The brexiters spingono per una uscita rapida e senza riguardi, la UE non serve a nulla

teresa-may-in-decolteI dati Ons (Istituto britannico di Statistica), registrano una crescita dell’economia inglese anche dopo il referendum che ha sancito la volontà di uscire dall’ Unione Europea, a dimostrazione che l’economia nazionale del Regno Unito gode di una propria intrinseca forza, tale da poter far a meno del mercato comune. Ciò ha rafforzato i  brexiters”  i quali stanno esercitando pressioni sul Governo di Theresa May perché esca rapidamente e senza troppi riguardi nella convinzione che la UE non serve a nulla. E’ stata una follia affidare il potere ad una tecnocrazia per guidare paesi dall’ economie eterogenee che non parlano nemmeno la stessa lingua. Quella della Brexit è un’occasione che dovremmo cogliere, sostiene Giulio Sapelli ordinario di economia all’Università di Milano: la May infatti, deve negoziare l’uscita a vantaggio dell’Inghilterra ed ha quindi tutto l’interesse di trovare una sponda nell’Italia per rompere definitivamente l’asse franco-tedesco. Un tempo l’Europa era un progetto in ascesa che dava speranze ai popoli, poi i francesi con un referendum bocciarono la “Costituzione Europea”, frutto di un faticoso compromesso ricorda Romano Prodi. Da allora riprese il processo di nazionalizzazione delle politiche e progressiva marginalizzazione della Commissione. Infine siamo arrivati alla Brexit, un vero e proprio colpo di grazia inferto dai populisti. Perché riprenda vigore il progetto europeo, bisogna che i paesi facciano una paura ancora più grande. Il caso della Grecia è emblematico dice Prodi: si poteva risolvere in tre mesi spendendo molto meno di quanto non si sia speso. La stessa crisi economica andava affrontata come in America mentre l’Unione ha saputo produrre solamente il piano Juncker, inadeguato e lento. Come Sapelli, anche Prodi individua nella Francia l’ostacolo maggiore alla riforma dell’Unione. Fin qui l’Europa ha avuto un motore a due cilindri, quello tedesco e quello francese che Parigi non vuole sostituire con i motori italiano e spagnolo. Preferisce la Germania dove però all’orizzonte non si vede un “leader” capace di superare l’interesse nazionale ed operare per quello comune a l’intero continente. A Prodi e Sapelli si unisce Jean Paul Fitoussi, economista francese che conosce bene l’Italia dove insegna alla Luiss ed è membro del consiglio di amministrazione di Telecom: il progetto europeo non è nato per risolvere i problemi dei popoli europei. Disoccupazione, diseguaglianze, non fregano a nessuno. La UE è nata al solo scopo di ridurre il debito perché la Germania non si fida dei paesi mediterranei, li considera inaffidabili ed è questa la ragione per la quale li ha costretti a firmare in successione il “patto di stabilità”, il “six pack” ed altri “pack” rimettendo ai popoli europei la sola possibilità di cambiare governo, ma non di cambiare politica che va con il pilota automatico a prescindere se alla cloche sia chiamata la destra o la sinistra. Il progetto europeo è stato capace di fare solamente promesse che poi ha puntualmente disatteso. Agli elettori europei è stato detto che la globalizzazione e la tecnologia avrebbero loro dato la felicità. Non è stato così ed ecco spiegato il perché si rivolgono ai partiti populisti; è la stessa ragione per la quale gli inglesi hanno votato la Brexit. Pensiamo alla delusione degli elettori greci che votarono Tsipras sulla promessa che avrebbe cambiato politica e poi si sono ritrovati con un governo che ha attuato esattamente i piani della Trojka. La Grecia però è un piccolo paese, per riuscire a riformare la UE anche Fitoussi vede una sola strada: l’alleanza tra due grossi paesi  come l’Italia e la Francia capaci insieme di dire alla Germania: ora basta! La Francia nota Fitoussi con realismo, ha terrore di abbandonare la Germania e di finire sotto l’attacco dello “spread” come è accaduto all’Italia nel 2011. Ecco perché Hollande lascia cadere le avances di Renzi. Sul futuro dell’Europa  resta pessimista anche Fitoussi: alla Germania non importa nulla dell’Unione, i paesi europei o seguono le sue dottrine ordoliberali oppure possono allontanarsi consapevole che alla Germania basterà ritrovare la Mitteleuropa. L’Europa non esiste, ha perso tutte le sue sfide. Il dogma dell’austerità tedesca in deflazione è una contraddizione in termini concorda Carlo De Benedetti. Negli USA la crisi è stata capita subito, hanno salvato le banche che sono il sistema circolatorio dell’economia ed hanno conquistato il mondo con la tecnologia: Google ed Amazon sono così pervasive che tutti noi le portiamo in tasca nello “smartphone”. Solo la Cina è capace di stargli dietro perché grazie all’assenza di democrazia, può pianificare la conquista commerciale del mondo. A differenza della vecchia URSS, non vuole esportare il socialismo, ma telefonini e tecnologia con Alibaba. La crisi nella quale ristagniamo è la peggiore che si ricordi. Il paragone con quella degli anni ’20 non è nemmeno proponibile. A quel tempo l’Africa non esisteva, l’India era una colonia inglese e la Cina dormiva. Il mondo era più piccolo e poteva essere gestito tra Europa e Stati Uniti d’America. Oggi le condizioni sono profondamente mutate, il mondo che doveva sbocciare al fiorire della globalizzazione si ritrova con le foglie già cadute o che stanno per cadere…

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