quella complessità che si risolve sempre in una fregatura per noi

I problemi sono complessi. La società aperta, globale non ha soluzioni semplici. La nostra è una società complessa. Quante volte avete letto od ascoltate in TV simili affermazioni uscite dalle bocche forbite di giornalisti, politici, maitres à penser, di quelli pagati non per suggerire soluzioni ordinate ed efficaci, ma per problematizzare situazioni che molto spesso andrebbero a soluzione con uno sforzo modesto, se solamente si volesse. Invece, i problemi che ci affliggono non hanno soluzioni, a sentir questi scienziati devono restare sospesi a mezz’aria, contemplati per decenni in attesa che tutti siano d’accordo come se la storia delle nazioni non fosse la risultante dei rapporti di forza, ma fosse stata scritta da consessi tanto innocui, quanto inutili. Prendiamo i temi della immigrazione ad esempio, o quelli dell’Europa che affliggono la politica italiana, oppure quelli economici che investono tutti e che appaiono irrimediabilmente compromessi dalla globazzazione epidemica che forse a frontiere controllate non c’avrebbe aggrediti virulentemente. Temi complessi, di difficile soluzione, ci spiegano i pensosi intellettuali che osservano le cose di questo mondo molto spesso pensando ad un altro mondo. Il mondo che piacerebbe loro, disegnato perfetto da menti raffinate e colte, che però non si sono mai misurate su questa terra umile e sporca:  l’Italia da sola non può riuscire a risolvere, non può farcela, deve aspettare il concerto dei paesi che decidono in sua vece. Benissimo: è complesso riportare a casa i migranti economici di cui non abbiamo bisogno. Poi si viene a sapere che l’Australia, la democraticissima, liberale, sovrana Austrialia decide per sé e risolve con efficace determinazione il problema. Li rifocilla, li cura, gira la prua e li riaccompagna a casa. Dolcemente, per mare, da dove sono arrivati. Tutti insieme per non farli sentire soli. L’Italia invece aspetta che a dipanare questa complicata matassa siano le organizzazioni internazionali, le ONG, le quali in via equitativa rispondono con un intrigato reticolo ordinamentale di Trattati, Convenzioni, Carte dei diritti mai dei doveri, chissà poi perché, accordi per i quali la sola ed unica soluzione è quella di mantenerli sulle amate sponde dal mite clima peninsulare. Tutti soddisfatti: ONU, UE, FMI, Lega araba, Commissione, Governo e giovani sani, forti e robusti in cerca di avventure provenienti dai quattro angoli della terra, i quali saranno ben lieti di essersi liberati delle frange di disagio sociale, dei “sans papiers” e saperli affidati alle cure umanitarie dell’accogliente Italia, pronta a toglierselo di bocca per darlo loro. Che Dio la benedica e la mantenga nella Sua Gloria in aeterno. Epperò anche noi riceviamo dalla solidarietà internazionale, ci raccontano. I miliardi in prestito messi a disposizone dalla Commissione sono un passo importante nella direzione della integrazione europea. Un segno tangibile di solidarietà in favore dell’Italia che altrimenti non disporrebbe degli strumenti per uscire dalla crisi economica seguita all’epidemia del covid-19. Leggi, leggi, studia i dati, pensa e scoprirai che l’Unione Europea non si è mossa di sua sponte, ma perché ispirata dalla Germania. La stella polare di Bruxelles nel cercare la soluzione del “recovery plan”, ha seguito un semplice ragionamento: il covid ha frenato la Cina. Le nostre esportazioni hanno registrato un brusco calo. In questo scenario sarà bene compensare le perdite ad oriente con una ripresa delle esportazioni a occidente verso i nostri vicini. In fondo la Germania ha sussidiato le sue imprese con l’intermediazione della UE che concede prestiti ai suoi competitori perché riprendano a consumare. Una politica ben collaudata. Ricordate i prestiti delle banche tedesche ai consumi della Grecia? Poi rientrati con l’intermediazione del Fondo salva Stati dove Mario Monti verso’ 60 miliardi di quota parte italiana che salvarono Atene dal default perché prontamente girati alle creditrici Deutschen Banken. Ed è stata ancora la Germania a promuovere il nuovo accordo siglato tra Cina ed Unione Europea. Se il sistema globale post covid non avrà imparata la lezione e non dovesse ridimensionasi su scala geografica settoriale, l’Italia progressivamente finirà marginalizzata da tanto generoso umanesimo. L’auspicata ripresa dei mercati internazionali che si vorrebbe spacciare nell’interesse generale dell’Europa infatti, perpetuerebbe invece la condizione di potenza imperialista globale della Cina per via economica. I recenti avvenimenti di Washington, non devono oscurare i meriti dell’America di Trump, ostinata competitrice globale del truffaldino regime di Pechino, con le carte in regola per riportare la Cina sui binari della correttezza. America di Trump che si è posta come argine sulla via della seta, alle conquiste predatorie irrefrenabili.

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