Mentre l’Europa firmava trattati per darsi un mercato comune e poi una moneta, fu assalita e superata dalla globalizzazione che l’ha frammentata, resa instabile e mandata in crisi. Separatisti da tutto il Continente sono accorsi ad Edimburgo: catalani, fiamminghi e non solo, leghisti, tirolesi e sardi di casa nostra hanno visto però le loro speranze andare deluse. Ma non importa, fondamentale è aver ristabilito il principio del voto cioé, la regola che siano i popoli a decidere del proprio destino piuttosto che i governi famelici degli Stati Nazionali. Insomma, alla competizione globale si risponde col separatismo e l’egoismo locale. Come a dire che quanto più grande ed organizzata è la minaccia, tanto più piccola deve essere la proposta di rimando. Fanno un pò confusione gli indipendentisti e con loro Pagliarini, già Ministro ai tempi d’oro della Lega di Bossi che contesta il Federalismo a quella di Salvini: Roma è ladrona, Bruxelles chiede solo gli spiccioli. Una roba da matti e continua: l’Europa delle nazioni non si farà mai, quella delle regioni si potrà fare. A ben riflettere però, si scopre che in Scozia si è votato per l’indipendenza proprio dello Stato Nazionale. Il voto dunque secondo questa teoria, sarebbe il fermento necessario a rendere latente e far crescere nel futuro il sentimento involutivo di avversione ai governi unitari. La Scozia resta nell’UK “per ora“ si è infatti lasciato sfuggire il primo ministro scozzese Alex Salmond nel discorso a caldo col quale, subito dopo i risultati ufficiali, ha preso atto della sconfitta nelle urne, ma il “sogno sopravvive,“ a tenerlo in vita sono il milione e seicentomila voti coi quali gli scozzesi hanno rivendicato la separazione da Londra. La storia pertanto non può dirsi chiusa. Il referendum è stato un espediente per restituirgli attualità. Un modo per rimettere in gioco il primato di Londra sullo scenario globale pagato a caro prezzo, già a gennaio sarà pronta una bozza di legge autonomista che devolverà ampi poteri in tema fiscale, di stato sociale e soprattutto di sfruttamento delle risorse petrolifere. Nasce da qui l’accelerazione sulle promesse che hanno salvato l’unione della Gran Bretannia: i diritti sul petrolio nel mare del nord che resteranno in Scozia. Quanto meschini appaiono gli ideali di fronte alle questioni economiche. I cambiamenti non riguarderanno solamente la Scozia, ma investiranno tutti gli Stati nazionali del Regno Unito: Inghilterra, Galles, Irlanda del Nord compresa. Può bastare in attesa dell’indipendenza. C’è però un verdetto inequivocabile che viene fuori dalle urne scozzesi: tenersi fuori dall’Euro e lontana sempre più dai vincoli di Maastricht. Gli egoismi dei ricchi ed i timori dei poveri potrebbero saldarsi e spegnere per sempre il sogno europeo se a Bruxelles non si danno una mossa…
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