Per campare, vende Fontana di Trevi

Trasferire i Ministeri a Milano? Per la Bindi Berlusconi è finito come Totò: costretto a vendere la Fontana di Trevi per campare. Questa è la miserevole condizione nella quale l’Italia si ritrova: la guida del Governo nelle mani di un signore che non può non assecondare la fazione estrema antitaliana dell’alleanza che lo tiene in piedi, consapevole che la sua posizione politica e personale precipiterebbe se uscisse di scena. La Lega massimizza i risultati della sua battaglia politica; ciò che appare come una trovata estemporanea in sostanza è un’ulteriore tappa di avvicinamento al fine della propria missione: l’indipendenza della Padania scritta a chiare lettere nello Statuto del movimento. La prossima tappa sarà il coordinamento delle Regioni del Nord per giungere poi, alla costituzione della macroRegione. Semplice distrazione dell’attenzione generale dai piani concreti della propria azione politica quella di Bossi, secondo cui i Ministeri creano posti di lavoro. La Lega ha fatto le sue fortune puntando sull’economia libera, sull’antistatalismo, ha additato il meridione come un parassita che regge la sua economia sull’assistenzialismo dell’impiego pubblico mantenuto dal nord produttivo che paga le tasse e nonostante questo peso, investe e crea lavoro vero. Oggi, quel gran furbo di Bossi viene a spiegarci che vuole far crescere l’occupazione impiantando Ministeri a Milano così creando un diversivo che gli permette passo dopo passo per intrinseca debolezza ed acquiescenza dell’alleato, di realizzare quella rivoluzione incruenta sulla quale c’erudisce lo Statuto del suo Movimento.

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