Siamo soliti definire complesse le moderne società per la disomogenea composizione e spesso per la variopinta gamma di relazioni che da questa ne vengono a rinnovare nel quotidiano il conflitto tra Fede, scienze e diritto. Rapporto stridente, ma solamente in apparenza perchè a ben riflettere, Fede, scienza e diritto non sono necessariamente in contraddizione. Ci soccorre a riguardo, l’esempio di un giovane magistrato, Rosario Angelo Livatino, che la Chiesa di recente ha elevato agli onori degli Altari con la proclamazione a Beato. Martire di giustizia per mano della mafia e Martire della Fede alla quale ispirava la sua condotta di chiarissimo magistrato. Da laico, Rosario operava nella società a fine ultimo di Giustizia traducendo nella pratica del suo quotidiano lavoro, la difesa della vita in opposizione alla morte e la consacrazione dei valori etici che informano tanto la Dottrina Cristiana, quanto la Costituzione della Repubblica amava sottolineare; si leggano gli articoli 7, 8, 19 e 20. Ebbene, il laico credente chiamato ad assumere decisioni, per Livatino cercherà in fondo un rapporto diretto con Dio al fine di dare corpo alla preghiera del giusto; analogamente il laico non credente chiamato a scegliere e determinare avrà a riferimento la sua coscienza civile in luogo del trascendente, ma per entrambi non difetterà il rigore dello spirito a rimuovere l’umana vanità e superbia che nnaturalmente viene dal potere conferito dalla legge.