Le previsioni della vigilia erano fosche il rischio che gente insignificante, col solo “merito” nella vita di aver frequentato i palazzi per la capacità d’imbonire gli elettori fosse chiamata all’altare della Patria, è stato reale a sentire le nostre fonti “indiscrete”. Stavolta invece Napolitano ci ha favorevolmente stupiti ed ha nominati Senatori a vita Claudio Abbado, Elena Cattaneo, Renzo Piano, Carlo Rubbia Schietto e sincero e soprattutto inaspettato, si è levato dal Colle un monito al popolo sovrano che con viva e vibrante soddisfazione sentiamo di sottoscrivere appieno. Quattro tra i migliori italiani che col loro lavoro ed impegno danno lustro alla Patria nel mondo, con ogni probabilità NON sarebbero mai stati votati dal popolo sovrano e non sarebbero mai stati messi in condizione di spendere le intelligenze, la bravura, le doti, il credito internazionale di cui godono per la nazione che ha dato loro i natali. Il popolo sovrano da quando è stato chiamato al voto NON è mai riuscito a selezionare la sua classe dirigente, ha preferito votare e farsi rappresentare da ladri, mafiosi, “puttane, cornuti e lacché”. NON tranciamo giudizi morali, semplicemente registriamo la cronaca degli ultimi decenni. Lo stesso Napolitano con garbo istituzionale, sottolinea di aver voluto riprendere lo spirito genuino dell’Istituto costituzionale segnando un’inversione di tendenza rispetto ai suoi predecessori sostituendo gli Andreotti, i Colombo con scienziati, uomini di cultura, artefici del genio italiano. Come si conviene per restituire anche alla politica quella dignità di rappresentanza che il consenso popolare mostra di valutare alla stregua di un complemento qualitativo non necessario per guidare un paese. Alle maggioranze estemporanee ed alle opposizioni contingenti di politicanti che si formeranno negli anni avvenire, sarà più difficile “dequalificare” come accaduto in passato, il voto dei senatori a vita il cui curriculum restituisce significativamente prestigio alla rappresentanza meglio di una croce sulla scheda estorta col raggiro o di una preferenza comprata al mercato delle clientele.
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