Amara e drammatica l’accusa mossa dai giovani giornalisti di Pubblico a Luca Telese, direttore-editore noto per la conduzione del programma IN ONDA su LA7 già giornalista del Fatto quotidiano assunto da Travaglio che l’aveva avvertito dei rischi quando andò via per “fare un giornale diverso dal Fatto”. Scelte editoriali sbagliate come quella di rinchiudersi nel “ghetto” degli ultimi che evidentemente non leggono e piani aziendali approssimativi, come la decisione di affidarsi esclusivamente ai social news per sostenere il giornale sono le cause individuate dai giovani di Pubblico, che non hanno fatto decollare il giornale nelle edicole dove vende solamente 4000 copie, ma non ha debiti. L’ultimo appello della redazione è proprio quello rivolto ad un imprenditore che possa rilevare la società Pubblico.srl che non è fallita. La nostra solidarietà e simpatia personale ai giovani precari di Pubblico che sicuramente potranno trarre da questa difficile esperienza di lavoro un insegnamento per il loro futuro di giornalisti: un giornale non può raccontare esclusivamente la sola realtà di una fascia sociale sia pur meritevole di massima attenzione, la società e composta da precari ed operai, ma anche e soprattutto da lavoratori autonomi, imprenditori, da professionisti ecc. Un giornale deve avere il respiro ampio perché possa interessare quelli che la mattina passano all’edicola prima d’andare a lavoro. Un giornale non può limitarsi a raccontare i bisogni di chi chiede servizi, deve necessariamente raccontare anche la difficile e scomoda realtà di coloro i quali quei servizi sostengono con le tasse. Un giornale non può schierarsi con un giudice perché è di sinistra e tralasciare la riforma per una giustizia giusta uguale per tutti. Diversamente diventa un giornale di partito che non vendono e sono mantenuti in edicola col pubblico denaro. Ai giovani precari di Pubblico, l’augurio di trovare presto un editore esperto NON ideologizzato. L’animazione di Blogaccio.eu
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