Di fatto la Russia si è annessa la Crimea. Prima di inviare le sue truppe speciali, Putin si è preso la briga di avvertire solo la Merkel e Cameron. La questione etnica è un pretesto che lo zar ha abilmente agitato, la vera materia del contendere sono i tubi del gas. Obama come suo solito ha cinguettato e si è chiamato fuori dai giochi, gli Stati Uniti hanno scoperto lo shale gas che li ha resi energeticamente indipendenti, mentre alla Russia per risanarsi non resta che incassare dai contratti di Gazprom con la fragile Europa, energeticamente dipendente e politicamente vincolata da un’opinione pubblica ferocemente ambientalista. Chi minaccia Gazprom muore, ma forse la guerra in Ucraina sarà evitata. Putin lo ha lasciato intendere dopo aver mostrato i muscoli domani, 3 marzo riceve infatti la Tymoshenko, principessa del gas cui la Merkel ha raccomandato di tenere unita l’Ucrania non certo per generosità, ma per difendere gli ingenti investimenti tedeschi in Ucrania pari a circa 6,5 miliardi di dollari impiegati da 400 imprese. Putin sapeva di avere buon gioco e con le sue mosse ha tenuto conto anche del fatto che Kiev non può contare sull’assoluta fedeltà dell’esercito ucraino da sempre non ostile a Mosca, è questa una delle ragioni per le quali non è stato al momento dato alcun ordine di contrastare l’invasione della Crimea. Voci diffuse dal sito Iarex.ru vorrebbero addirittura la Marina Ucraina in ammutinamento. La minaccia militare consentirà a Putin di incassare anche i crediti che vanta da Kiev, il famelico FMI si è detto infatti disposto a barattare la neutralità dell’Ucraina aprendo una linea di credito di 15 miliardi in due anni e mezzo che permetterebbe a Kiev di liberarsi dal cappio di Mosca. Vladimir, come un moderno zar di tutte le russie, ha dato lo scacco matto all’occidente certificandone il declino inarrestabile.
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