Con l’indizione del referendum Tsipras ha sfidato l’Unione Europea per difendere il suo paese, ora forte della vittoria dei NO chiede di chiudere un nuovo accordo da 30 miliardi e due anni di tempo per far ripartire l’economia. Il punto è che questo nuovo ipotetico accordo dovrebbe essere ratificato dai Parlamenti nazionali e sembra difficile che possa passare indenne al Bundestag, al Parlamento Olandese ed a quello Finladese, per questo la Merkel difficilmente mollerà l’osso: pagherebbe un prezzo politico molto caro. In fondo anche lei come Tsipras lancia una sfida per motivi nazionali interni. Ci voleva l’euro, la crisi del debito e la Merkel per far riscoprire alla sinistra l’interesse nazionale. La Germania assuma quel ruolo di leader che le virtù della sua economia le assegnano, aiuti la Grecia come fecero gli Stati Uniti nel dopoguerra col piano Marshall, scongiuri l’affondamento dell’Europa, sarebbe la terza volta in cento anni. C’è bisogno che l’Unione riformi le sue istituzioni in senso Federale con un Governo forte ed un Parlamento che controlla, prima che gli egoismi nazionali la facciano a pezzi, afferma Romano Prodi che poi prosegue: se la Germania declinerà le sue responsabilità allora ancora una volta nella storia verranno in soccorso dell’Europa potenze straniere come gli USA cui si affiancherà la Cina potenza globale in ascesa, perché hanno tutto l’interesse a che l’euro non crolli. In una simile eventualità l’Europa confermerebbe di non bastare a sé stessa. La Germania o fa la storia, oppure dopo il NO al referendum greco l’Europa muore. La Germania ha cercato di sanzionare le condotte di Atene con punizioni esemplari perché inibissero il contagio politico di Siryza nel resto d’Europa e soprattutto in Italia col M5S ed in Spagna con Podemos, ma gli elettori privati dei loro diritti economici hanno finito per deludere profondamente la Merkel che deve dare ora dimostrazione di essere una vera leader, una forza tranquilla che sa rinunciare ad infliggere sanzioni pur di dare risposte più attente al dolore degli esclusi. Così come è oggi, la UE è finita concorda Macron, ministro dell’economia francese: sapevamo fin dalla nascita che l’euro aveva delle falle ed abbiamo pensato che bastassero le regole a colmarle invece non è stato così, le regole non bastano per condurre una efficace politica macroeconomica. Dobbiamo agire subito, per riformare l’Europa non abbiamo tempo di aprire un lungo processo di revisione dei Trattati che dura anni. Dobbiamo dotare velocemente la UE, a Trattati vigenti, di un Parlamento che approvi un bilancio, di un euro commissario che coordini le politiche, di un budget per la zona euro che possa trasferire risorse da una regione ad un’altra. Questa Europa è zoppa, dopo il NO dei greci al referendum si è fatto sentire un altro europeista convinto, il Presidente emerito della Repubblica Carlo Azelio Ciampi: una UE che poggia solo sulla gamba monetaria non regge più, c’è bisogno di fare scelte politiche in fretta, di dotarsi di un Governo europeo, di una Unione fiscale. La parola categorica ed impegnativa per tutti è una sola, crescita: investimenti, vincoli da coniugare con lo sviluppo, creazione di un fondo per tagliare gli eccessi di debito. Quasi a voler confermare l’analisi di Prodi secondo cui il destino dell’Europa è in mani tedesche, arriva Pittella a svelarci, dopo aver parlato personalmente con Moscovici, Tsipras e Juncker, che la Grecia aveva raggiunto l’accordo coi creditori quando di punto in bianco è intervenuto Schauble, il potente ministro delle Finance tedesco, e tutto inspiegabilmente è saltato. Chiudiamo stasera questa Odissea greca con l’invito all’Italia di un grande regista greco, Costa Gavras a fare tutto il possibile perché in Europa la dittatura della finanza ha ingaggiato una guerra dei ricchi contro i poveri…
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