Sarà una partenza a razzo quella del Governo Renzi, tutto si compirà nei primi 45 giorni: scuola, lavoro, pubblica amministrazione. Provvedimenti che nelle intenzioni dovranno apportare cambiamenti immediatamente percettibili, una sorta di polizza assicurativa in vista delle consultazioni europee del 25 maggio prossimo venturo. In programma vi sono un piano di interventi straordinari per la manutenzione degli edifici scolastici, le riforme del lavoro (job act) e della pubblica amministrazione con misure di semplificazione estrema e trasparenza. I dirigenti saranno assunti solamente a tempo determinato in maniera tale da valutarne il rendimento ed i risultati. La PA sarà uno snodo cruciale del programma di Governo tanto che la mancata conoscenza del funzionamento degli apparati statali ha indotto Renzi ad un ripensamento e cioè, quello di nominare all’Economia non più un tecnico, ma un politico. Si era pensato a Fassino che però non sarebbe una novità ed allora le indiscrezioni dell’ultima ora puntano su Sandro Gozi, renziano della prima ora già funzionario alla Commissione europea dove ha saputo tessere una fitta ed importante rete di rapporti personali che potranno venire utili soprattutto quando si dovranno ridiscutere i termini di adesione ai Trattati. Ci sarà anche Marco Carrai, l’amico toscano che colleziona partecipazioni azionarie e presidenze delle Municipalizzate. E’ una sorta di Italo Balbo della finanza, tra i frequentatori di Renzi è infatti il solo che si concede l’ardire di criticarlo. Stavolta però non basteranno gli annunci, la Commissione UE non si accontenterà delle parole al vento di Letta e da Renzi, perché conceda l’autorizzazione a sforare il 3% di deficit per far ripartire gli investimenti e la crescita, pretende riforme strutturali vale a significare tagli reali di spesa pubblica, quelli stessi che Letta aveva promesso con Cottarelli e prima ancora Monti con Bondi e che non sono mai arrivati. Se anche riuscisse a Renzi nel negoziato con la Commissione, di volgere dalla sua la considerazione che alle porte vi sono le elezioni del Parlamento europeo e la necessità di fermare l’orda anti euro, non bisogna dimenticare che dopo i vantaggi dello sforamento del deficit arriverà il Fiscal Compact i cui vincoli prevedono una procedura d’infrazione ed il rientro nei parametri al massimo in due anni, pena l’arrivo della Trojka che ci rottamerebbe tutti. Puntuale infatti è arrivato il richiamo dalla Germania per bocca di Schockenhoff, responsabile esteri della CDU, il partito della Merkel: “dovete rispettare i vincoli europei, la stabilità è importate proprio per portare a termine le riforme strutturali”, è la solita musica quella che suona la Germania che conferma semmai vi fosse ancora bisogno, di non aver alcuna intenzione di accollarsi il debito degli spendaccioni. Su di una cosa però si può certamente concordare con la CDU quando Schockenhoff nota che se un soggetto malgrado abbia “accumulato condanne e processi torna al potere, è ovvio che la politica si pieghi agli interessi di quel soggetto e quelli del paese vanno in secondo piano”. Schietti ed inflessibili come sempre i tedeschi, sarà per questo che sono invisi a tutti. Poche parole bastano per sospendere ogni apprezzamento su cambiamento, rinnovamento, trasparenza, riformismo coi quali il Governo del fare si coniuga alla forma renziana.
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Potrà anche partire a razzo…ma temo che assomiglierà tanto ad un fuoco d’artificio, non mancheranno luce e colori ma purtroppo saranno di breve durata.
Tornerà, poi, il buio.
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