Sono bastati sette giorni a Donald Trump per avviare a soluzione i problemi più scottanti degli Stati Uniti d’America. Tra questi, in capo alla sua agenda, i guasti sociali procurati dai dogmi della nuova religione mercantilista globale a cui tutti sembravamo rassegnati. Come aveva promesso, gli è bastata una settimana perché rendesse pan per focaccia ai delocalizzatori, cioé quei produttori che impiantano all’estero fabbriche cancellando migliaia di posti di lavoro in Patria dove però vendono i loro manufatti resi competitivi dal basso costo del lavoro nei paesi che un tempo si dicevano in via di sviluppo. D’ora in avanti i prodotti reimportati in America saranno gravati da pesanti dazi doganali. Staremo a vedere. In sette giorni trascorsi alla Casa Bianca Donald si è fatto il segno della Croce ed ha tagliato i finanziamenti alle Ong che favoriscono l’aborto ed eliminato dal sito del Presidente la pagina dedicata ai diritti LGBT. Si potrebbe affermare che ha fatto per la Chiesa più Trump in questa settimana che tutta la misericordia di questo mondo nell’intero anno appena trascorso. Legge alla mano, ha poi bloccato per motivi legittimi di sicurezza interna, gli arrivi dai paesi dove più diffusi sono i focolai del terrore islamico smentendo la stessa opinione di chi ci vorrebbe tutti votati al martirio della Santità in nome di una malinteso criterio di accoglienza indiscriminata senza sollevare alcuna pretesa di lealtà al nostro fratello sconosciuto. Da noi in Italia sarebbe non solo impossibile attuare un così vasto programma come quello di Trump, impediti come siamo dalle Leggi e dai vincoli della UE, ma anche solamente annunciarlo. Lo sciagurato a cui venisse in mente di pensare misure concrete e rimedi ai problemi della società italiana, troverebbe innanzi a sé il muro invalicabile dei propugnatori di diritti inventati, padroni assoluti delle TV e dei giornali con affiliati ed addentellati nelle reti sociali di internet. Difficile anche solamente immaginare un Trump per l’Italia, lo spirito dei contemporanei non si adatterebbe ad un uomo coerente che non si perde in teorizzazioni fuori da ogni realtà oggettiva. Non si sono ancora spente infatti le proteste e le manifestazioni contro gli ordini esecutivi di Trump che le notizie sull’ultima strage islamista provenienti manco a dirlo dal territorio americano, certificano la bontà di scelte difficili, motivate dalla necessità di circoscrivere e fissare la minaccia a numeri già altissimi da non poter essere messi sotto controllo sicuro. E parliamo dell’America. In Europa la situazione ha assunto proporzioni che definire minacciose sarebbe un eufemismo a contare i 292 morti caduti sul campo della integrazione impossibile con culture primitive, negli ultimi tre anni. Per molti versi andrebbero commiserate. La nostra tolleranza e benevolenza imposte, gli hanno fatto compiere un salto nel tempo troppo lungo. Solamente così si può spiegare la virulenza con la quale combattono la modernità ed i costumi occidentali. Un disagio che sarebbe vissuto diversamente se gli concedessimo il tempo di elaborare e maturare osservandoci in TV o su internet, continuando a vivere nei contesti sociali e culturali di origine. Un pò come già accade ai ricconi dei petrodollari che viaggiano, si divertono, godono del nostro benessere e finita la vacanza, ritornano al loro deserto. Invece no. Dobbiamo in ogni modo favorire la transumanza in Europa dove a breve la società aperta sarà costretta a barricarsi in casa per sopravvivere. Trump in fondo, sta solamente cercando di porre rimedio alle sciocchezze che sociologisti inconcludenti ci danno da bere.
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