Non sarà il coronavirus a far danni all’Italia. I guai seri arriveranno se gli elettori si lasceranno sedurre dai populisti e porteranno la Lega al Governo. Somiglia tanto ad una minaccia più che ad una analisi dei fattori di rischio economici questa di Katherin Muehlbronner, vice Presidente di Moody’s, una delle tre agenzie di “rating” che reggono le sorti della finanza mondialista, la quale tiene a precisare: attenzione, sono comunque i cittadini che scelgono i Governi, noi ci limitiamo a tenere d’occhio i paesi europei dove più è diffuso il sentimento populista. Un Governo che dovesse abbassare le tasse in deficit e portare l’Italia fuori dall’euro, vedrebbe il suo “rating” peggiorare ed il suo debito ridotto a spazzatura. In poche parole, le grandi sorelle della speculazione, ci sottrarrebbero le leve per operare. Più chiaro di così, sarebbe difficile spiergarsi. Anche l’uomo della strada è perfettamente in grado di afferrare il concetto: i Governi eletti se non si piegano ai ricatti della finanza apolide, falliscono e con essi gli Stati che rappresentano. Il potere reale è nelle mani dei cravattari globalisti, che hanno perso oramai ogni ritegno; che si servono delle Istituzioni, in primis della Unione Europea, per stendere il controllo economico, sociale e politico, su interi continenti. Al punto che anche i campioni nostrani della libera circolazione, cominciano a porsi qualche domandina di fronte alla misteriosa quiete delle nostre finanze nonostante la recessione della economia reale e la disoccupazione in crescita precarizzante. Restare nell’euro significa soggiacere ai mercati; non avere modalità alternative per finanziare lo sviluppo e la crescita; non avere una moneta da prendere in prestito a tassi di giusta remunerazione sulla quale si possa esercitare un’ultima istanza in caso di crisi che sia di liquidità, che sia inflattiva. Dunque sappiamo che non porterà danni all’Italia il coronavirus. Questo non vuol dire che il suo contagio non abbia avuto alcuna conseguenza sulla nostra comprensione dei tempi che viviamo. Il virus infatti, almeno un merito l’ha avuto: ha spento le luminarie della globalizzazione ed ha fatto ripartire la storia rimasta come sospesa per trent’anni; abbagliata dalle fantasmagoriche meraviglie proiettate nell’immaginario dagli “illuminati”, ci spiega Giulio Tremonti, il più lucido degli economisti, uno che andava a Bruxells e parlava di dazi quando ancora Trump esercitava il mestiere di imprenditore. Dopo la crisi finanziaria del 2008, il coronavirus è stato la certificazione definitiva dei guasti all’economie dei continenti causati dalla globalizzazione dei mercati. Lo stesso squilibrio climatico è stato indotto dallo spostamento massivo delle produzioni industriali nel continente asiatico dove la manodopera è a basso costo, ma la domanda non è mai decollata e quindi le merci, necessitano di lunghi viaggi marini ed aerei per essere trasportate e raggiungere i mercati del primo mondo dove invece la domanda continua ad essere sostenuta, osserva con acume Tremonti. Il fenomeno Greta, svela il divo Giulio, non nasce spontaneo, ma viene generato dalla finanza che vede nel nuovo corso ecologico, un’occasione per investimenti ed anche una sorta di espiazione del suo peccato originale di aver inquinato il mondo per brama di profitto. La lettura tremontiana ci offre come di consueto un quadro d’insieme che riposiziona ogni tassello e ricostruisce ogni dinamica aprendo uno squarcio sugli scenari e sulle finalità sottaciute dagli agenti che si servono delle Organizzazioni internazionali e dei battages della informazione formalmente corretta e sostanzialmente menzoniera e manipolatrice di opinioni pubbliche. Tremonti porta ad esempio il discredito e l’avversione per il Presidente americano Donald Trump che invece, a suo parere, ha avuto due grandi meriti: interrompere i piani egemonici del regime cinese ed il rilancio in grade stile della crescita economica e dei salari USA con ricette che i liberalprogressisti ci dicevano inapplicabili. Trump ha compreso che la Cina godeva di vantaggi competitivi eccessivi concessi con troppa faciloneria al suo ingresso nel WTO, l’organizzazione del commercio mondiale, nella speranza che l’espansione economica potesse viaggiare di pari passo con la democratizzazione del regime che invece, ha utilizzato tutti i vantaggi del capitalismo per invadere i mercati mondiali e rafforzare il suo potere interno su di unmiliardoemezzo di cinesi. La guerra dei dazi scatenata da the Donald, ha ridimensionato e non poco l’arroganza del regime, il resto lo ha fatto il coronavirus. La ricetta poi ha raggiunto punte di successo inattese all’interno degli Stati Uniti. Trump ha favorito il rientro dei capitali e delle produzione ed ha abbattuto il sistema di tassazione che soffoca anche in Italia l’economia. La crescita economica è esplosa e milioni di americani hanno così potuto trovare lavoro contro ogni previsione degli illuminati. Rottamato l’obhamismo.
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