sud, una sola certezza, RdC, segue dibattito in streaming



Sud, dal piano nazionale di ripresa e resilienza, una sola certezza: il reddito di cittadinanza, seguiranno due giorni di dibattiti in “streaming”. Carfagna, come un qualunque Conte , lancia gli Stati Generali in scala ridotta per discutere l’annosa questione meridionale a distanza di 160 anni esatti dall’Unità d’Italia. Assistenza quindi, che non sempre fa rima con sviluppo. Da Draghi in giù, Carfagna li convoca tutti e possiamo bene immaginare che cosa diranno di nuovo, che però si è già sentito cento, mille volte. Progetti, idee, priorità chiederà Mara ai convocati: il sud manca di una classe dirigente, dunque assumiamo per spendere i soldi dei fondi europei; al sud non c’è lavoro e la sofferenza affonda nella carne viva delle persone, abbiamo però le bellezze naturali, apriamo al turismo; al sud le donne stanno a casa, ma fanno i figli. Diamo loro il tempo pieno, così usciranno per andare a servire ai tavoli od a fare le cameriere nei “residence” vacanze. Il sud ha bisogno di poche cose, siamo sicuri che dal profluvio di parole che ascolteremo agli Stati Generali della Carfagna, quelle poche cose usciranno, ma voleranno al vento caldo che dal sud arriva e ti tiene sveglio. Anche se un pò lento, vedrai che arriverà, cantava il poeta, forse un giorno, aggiungiamo noi. Fuor di metafora, sgombriamo il campo. Il sud innanzitutto ha bisogno di infrastrutture che favoriscano gli scambi e l’economia, non di ulteriori pale eloliche e pannelli solari a rassicurare i turisti ed arricchire i produttori cinesi. Quindi trasporti. Il sud necessita di capillari reti ferroviarie secondarie ed una rete ad alta velocità che raggiunga Bari a levante e Reggio Calabria a ponente. Il sud ha bisogno di assi viari di interscambio coi suoi maggiori porti, scali naturali per le merci che partono ed arrivano dall’Asia e dal medio oriente. I porti meridionali sono strategici per l’Italia e l’Europa mediterranea. Più in generale il sud ha urgenza di riprogrammare il suo modello di sviluppo che non può continuare ad essere incentrato sul turismo. Bisogna arricchire l’economia meridionale, favorendo con ogni mezzo l’impiantistica produttiva senza la quale l’occupazione non decolla. Una economia povera, rudimentale, quale quella che vede il sud esclusivamente come area di soggiorni e benessere, è una economia fragile esposta a troppe variabili contingenti. Il covid ci ha insegnato che il futuro non si programma a tavola e nemmeno in albergo. Anzi, al primo refolo di vento avverso, bar e ristoranti chiudono, cuochi e camerieri finiscono gambe all’aria. Per farla breve, il sud ha bisogno di industrie. Che sia verde, che sia bio poco interessa, bisogna far in modo di investire in produzioni manufatturiere per dare alla parte giovane e preparata del paese opportunità di mettere a reddito saperi, fantasia ed abilità. Dobbiamo reindustrializzare il mezzogiorno che si è desertificato con l’avvento della globalizzazione. Dobbiamo far in modo che la finanza venga a prendere il sole del mezzogiorno e trovi le condizioni profittevoli per investire. Un tempo la DC era capace di piegare il corso dei capitali barattando vantaggi e buon mercato in cambio di impianti e posti di lavoro massivi. Quella politica aveva preso coscienza che con la cultura si può mangiare, ma con l’industria e le produzioni si ritorna a banchettare tutti i giorni. La Cina è in materia un esempio indiscutibile ed al nostro sud, in molte aree abbiamo le condizioni di disperazione sociale da libretto rosso, che possono trasformarsi in un formidabile fattore competitivo sui mercati se solamente non si viene a vendere chiacchiere, ma ci si porta dietro l’ iPud carico, pronto all’accesso investimenti produttivi.

 

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