Piuttosto che perdere tempo nel frenare l’inarrestabile progresso tecnologico, fatevi una APP per “smartphon”, lavorerete di più, guadagnerete di più, spenderemo di meno noi clienti, inquinerete meno, eviteremo gli ingorghi il tutto senza investimenti che saranno sostituiti dall’intelligenza distribuita. E’ quanto suggerisce Carlo Alberto Carnevale Maffè ai tassisti milanesi che hanno ingaggiato la solita battaglia di retroguardia per conservare la loro riserva di mercato protetto. I TAXI sopra ogni cosa, potenti come solo i farmacisti riescono ad eguagliare, sono la categoria del lavoro che tiene in pugno sindaci, giunte e addirittura governo nazionale, basti ricordare che cosa accadde a Monti quando tentò una lenzuolata per incrementare di un pò l’offerta. Come fossili pietrificati, ancora una volta l’hanno spuntata. Bisogna rispettare le regole quelle stesse scritte quando internet era appannaggio esclusivo delle reti militari e nemmeno si pensava potesse essere utilizzata per dare una spinta propulsiva all’economia. I tassisti, categoria compatta come poche, sono capaci di esercitare un potere di ricatto tale da modificare le iniziative legislative ed amministrative. La politica baratta le loro pretese con il consenso nelle urne; i tassisti romani ad esempio, furono determinanti per scalzare Rutelli ed insediare al Campidoglio Alemanno. E’ accaduto anche stavolta a Milano, sono riusciti a piagare Regione e Governo nazionale in prossimità delle europee alle “regole” assurde, concepite non per favorire l’utenza quanto per rendere la vita più comoda e sicura alla categoria. Come se per guidare un’auto non bastasse la patente, o per fare l’autista non bastasse il certificato professionale, ma ci fosse bisognono di mettersi in coda e rispettare il turno in rimessa e farci pagare anche per i Km non richiesti. Uber però spiega il prof. Maffé, è una innovazione organizzativa tale che può far saltare ogni regola perché agisce direttamente sulla qualità e l’efficienza stessa del servizio reso incidendo su tutti i fattori che concorrono a determinare i costi e l’utilità del servizio stesso. Se i tassisti non si mettono finalmente “in piazza” sullo stesso piano di Uber, rischiano di uscire dal ciclo produttivo e non c’è regolamento che riuscirà a tenerli in fila per due nel gioco dell’oca tra pause e ritorni alla partenza.
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