Bertinotti: UE irriformabile, non banalizziamo il M5S

Bertinotti-Di Battista
La crisi del debito greco e le politiche del rigore imposte dalla Germania alla UE, hanno fatto ritrovare il vecchio leader comunista tra le fila delle giovani leve movimentiste grilline. A mettere d’accordo Di Maio e Di Battista con l’analisi di Bertinotti, è stato l’azzardo di Varoufakis, il professore milionario con doppio passaporto che ha condotto il negoziato per la Grecia ai tavoli di Bruxelles in qualità di ministro delle Finanze fino all’esito del referendum, quando è stato costretto dagli eventi a cedere il passo per dare spazio al salvataggio di uno Stato in bancarotta e senza prospettive concrete di ripresa. Varoufakis era pronto a dar corso al NO venuto fuori dalle urne referendarie e ad uscire dall’euro, Tsipras invece ha preferito evitare di lanciare il suo paese nell’incognita di una condizione che sapeva ingestibile ed ha finito per accettare tutte le proposte dell’eurogruppo pur di evitare il tracollo e l’isolamento finanziario della Grecia. Bertinotti riconosce sul piano politico i meriti di Varoufakis ed ammette che gli accordi firmati da Tsipras sono una disfatta per l’intera sinistra europea a conferma che questa Europa a trazione tedesca non è riformabile. Troppo facile sarebbe però giudicare a pancia piena l’operato di Tsipras, aggiunge il vecchio leader di Rifondazione Comunista, se non si tiene conto che le scelte opportune vanno fatte da chi vive i drammi di una condizione disperata che non offre soluzioni di uscita alternative. Credo conclude Bertinotti, che in Europa siamo alle soglie di un conflitto non più tra destra e sinistra se consideriamo che la socialdemocrazia tedesca al Governo ha scavalcato le posizioni della stessa Merkel, ma tra popoli: per cambiare davvero è necessario che rinasca un protagonismo conflittuale dei popoli, quello che Machiavelli chiamava rivolta”. Ricorda un pò da vicino la “grande proletaria” di pascoliana memoria questo nuovo conflitto di popoli vagheggiato da Bertinotti per cambiare il corso degli eventi sociali e politici d’Europa, quello stesso conflitto che più avanti, alla vigilia della grande guerra, si sostituì alla lotta di classe per divenire lotta delle nazioni povere contro le plutocrazie reazionarie degli imperi centrali. Pensavo che volesse prendere tempo e poi concordare l’uscita dall’euro ed invece si è rivelato un dilettante Tsipras, che non aveva un piano alternativo alla firma degli accordi con l’eurogruppo per vedere rinnovati i prestiti alla Grecia è il pensiero di Diba, il terzomondista volontario in Kosovo e poi in Guatemala e stagista in Congo. Per l’Italia confessa, noi Continua a leggere

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Renzi comincia a non stare sereno

vignetta-header-sfondo-renzi, felix gatto neroMichele, stai sereno ed io lo sono veramente tiene a precisare il comandante della GdF così intimo di Renzi che in vena di confidenze gli dà dello “stronzo”, quando si dice la fortuna di avere amici in alto loco. L’Italia ha più generali che soldati e perché “ripudino la guerra”, gli riconosce generosi stipendi e benefit. Difficile però immaginare che un generale stia lì tutto il giorno a girarsi i pollici non avendo nulla da fare ed allora, non gli resta che sperare in una promozione che incrementi il suo conto in banca e rinfocoli le motivazioni dell’ardita scelta professionale. Siccome però l’Italia è una Repubblica Democratica che ha rinunciato alla difesa finanche dei suoi confini, non potendo dimostrare sul campo di battaglia il proprio valore al generale non resta che intessere una fitta rete trasversale di rapporti con politici ed uomini di poteri diversi scrivono i magistrati, perché si sa che in un sistema democratico scelte e decisioni non si discutono nei consessi delle Istituzioni deputate, bensì nelle taverne come carbonari. Il generale in fondo non aspirava ad altro che ad un posto di comandante generale ritenendo essergli stato soffiato proprio sul più bello, quando l’amico sindaco di Firenze stava per diventare Presidente del Consiglio: con un’astuta mossa Bonapartista il suo rivale infatti, gli arriva alle spalle lanciato sul tavolo dello Stato Maggiore dall’ex Ministro dell’economia, Fabrizio Saccomanni. Facciamo un passo indietro per capire come sia stato possibile che un fascicolo segreto sull’iter seguito per il passaggio dal Governo Letta al nuovo esecutivo che doveva rottamare la vecchia classe politica con i collaudati strumenti del gattorpardesco intringo di palazzo o per meglio dire da vecchia taverna, è poi assurto agli onori dell’opinione pubblica. Bisogna partire dall’inchiesta della Procura di Napoli che vede coinvolta la CPL Concordia sugli appalti della metanizzazione dell’isola d’Ischia, gli sviluppi della quale portano in galera il Sindaco isolano. I tanti atti allegati al fascicolo recano degli omissis che una manina fortunatamente per noi ignari compatrioti, ha messo in chiaro quando la Cassazione stabilisce il trasferimento dell’inchiesta per competenza territoriale a Modena. Le trascrizioni delle intercettazioni allegate al fascicolo Cpl Concordia trasmesso a Modena non hanno rilievi penali e riguardano circostanze estranee all’inchiesta, conferma il PM modenese Lucia Musti. Quelle intercettazioni non più coperte da segreto istruttorio finiscono però sul giornale Il Fatto quotidiano ed a noi cittadini ai quali non interessa un fico secco della carriera dei generali irretiti dai poteri occulti tanto meno delle fortune del giglio magico, le pubblicazioni sembrano un fatto di trasparenza importante, doverose per un Governo che vuole essere oltre che apparire democratico. Non è così invece per la Cassazione che apre un fascicolo per scoprire di chi è la manina che ci ha edotti sulle trame di quelle intercettazioni, più comprensibilmente non è così per il generale col chiodo fisso della carriera che vede definitivamente compromessa per il solo fatto che oramai tutti conosciamo i suoi titoli di merito. Il generale vuole poi riascoltare i dialoghi in taverna perché ha giurato fedeltà al suo Presidente Napolitano e non avrebbe mai sollevato dubbi sulla moralità di cotanti figli presidenziali: saranno frasi pronunciate, ma non da me quelle, asserisce. “Io parlo come mangio”, dico in pubblico quello che riferisco in privato: “Letta non è cattivo, ma è incapace”, prova a rintuzzare il colpo Renzi, ma è del tutto evidente anche se non ha più nulla da nascondere, comunque comincia a non stare sereno come un tempo quando viaggiava coi sondaggi in poppa. La pubblicazione delle intercettazioni che si appresta a sopire, gli hanno sicuramente dato un colpo alla credibilità politica aprendo uno squarcio sui percorsi di formazione decisionali di questa Repubblica che non rispondono alle esigenze del confronto e del dibattito pur acceso, ma all’interesse “particulare” di grumi di poteri parassitari che orientano le scelte della Nazione a loro esclusivo vantaggio. Il quadro che si ricostruisce da queste come da tutte le altre intercettazioni finite per fortuna ribadiamo il concetto, sui giornali, è triste e desolante tutt’altro che democratico anzi, della democrazia mostra tutte le patologie congenite e forse inguaribili. Se il Presidente del Consiglio ammette quello che non può smentire senza pudore, il giglio magico invece si è completamente ammutolito con la sola scontata eccezione di un imbarazzato Orfini che si lascia sfuggire: non dovrebbero uscire conversazioni private sui giornali anche quando sono personaggi pubblici che assumono decisioni per nostro conto? Ci piacerebbe chiedere, perché solamente in questo modo un “paese civile” può capire le reali ragioni di chi lo governa ed alla lunga ne va della stabilità che a parole si dice di voler garantire mentre nei fatti questa stessa governabilità accusa il colpo portato dall’astensionismo. Così nel mentre che Continua a leggere

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Premio letterario Letizia Isaia per autori ed editori

luci_sulla_culturaXIII Edizione del Concorso Nazionale, Premio Letterario Letizia Isaia 2015 per autori ed editori Italiani, suddiviso nelle sezioni di narrativa, saggistica, poesia, poesia napoletana e poesia Alda Merini per gli under 35.  La cerimonia di premiazione, con il Patrocinio della Regione Campania,  si terrà il 26 Ottobre 2015 presso  la sala Benedetto Croce sede della Regione Campania nella Capitale. Per partecipare al Concorso è necessario far pervenire il materiale  entro e non oltre il 31 Luglio 2015, come indicato nel Bando.                                                                                                         Per info:  letizia.isaia@tin.it                                                                                                                   tel. 081 5564532 – cell. 366 2489149

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Tsipras chiede 30 miliardi e due anni di tempo

vignetta-tsipras mani bucateCon l’indizione del referendum Tsipras ha sfidato l’Unione Europea per difendere il suo paese, ora forte della vittoria dei NO chiede di chiudere un nuovo accordo da 30 miliardi e due anni di tempo per far ripartire l’economia. Il punto è che questo nuovo ipotetico accordo dovrebbe essere ratificato dai Parlamenti nazionali e sembra difficile che possa passare indenne al Bundestag, al Parlamento Olandese ed a quello Finladese, per questo la Merkel difficilmente mollerà l’osso: pagherebbe un prezzo politico molto caro. In fondo anche lei come Tsipras lancia una sfida per motivi nazionali interni. Ci voleva l’euro, la crisi del debito e la Merkel per far riscoprire alla sinistra l’interesse nazionale. La Germania assuma quel ruolo di leader che le virtù della sua economia le assegnano, aiuti la Grecia come fecero gli Stati Uniti nel dopoguerra col piano Marshall, scongiuri l’affondamento dell’Europa, sarebbe la terza volta in cento anni. C’è bisogno che l’Unione riformi le sue istituzioni in senso Federale con un Governo forte ed un Parlamento che controlla, prima che gli egoismi nazionali la facciano a pezzi, afferma Romano Prodi che poi prosegue: se la Germania declinerà le sue responsabilità allora ancora una volta nella storia verranno in soccorso dell’Europa potenze straniere come gli USA cui si affiancherà la Cina potenza globale in ascesa, perché hanno tutto l’interesse a che l’euro non crolli. In una simile eventualità l’Europa confermerebbe di non bastare a sé stessa. La Germania o fa la storia, oppure dopo il NO al referendum greco l’Europa muore. La Germania ha cercato di sanzionare le condotte di Atene con punizioni esemplari perché inibissero il contagio politico di Siryza nel resto d’Europa e soprattutto in Italia col M5S ed in Spagna con Podemos, ma gli elettori privati dei loro diritti economici hanno finito per deludere profondamente la Merkel che deve dare ora dimostrazione di essere una vera leader, una forza tranquilla che sa rinunciare ad infliggere sanzioni pur di dare risposte più attente al dolore degli esclusi. Così come è oggi, la UE è finita concorda Macron, ministro dell’economia francese: sapevamo fin dalla nascita che l’euro aveva delle falle ed abbiamo pensato che bastassero le regole a colmarle invece non è stato così, le regole non bastano per condurre una efficace politica macroeconomica. Dobbiamo agire subito, per riformare l’Europa non abbiamo tempo di aprire un lungo processo di revisione dei Trattati che dura anni. Dobbiamo dotare velocemente la UE, a Trattati vigenti, di un Parlamento che approvi un bilancio, di un euro commissario che coordini le politiche, di un budget per la zona euro che possa trasferire risorse da una regione ad un’altra. Questa Europa è zoppa, dopo il NO dei greci al referendum si è fatto sentire un altro europeista convinto, il Presidente emerito della Repubblica Carlo Azelio Ciampi: Continua a leggere

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L’avvio e la perdizione

Ornella SapgnuoloOrnella Spagnulo, fin dall’Incipit della sua bella raccolta, fa “pulsare il cuore” con lo stesso ritmo di un essere vivente, come una libellula, o di una cosa apparentemente inerte Ornella Spagnuolo(quale è il sasso). In un primo momento è un pulsare disilluso e, a tratti, triste, consapevole che tutto è una “ferita”. Ma poi scorge l’altro, lo zingaro, la prostituta (l’amore impuro, da capire perché ha le sue ragioni) e, soprattutto, l’altro/a, il proprio lui/lei, desiderato e quasi disegnato da una matita (p. 30). Un altro che appare dal “mondo delle cose vere” e che sa rendere “libellula” il corpo della poetessa (p. 35). Ma quali sono gli “elementi che danno sicurezza”? (p. 39). Sono i sassi che il piede incontra a terra, “quando tutto il resto del mondo è già sconfitto” (p. 40) e che, cadendo dall’alto come dal divino, “sconvolge i nostri piani” (p. 45); la vita della poetessa, nata e morta quando tutto è luce, quando è solo il cuore a pulsare “fra tanti rimasugli di lingua” (p. 43). E così l’esistenza si dipana tra l’effigie di un Cristo nella stanza e il dubbio filosofico aurorale (nulla esiste), laddove anche il male di vivere non spegne la voglia di mettersi su una barca e dimenticare (p. 56). [lette dal prof. Pasquale Giustiniani]

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La Grecia ha ingoiato 500 miliardi, fallisca pure dice Antonio Martino. Salviamola o sarà la UE a fallire, avverte Prodi

vignetta-Si-No dal bancomat grecoDal 2010 quando Papandreu non senza imbarazzi, confessò che i governi precedenti avevano truccato i bilanci, la centrifuga greca ha ingoiato 500 miliardi di prestiti ed ancora non bastano a dar credito alle stime del FMI secondo il quale occorrono 5o miliardi per tenerla in piedi fino al 2018. Già due volte alla Grecia è stato tagliato il debito, del 50% nel 2011 per un totale di 150 miliardi, seguito di lì a poco da un altra sforbiciata. Se non fosse stato ristrutturato, il debito greco sarebbe al 240% del PIL mentre oggi si attesta al 175% del prodotto interno lordo. Quella di essere membro dell’Unione Europea è una vera fregatura  per Antonio Martino: siamo passati dagli ideali federalisti alla redistribuzione che avvantaggia alcuni a scapito di altri. Una roba che negli Stati Uniti d’America neanche si sognano. Lì, se fallisce la California, non si chiede al Texas di comprare il suo debito e tutto fila liscio da oltre due secoli. Fallisce uno Stato? Chi ha avuto fiducia ed ha comprato i suoi titoli accusa la perdita ed amen, se ne fa un ragione dell’investimento sbagliato. Alla Grecia non dobbiamo dare più un solo euro, chiosa Antonio Martino, sono abituati a vivere a spese di altri finché si arriva al punto che di altri non se ne trovano più. Di diverso avviso è invece Romano Prodi, secondo cui la Grecia è così piccola e fragile che va salvata ad ogni costo, altrimenti sarà la UE a fallire. Se l’Unione non riesce a risolvere la crisi di una piccola economia che vale il 2% dell’intero volume produttivo europeo, si aprirà un vulnus di credibilità che i mercati ricorderanno quando arriverà la prossima crisi perché sicuramente arriverà, è solo questione di tempo, allora l’euro sarà esposto agli attacchi della speculazione. E’ vero che la Grecia è entrata nell’Unione con l’inganno truccando i bilanci, ma è anche vero che Germania, Francia ed Italia rifiutarono la prospettiva di un controllo europeo sui bilanci che avrebbe rilevato la manipolazione dei dati e respinto la candidatura di Atene. Se l’Europa si vuole salvare, c’è una sola strada secondo Prodi, quella di dotarsi di una autentica autorità federale unitaria e democratica, capace di renderla autonoma e forte sugli scenari internazionali. E di necessità per l’Europa di dotarsi di un Parlamento deliberativo formato dai rappresentanti dei Parlamenti nazionali per controllare democraticamente i deficit e gli investimenti pubblici parla anche Thomas Piketty: le attuali Istituzioni sono opache ed inefficaci afferma il giovane docente di economia alla “Paris school of economics”. La Grecia in cinque anni ha ridotto il suo deficit più di ogni altro paese prosegue, ma pretendere che abbia un avanzo primario del 4% nei prossimi decenni per restituire il suo debito è irrealistico. Tsipras è arrivato al potere perché Germania e Francia hanno tradito le promesse fatte alla Grecia di ristrutturare il debito una volta raggiunto l’avanzo primario. Sono questi i motivi per cui Samaras ha dovuto lasciare il governo a Syriza. Nella gestione della crisi greca, tutti i protagonisti sono dei vigliacchi. La trojka ed il Governo greco sin dall’inizio dovevano mettere mano alla ristrutturazione del debito con l’indizione di una Conferenza Internazionale come si fece con la Germania nel 1953: la prima parte del debito fu condonata, la seconda fu spalmata negli anni e proprio di recente la Germania ha saldato l’ultima rata dice Chon-Bendit, ex leader sessantottino di famiglia franco-tedesca, già europarlamentare tedesco prima e successivamente francese per la sua doppia nazionalità. Sin dalle prime sedute al tavolo negoziale, Yanis mi ha detto di aver compreso che alla Grecia erano stati riservati solamente tagli all’occupazione ed alla spesa pubblica in cambio dell’ultima tranche di aiuti rivela James K. Galbraith, professore alla Texas University di Austin dove fino a pochi mesi fa lavorava anche Varoufakis, il ministro delle finanze greco. Per le condizioni poste dalle Istituzioni, il Governo greco non avrebbe avuta alcuna possibilità di manovra perché stretto nell’assillo di scadenze di pagamenti ravvicinate. La Grecia è in bancarotta dal 2010 ed allora come adesso, occorre Continua a leggere

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On, Off prendere un mutuo col referendum, Alexis non sta sereno

vignetta-header-sfondo-merkel dici no se vuoi si referendum greciaCommissione, Consiglio, Eurogruppo permanente, SI/NO, on, off prima e dopo il referendum, lanci e poi ancora rilanci, Atene, Bruxelles, Francoforte per non dire di Roma e Londra, l’Unione Europea in queste ore concitate di fallimenti e prestiti negati, di riforme e debiti insostenibili, ricorda da vicino l’antica Babilonia. Diplomazie estenuanti, Istituzioni senza volto, Borse che calano a picco poi risalgono al primo capolino di un possibile accordo, quando il mercato ritorna cinico e baro e l’utopia va al potere. Però l’avvenire non vede un sole all’orizzonte anzi, è proprio un futuro da immaginare quello che manca alla Grecia. Stai attento Alexis, fratello stavolta finisce male. Non stare sereno, ti sbattono fuori, avverte al telefono. La faccenda si deve essere fatta tremendamente seria s’è proprio Renzi a sentire il bisogno di avvertire il meno furbo dei greci, Tsipras, quello che pensa basti la garanzia di un referendum per prendere un mutuo. No, non posso tradire il mio popolo, votate NO, di sicuro non usciamo dall’euro, ci serve per avere migliori condizioni l’ultimo appello di Tsipras ai greci. Sa già che uscirà di scena umiliato dai tedeschi in caso di vittoria del SI, condizioni più favorevoli saranno applicate alla Grecia, ma non al suo Governo. Dovesse invece prevalere il NO, a strofinarsi le mani sarà Renzi che ritroverebbe un nuovo insperato protagonismo sulla scena europea, ha infatti già chiarito alla Merkel: le regole varranno per tutti, anche per la Grecia, ma si ritorna al futuro, si ritorna ad investire. USA e Germania hanno fatto troppi pasticci osserva Giulio Sapelli, Merkel potrebbe presto pentirsi di aver legato la sopravvivenza dell’Unione alla Grecia rinunciando al primato della politica in favore della finanza. Bisognerebbe ricordare che prima dell’Euro c’era la CEE. Un Governo improvvisato quello greco per Alberto Quadrio Curzio, non ha ben ponderato gli effetti delle sue decisioni come quella di aver mandato in bolletta il bancomat dei pensionati a cui bisogna riconoscere il merito di Continua a leggere

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Il referendum non risolve l’insolvenza, il popolo greco deve sapere la verità

vignetta-header-sfondo-grecia, stop liquidità da BCETutta la verità, nient’altro che la verità. Non ci sta ad incassare le accuse del duo Tsipras/Varoufakis e passa al contrattacco Juncker, si rivolge alla stampa perchè il popolo greco sia informato sugli accordi negoziali che sono sul tavolo e voti SI domenica prossima al referendum. Il popolo greco deve “conoscere tutti gli elementi del dibattito che abbiamo avuto” con le sue autorità. Le misure proposte e rifiutate non sono uno stupido pacchetto di austerità”. Naturalmente alcune di queste nel breve termine comportano sacrifici, ma il pacchetto nel suo complesso abbassa gli obiettivi di bilancio e dà più tempo al governo greco per arrivare ad ottenere il successo che auspichiamo. Scende e spiega nel dettaglio Juncker le proposte della Commissione che già ieri aveva pubblicato, in risposta alle accuse che Tsipras aveva lanciate da Atene in TV. Nella premessa parte da lontano Junker, dalla carriera e dalla sua vita dedicata alla causa europea per poi arrivare a replicare alle accuse mosse dalle Autorità greche “alludendo sostanzialmente alla mala fede” quando sottolinea come già altri paesi sono passati per la crisi (Portogallo, Irlanda, Lettonia, Spagna), ed i governi nazionali hanno accettato di implementare responsabilmente le misure restrittive pur di far ripartire la crescita e la competitività. Juncker ha sottolineato come le proposte NON prevedano tagli ai salari, NON prevedano tagli alle pensioni mentre contengono misure per una maggiore equità sociale ed un’amministrazione pubblica più moderna ed efficiente. Si chiede la rimozione degli incentivi ai pensionamenti anticipati in cambio del sostegno ai più vulnerabili con un reddito minimo garantito; si chiedono tagli al bilancio della difesa e la rimozione dei trattamenti fiscali favorevoli  agli armatori, una misura di giustizia fiscale quest’ultima, una misura di buon senso mette l’accento Juncker, ma per la quale ha dovuto faticare molto perché il Governo greco l’accettasse. Perché in Grecia la riscossione delle imposte è così povera si è chiesto retoricamente Juncker. La Grecia ha bisogno di un sistema fiscale stabile per promuovere gli investimenti mentre la Commissione si è trovata di fronte al rifiuto del Governo Tsipras di affrontare il tema degli interessi acquisiti e dell’apertura concorrenziale. Le parole di Juncker lasciano quasi intendere come quello greco sia un Governo ideologicamente tarato che non vuole tenere in alcun conto il fatto che tutte le altre 18 democrazie della UE stanno prestando centinaia di miliardi dei loro contribuenti alla Grecia. La situazione è sfuggita di mano un pò a tutti, scriveva stamattina l’economista Alberto Bisin su Repubblica. Il referendum non risolverà in alcun modo il problema della insolvenza. Se vincono i SI il problema si allontanerà solamente un pò nel tempo, ma non saranno certamente i prestiti a scadenza a salvare la Grecia. Se invece vincono i NO, Continua a leggere

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Draghi chiude i rubinetti e Tsipras le banche, non è scontato che l’euro regga

vignetta-header-sfondo-grecia, dalla padella euro alla brace dracmaPur rappresentando in una telefonata con Tsipras, la sua comprensione per la scelta del Governo Greco di indire un referendum perché sia il popolo ad esprimere l’assenso eventuale all’adesione al piano di riforme economiche proposto dalle istituzioni internazionali in cambio dell’ultima tranche di prestiti, Mario Draghi non ha potuto fare altro che prendere atto, scrive in un comunicato la BCE, e chiudere i rubinetti della liquidità alle banche greche garantendo fino a martedì, 30 giugno lo stesso livello di venerdì scorso. Allo scadere  del termine ultimo, vista la mancata concessione della proroga al programma di sostegno, come da Statuto la BCE interromperà anche l’erogazione della liquidità d’emergenza. Saranno ore critiche e confuse quelle che attendono la Grecia. Non dobbiamo aver paura ha detto Tspiras in un accorato appello TV annunciando la chiusura delle banche greche per prevenire l’assalto agli sportelli e la fuga dei capitali nei prossimi sei giorni. Con le loro decisioni ha proseguito, la BCE e l’Eurogruppo non fermeranno il processo democratico, sono solo vergognosi tentativi di bloccare il referendum. All’autoritarismo finanziario risponderemo con la democrazia. La nostra storia c’impone di decidere con dignità della nostra sovranità, se accettare o meno l’umiliazione senza fine e senza prospettive. Le condizioni proposte sono un vero e proprio insulto alla tradizione democratica europea. Tsipras ha invitato i greci a votare contro l’austerità, ma ha comunque promesso di rispettare l’esito del referendum che come deliberato dal Parlamento greco questa notte, si terrà domenica 5 luglio. Le sorprese in ogni caso per il giovane coraggioso quanto imprudente learder non sono del tutto da escludere, alcuni sondaggi infatti, rilevati da autorevoli istituti di ricerca, darebbero la maggioranza del popolo greco favorevole ad accettare la lunga lista di sacrifici imposti. Bisognerà verificare quindi se il desiderio di rimanere nell’euro è più forte nel cuore dei greci della disperazione indotta dalla politica criminale della trojka. Le istituzioni internazionali hanno dimostrato assoluto disinteresse per le condizioni del popolo greco ha dichiarato James Galbraith, economista della University of Texas  e consulente del ministro Varoufakis. Con l’uscita della Grecia, non è scontato che l’euro sopravviva sostiene Galbraith: il popolo greco ha eletto il governo Tsipras per cambiare politica economica ed è esattamente quello che farà rigettando col referendum tagli e sacrifici che hanno asfissiato la nostra economia. Di tutt’altro avviso l’ex presidente del Consiglio italiano Lamberto Dini, autore dell’epocale riforma delle pensioni del 1995, già ministro del tesoro nel Governo Berlusconi e precedentemente Direttore generale della Banca d’Italia con Ciampi: la Grecia ha tirato troppo la corda, Tsipras sa che la Merkel gli ha concesso molto, ma ha voluto sfidare la UE. Se qualcuno nutriva ancora dubbi su chi detta la linea e tira le fila in Europa, da Continua a leggere

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