella UE. La Gran Bretagna sono trent’anni che vive a scrocco nell’Unione e versa meno contributi degli altri paesi, la Francia sfora il deficit ogni anno e non paga dazio, la Germania non investe ed accumula surplus di bilancio di anno in anno, a voler fare i precisini, siamo in credito con l’Europa non in debito dunque, non abbiamo motivi di credere che ci bocceranno la Legge di Stabilità in primavera, osserva Zanetti. Il piano d’attacco comunque non è stato improvvisato conferma Pittella, capogruppo socialista al Parlamento europeo, dove il PD è la componente più nutrita. Contro Junker, Pittella promette di aizzare il gruppo del Partito Socialista Europeo che ha i numeri per togliergli la fiducia se oltre al via libera alla Legge di Stabilità, l’Europa non mette in campo finalmente i 300 mld di investimenti programmati e non dà risposte concrete ai drammi sociali con un piano straordinario a favore dell’occupazione giovanile; se non assume misure contro il cosiddetto “dumping sociale”; se non regola il “made in” per difendere l’impresa manufatturiera europea ed italiana in particolare bloccando il riconoscimento di libero mercato alla Cina; se non obbliga le multinazionali a pagare le tasse nel paese dove realizzano profitti e per finire, se non rende concreta la redistribuzione dei richiedenti asilo. Ora o mai più, sembra di capire. Identità, ideali, cultura, questa è l’Europa, altrimenti non è. Il ganassa in fondo qualcosa la dice, magari non sarà del tutto sincero e la sparata gli è servita per far risalire i sondaggi in vista delle amministrative, però non è concepibile ridurre la vita comunitaria di 500 milioni di europei ad un decalogo di regole fisse ed immutabili che per altro, l’Italia ed il popolo italiano cercano a costo di mille sacrifici, di applicare. In realtà, per quanto onerosa potesse essere la quota a carico dell’Italia, il veto sul pizzo chiesto da Erdogan per bloccare il flusso di migranti dalla Turchia diretto in gran parte verso il nord Europa, è un pretesto, in Germania è stato perfettamente compreso perciò si sono infuriati per bocca di Junker. Hanno capito che il ganassa mira al bersaglio grosso: costringere la Merkel a rivedere il fiscal compact e le regole di rientro rapido dal debito pubblico che ammazzerebbero l’economia italiana di tre generazioni se fossero applicate alla lettera. Senza contare che nel breve periodo, a Renzi verrebbero a mancare le risorse necessarie per proseguire sul sentiero sicuro delle promesse. Non dovesse spuntarla comunque, il furbone ha in mente un piano secondario, ma non meno importante: costringere la Merkel ad archiviare definitivamente le politiche di austerity e riprendere a spendere pur di mantenere il consenso. Meglio parlare chiaro allora, conferma Gozi: abbiamo capito che Bruxelles vuole rinviare i tempi per la modifica dei Trattati al 2019. Noi invece pensiamo che il processo di riforme europee debba iniziare nel 2017 al compimento del 60° anniversario. Inoltre, facciamo osservare alla Commissione che la flessibilità di bilancio non è una concessione, ma è espressamente prevista dai Trattati anche se prima della Presidenza italiana, non era mai stata applicata. Se anche un diplomatico come Gozi, nato e cresciuto nei corridoi di Bruxelles, è stato autorizzato a spazientirsi, vuol dire che stavolta l’Italia presa dalla disperazione fa sul serio. Non si è registrata però fino a questo momento alcuna solidarietà dagli altri Stati, non è un buon segno se nemmeno da Hollande e Tsipras sono pervenuti cenni di vicinanza e disponibilità politica. Quindi al momento l’Italia è sola in Europa, che ricordiamo è fatta di regole, vincoli e poco altro. Lo sa bene Tsipras che non riuscì nell’impresa perché lasciato solo anche dall’Italia, sua più prossima compagna di sventure. Corrono voci addirittura di un Napolitano agitato che Continua a leggere

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Libia, Isis avanza inesorabile. Fuoco di annunci del nuovo Governo protetto dal generale Serra

Isis a Sirte e gen. SerraIl protagonismo diplomatico dell’Italia in Libia è cosa nota e riconosciuta, ci sono i pozzi dell’ENI e la politica energetica in ballo, non vorremmo però che fosse stata la nostra vicinanza a far ammalare di annuncite contagiosa il nuovo Governo di unità nazionale che sta per insediarsi sotto l’egida delle Nazioni Unite, protetto dal generale Serra, consigliere responsabile della sicurezza nell’aria. Suonano familiari infatti le dichiarazioni di Ahmed Maiteeq, uno dei tre vicepresidenti del Governo guidato da Faiez Al Serraj dopo i faticosi accordi firmati in Marocco dalle maggi uori fazioni in lotta per spartirsi il potere ed i proventi delle esportazioni di gas e petrolio: a breve lanceremo una grossa operazione militare ed al massimo in un mese ci libereremo dell’Isis. Molti resteranno stupiti, saremo il primo paese a liberarsi del Califfo e non pago: nel giro di qualche settimana, ripartirà anche la produzione di petrolio. State pensando che qualcuno di vostra conoscenza lo abbia contagiato di facile ottimismo? Beh, anche a noi gufi viene qualche sospetto. In Libia l‘Isis avanza, è importantissimo batterla subito e se anche l’insediamento del nuovo Governo dovesse fallire, bisognerà impedire che possa riempire il vuoto di potere. Per anni abbiamo delegato agli Stati Uniti d’America i problemi del medio oriente, ora tocca all’Europa risolvere i problemi di sicurezza, l’Italia sono sicuro che non si sottrarrà alle sue responsabilità. A parlare è Norbert Roettgen, presidente della Commissione Affari Esteri del Bundestag; l’ottimismo può giocare brutti scherzi e cancellare anche la memoria storica. Parallelamente all’incremento della pressione esercitata in Siria con l’intervento della Russia a fianco del Governo legittimo di Damasco, si osserva in Libia una maggiore espansione dello Stato Islamico non solamente sulla direttrice del petrolio da est ad ovest, ma più pericolosamente a sud, dove punta ad unirsi a Boko Haram ed alle cellule jihadiste del Niger e del Chiad. La situazione si è fatta per noi oggettivamente molto critica, trovarci sull’uscio di casa uno Stato criminale volenti o nolenti ci costringerà a sporcarci le mani. Si dà per certo che sia in preparazione a Roma una missione di addestramento in previsione della richiesta di assistenza che il nuovo Governo libico farà pervenire. L’indiscrezione ha trovato conferma nelle parole dell’inviato Onu Kobler. Pacifisti ad oltranza e Costituzionalisti della prima ora finiranno per farsene una ragione d’altronde, ne varrà anche della loro stessa libertà e sopravvivenza. Diversamente a quanto avviene in Siria, il califfo sa di non avere canali compiacenti come la Turchia per trafficare il petrolio libico, mira dunque  ai pozzi per interrompere le fonti di approvvigionamento finanziario delle altre fazioni libiche. Le società di gestione infatti, distribuiscono in parti uguali i proventi ai governi di Tobruk e Tripoli. Il califfo ne resta fuori, ma se riuscisse ad arrivare nelle due capitali, a pagarne il Continua a leggere

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Italia kamikaze UE, 10 fallimenti per ogni banca tedesca salvata

vignetta-renzi-mossa-kamikazeCon la sua cintura di debito esplosivo al 134% del PIL, l’Italia è il vero kamikaze che si aggira per la UE e minaccia di far saltare tutto il castello di carta dell’eurozona. Consapevole di ciò, Renzi sta provando a fare del debito italiano un punto di forza. Preso coraggio, superato ogni residuo timore riverenziale, ha chiesto spiegazioni sul doppio binario di valutazioni utilizzato da Bruxelles in tema di banche e migranti. L’obiettivo è di costringere Junker l’uomo di Merkel a Bruxelles, dopo avergli ricordato con quali voti è stato eletto alla presidenza della Commissione, a mantenere le promesse di investimenti e sostenere la crescita. Una mossa che è stata possibile grazie alle debolezze della Francia di Hollande ed all’appoggio degli Stati Uniti di Obama perplessi sulla progressiva germanizzazione del credito in Europa, quando le banche falliscono infatti, i capitali fuggono a Berlino. I tempi sono maturi per giocarsi il tutto per tutto e provare a ribaltare il tavolo europeo, mai come in questo momento la Germania appare non solamente isolata, ma debole al suo interno. Merkel non è più invincibile ed i casi volkwagen, banche, siderurgia, gasdotti hanno contribuito ad acclarare il gioco: sono tedeschi i vincoli europeiIl sud del vecchio continente in pratica lavora per Berlino con l’eccezione di Parigi che fa un pò come gli pare: tiene viva una grandeur perduta con qualche botto di cannone in Siria come già fu per la Libia e si mantiene franca-di bolli nella Unione, ogni anno sfora di deficit senza pagare dazio in cambio, lascia alla Germania il banco per riscuotere alla cassa. Difficile fugare il sospetto che la Germania, attraverso le procedure di infrazione UE non punti a far chiudere l’Ilva di Taranto ad esempio, per liberare quote di mercato alla siderurgia tedesca. E questo è solamente l’ultimo dei punti di frizione, prima ci sono state le sanzioni alla Russia con gravi danni alle esportazioni italiane di prodotti alimentari e di lusso, mentre la Germania si è data il via libera da sola e tratta proprio con la Russia la costruzione di un nuovo gasdotto nordeuropeo bloccando il south stream che avrebbe visto l’Italia come hub terminale; senza dimenticare i fallimenti delle banche popolari italiane, la Commissione ci ha obbligati a lasciarle al loro destino dopo che l’intero sistema creditizio tedesco è stato salvato con quegli stessi interventi pubblici che all’Italia sono stati impediti come indebiti aiuti di Stato. Ben 465 sono i miliardi coi quali lo Stato Federale ed i Lander tedeschi hanno salvato le banche dal fallimento, siamo nell’ordine del 17% della ricchezza annua prodotta. Che cosa sarebbe stato dei risparmiatori tedeschi se alla Bundesrepublik fosse stato impedito di intervenire come è accaduto nei fallimenti di Banca Etruria e Banca Marche? Non vorremmo pensare che la regola applicata sia stata quella del codice militare di guerra10 fallimenti di banche italiane per ogni banca tedesca salvata! Fugare i dubbi che la guida tedesca dell’Europa persegua unicamente l’interesse nazionale è un punto da cui non si può più prescindere e le circostanze che vedono la locomotiva tedesca rallentare come denuncia un recente rapporto di Credit Suisse, rendono il momento particolarmente favorevole per metterla alle strette catalizzando un fronte antitedesco su quelle materie nelle quali da troppi anni detta legge incontrastata. La Germania comanda perché è forte economicamente e perché ha una serie di Stati vassalli nella UE che vanno dalla Lituania ai Paesi Bassi, è la tesi del prof. Francesco Forte, ex ministro delle finanze e del coordinamento delle politiche comunitarie. Una Europa tedesca è inevitabile, ma bisogna accertarsi che sia animata da sincero spirito liberale e che non sia mossa da mire egemoniche. L’unione bancaria è un errore prosegue il prof. Forte, ci esautora da ogni scelta. Ogni ulteriore avanzamento del processo d’integrazione ci avvicina sempre più alla dipendenza da tutti gli altri. Bisogna capire che quanto più ci indebitiamo, tanto maggiore sarà la nostra dipendenza dai paesi che pagano per noi. E’ chiaro quindi che il fronte aperto con l’Europa germanica sia molto ampio, in particolare quello sulle banche per il quale la Germania rinvia ogni decisione in merito alla costituzione del Fondo comune di salvaguardia in attesa che il rischio delle banche italiane si ridimensioni.  E non solo per le banche, anche su Ilva ed immigrazione la Commissione europea ha applicato i regolamenti con modalità discutibili, bizantine all’apparenza, si direbbe per Roberto Gualtieri, presidente della Commissione problemi economici al Parlamento Europeo. Quello con l’Italia è innanzitutto un problema di natura politica sostiene Gualtieri, pur di venirne a capo è però giusto seguire anche la via giuridica perché non devono esistere santuari intoccabili nella UE. Attenti ad alzare la vocepossiamo finire come la Grecia di Tsipras avverte l’ambasciatore Nelli Feroci, meglio stringere alleanze per raggiungere obiettivi specifici su interessi comuni. Intanto che sia fondato il sospetto che ci sia un piano tedesco Continua a leggere

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Quei bravi ragazzi della Casaleggio list

casaleggio associati, etichetta alla porta2In principio uno valeva uno e servirono da riempiliste quelli eletti con Grillo nel 2013. Poi una volta in Parlamento divennero liberi pensatori che non parlano a nome del Movimento. Infine, alla vista del giro di boa per la candidatura al secondo ed ultimo mandato come da NON Statuto, perseverando nei distinguo sono finiti nella Casaleggio list ed uno ad uno espulsi in trentasette. Un’esigenza quella di fare spazio ad una gran folla di big allineati in fila indiana da sistemare in previsione dei nuovi collegi dell’italicum dove non c’è spazio per tutti. Oramai Grillo è fuori gioco, comanda Casaleggio nel M5S. Grillo ha avuto il ruolo di ariete mediatico che progressivamente è andato ad esaurirsi ed il partito disciplinato sta rientrando nelle mani di Casaleggio e della rete di persone che seguono la sua linea rivela l’onorevole Rizzetto, espulso nel 2014 dopo una intervista a La7. Fino ad un anno fa Casaleggio era semplicemente l’amministratore che gestiva il Blog di Grillo, poi si è trasformato in co-fondatore ed oggi è leader del Movimento che insieme a quei bravi ragazzi Di Maio e Di Battista, prende decisioni politiche. Pretestuose le giustificazioni formali con le quali sono stata espulsa conferma la senatrice Serenella Fucksia. Quella del Movimento è una opposizione fittizia, io preferisco lodare la Boschi che fare selfie nel fango di Genova coi pantaloni stirati. Continua a leggere

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2016 Renzi vince il referendum e perde il governo battuto da Di Maio al ballottaggio, l’oroscopo di Ainis

luigi di maio, musoneSarà l’anno del Governo Di Maio il 2016. Renzi vincerà il referendum Costituzionale, Mattarella scioglierà le Camere perché l’Assise del Senato dopo il referendum confermativo sarà stata delegittimata dal voto popolare e si andrà a votare con l’ italicum per rinnovare il Parlamento. Il PD non prenderà il 40% ed al ballottaggio Luigi Di Maio batterà Matteo Renzi. A trovarsi in accordo col Financial Times è Michele Ainis, ordinario di diritto pubblico a Roma 3, considerato tra i più raffinati costituzionalisti italiani, al suo attivo numerosi libri e saggi. Editorialista del Corriere della Sera ed opinionista delle più note tribune televisive: Renzi è bravo a distruggere, molto meno bravo si è mostrato nella fase di ricostruzione dell’architettura istituzionale. Non è vero che ha abolito il bicameralismo. Ben sette categorie di Leggi infatti, necessiteranno dell’approvazione del nuovo Senato. Con la differenza che i nuovi senatori non saranno eletti direttamente dai cittadini, questo l’aggiungiamo noi. Un altro errore di Renzi è stato quello di liquidare i rapporti con le parte sociali in modo semplicistico, osserva Ainis e chiude l’intervista ritornando su un concetto che gli deve essere molto caro: quello della classe politica che una volta eletta non dovrebbe cedere alle lusinghe del consenso, ma dovrebbe mantenere un profilo alto e distaccato dall’opinione pubblica e per il suo status, godere di ogni sorta di privilegio. Ainis già in passato si era schierato a favore della immunità parlamentare se ricordate, ora si spinge oltre e quasi irritato, definisce “becera” la critica all’eccesso di spese istituzionali. Lui immagina i politici alla stregua di sacerdoti evidentemente, da mantenere sugli altari con tutti gli onori e le protezioni riconosciute ad una casta di intoccabili. Dobbiamo riconoscere che il diritto di Ainis ci sembra credibile quando fa l’oroscopo, meno in tutta onestà, quando si misura con la fase di ricostruzione dell’architettura politica. Ma tant’è. Le parole di Ainis però saranno state musica alle orecchie di Gianfranco Rotondi, l’ultimo democristiano che non ha ancora rinunciato a riconquistare l’elettorato cattolico anzi, lo dà per scontato: gli italiani non sono dei comunisti trinariciuti e ritorneranno tra i moderati di centrodestra. Perché il sogno si avveri, riconosce di aver bisogno dei voti di Salvini, della Meloni e di un candidato premier. Il leader invece già l’abbiamo sostiene, ed è il vecchio Silvio. Rotondi però pensa che sul referendum Renzi rischia molto. Gli italiani non hanno mai votato riforme fatte in solitaria dal Governo, con tutte le opposizioni contro. Vede quindi buone possibilità di ritornare al Governo per il centrodestra. Alcuni retroscenisti comunque, si dicono convinti che dopo due anni trascorsi in Parlamento i cinquestelle abbiano perso la verginità e smaliziati abbiano stretto tacite intese col PD aiutato dai loro voti a conquistare la maggioranza della Consulta in cambio della conferma per l’italicum ritenuto non a torto, il sistema elettorale più idoneo a raggiungere l’agognato traguardo del Governo nazionale. Obiettivo che di recente Casaleggio ha confermato ponendo come prima tappa, la conquista di Roma Capitale. Ed in effetti, a ben pensare, non è difficile immaginare che al ballottaggio per il Governo tra Renzi e Di Maio, gli elettori di destra si sommino numerosi a quelli del M5S e con un tiro mancino mettano KO il PD. Se anche vincesse il referendum sulle riforme, sarà per una manciata di voti ed è proprio questo l’obiettivo a cui punta Renzi, indebolire la Costituzione che, non condivisa da tutte le forze rappresentative del paese, accentuerebbe il suo potere monocratico. Esattamente il contrario di quello di cui l’Italia ha bisogno sostiene Massimo Villone, un altro costituzionalista di rango, promotore del comitato per il NO al referendum confermativo delle riforme costituzionali votate dal PD. L’Italia non è la Francia, Renzi potrebbe aver fatto un calcolo sbagliato nel Continua a leggere

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Varoufakīs, banche tedesche salve risparmiatori italiani sul lastrico, la UE crollerà come l’U.R.S.S.

Gianīs Varoufakīs.3Conosco lo stato pietoso in cui sono ridotte le banche italiane, ma se fossero stati i  tedeschi o gli olandesi a trovarsi nelle condizioni degli obbligazionisti italiani, i loro titoli non sarebbero stati azzerati. I governi tedesco ed olandese li avrebbero salvati. Questo accade perché non c’è una corretta Unione bancaria ed il rischio di perdere i depositi dipende unicamente dallo stato di salute finanziaria degli Stati nazionali. Se si continua ad operare in questa direzione, oltre a provocare la fuga dei capitali verso la Germania sarà la stessa Unione Europea a patire le spinte sempre maggiori delle forze centrifughe ed a frammentarsi. Inevitabilmente la UE crollerà come accadde alla vecchia U.R.S.S. Non sappiamo esattamente quale sarà il punto di collasso, abbiamo però la certezza che il perpetuarsi delle crisi ne determinerà la fine. La Germania dalle crisi trae un ingiusto vantaggio anche sul piano imprenditoriale; gli aeroporti greci ad esempio, sono stati comprati da imprese tedesche. L’eventuale abbandono della Gran Bretagna od anche una uscita della Grecia dalla UE, all’inizio non porterebbero grandi cambiamenti se non la soddisfazione di aver sconvolto i burocrati di Bruxelles, ma segnerebbero inevitabilmente un’inversione del processo di integrazione. La Trojka e l’Eurogruppo sono un grande ostacolo alla ripresa. Nel caso della Grecia hanno imposto misure che aggraveranno la recessione come l’aumento dell’IVA ed i tagli a salari e pensioni. Rifiutando poi la creazione di una “bad bank” per accogliere le sofferenze, impediscono alle banche di concedere prestiti ad imprese profittevoli in un paese sepolto dal debito che avrebbe bisogno di maggiori entrate per ripagarlo. Varoufakīs però sottolinea che le sue critiche non muovono in direzione di una disgregazione della Unione Europea, si pongono invece ad obiettivo unico la Continua a leggere

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