Prorogatio, un’aspirina per curare il cancro della Repubblica

aspirinaE’ andato al Quirinale a farsi un cognacchino il prof. Becchi, felice perché le Sue tesi da filosofo del diritto hanno trovato conferme pratiche nelle scelte di Napolitano. Il punto che si finge di non capire però, è che il Presidente della Repubblica non aveva altra via NON avendo una maggioranza chiara tra forze omogenee in Parlamento, NON potendo sciogliere le Camere, NON volendo lasciare il paese nel vuoto istituzionale che si sarebbe aperto con le dimissioni, non poteva fare altro che prendere tempo. Lo stesso Becchi ha smorzato i suoi entusiami dopo aver scorso la composizione del consiglio degli anziani nominato da Napolitano. Il loro basso profilo denuncia infatti la vecchiaia politica più che la saggezza di questo che sarà l’ennesimo, pleonastico organismo della esanime Repubblica Parlamentare. La cura di Napolitano è una semplice aspirina somministrata per abbassare la febbre in attesa che prossimamente arrivi al capezzale della Repubblica uno specialista che con un’adeguata terapia riformista aggredisca le devastanti metastasi partitiche che hanno avviluppato le Istituzioni e gettato gl’ italiani nella paura più angosciante: la disgregazione anarcoide ed il fallimento finanziario. Grillo e Becchi condizionati come sono dalla componente maggioritaria dell’elettorato a cinque stelle, restano presi dalla fede taumaturgica nell’assemblearismo e non sono i soli purtroppo. La Repubblica sta morendo per eccesso di parlamentarismo, è proprio il Parlamento infatti, a non poter lavorare in questa fase paralizzato dalle parti che lo rappresentano. Qualunque progetto di Legge NON troverebbe una maggioranza, prova ne sia che il PD ad esempio, si rifiuta di cancellare i rimborsi elettorali come chiede il M5S pena l’eliminazione dei suoi apparati parassitari mantenuti in piedi con le tasse degli italiani dopo la caduta dell’U.R.S.S. Un romanticismo resistenziale che non trova più motivi per resistere nell’Europa dell’euro e nell’economia globalizzata, sta prolungando oltre ogni ragionevole limite l’agonia di una Repubblica che va rifondata in senso Presidenzialista. I pannicelli caldi degli aggiustamenti costituzionali come tutte le mezze misure non funzionano proprio perché c’è bisogno di ricostruire uno spirito civico, un’identità di appartenenza, un destino comune. Una Repubblica alla francese, con un Presidente eletto a doppio turno per permettere anche alle identità parcellizzate delle estreme di riconoscersi nel candidato più affine al quale chiedere un segno di concessione nelle politiche perché lo si appoggi ed una durata minima all’americana della carica è la sola soluzione per rinascere.

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