Squilla il telefono, è la stampa bellezza. Spunta una lacrima sul viso…

Una telefonata ti allunga la vita si sa, ma se qualcuno ti ascolta te la può rendere più dura . La vita. Al punto da farti singhiozzare quale che sia il lavoro che svolgi, non fa distinzione di censo. Il problema logicamente, non sono né il telefono, né le telefonate, piuttosto le intenzioni con le quali prepari le tue azioni al telefono. E questo la legge NON lo sa. Tutti però ora glielo vogliono insegnare. Hanno paura, temono di non aver più margini per brigare e vogliono insegnare alla legge a star zitta, muta. Ha parlato già tanto e prima che il gioco sia chiaro a tutti è meglio chiudure per sempre quella boccaccia. Succede infatti che qualcuno possa finire per prendere a cuore le tue ansie ma non voglia farlo troppo sapere in giro e quindi è giusto che la legge impari e risolvi la questione già da troppo tempo all’esame, “sulla base di un’intesa la più larga possibile”. Ué guagliò (ehi ragazzo, per gli italiani che leggono), io sarò reticente, ma se tu mi aiuti qui ci salviamo tutti perché io non ho detto la verità e quello NON ha niente in mano per mandarmi sotto processo. Resto a disposizione, tanti ossequi, mi venga pure a trovare quando vuole. Ué guagliò, ma pensi che io sia scemo? Ah no, certamente no. Mi dia il tempo di leggere che poi Le spiego. Il guaio più grosso guagliò, è Peppiniello, il figlio di Matteo, io rispondo ma lui non mi crede e continua a farmi domande. L’amma levà ‘e carta a mano! (gli dobbiamo togliere il fascicolo, per gli italiani che ci leggono).

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