concessi alla Grecia, in vista della nuova tornata continentale che stando ai sondaggi promette di ridimensionare il PPE e scalzare dal governo della Commissione socialisti e liberali, è ritornato a farsi sentire. L’occasione si è data dal lancio del suo libro “demagonia”, che forse non a caso fa rima con nostalgia. Preoccupato di veder definitivamente tramontare nelle prossime urne europee quella nomenclatura che come pochi altri fu capace di assecondare con servile osservanza, Mario Monti oltre a ribadire i suoi stucchevoli richiami ordoliberisti circa la disciplina di bilancio e le regolette stringenti dettate per contenere le scelte dissennate della politica, stavolta ha finito per
E’ risaputo, quello di Mario Monti è un liberismo rigoroso. Di fronte ai bilanci, a seguire la sua dottrina ordoliberista, poco o nulla potrebbe la politica. Il suo, fu infatti il governo col pilota automatico segnato dalla rotta della trojka per ridare fiducia ai mercati. Generato non creato dalla Bocconi di Milano, il senatore nominato da Napolitano e mandato dalla mutter Merkel a correggere la politica economica di Giulio Tremonti (2011), perché la Germania potesse fare le sue fortune col surplus commerciale verso la Cina e rientrare a spese dell’Unione Europea dai crediti sconsiderati
Per Monti una chiamata alle armi ci vedrebbe disertori
lasciarsi sfuggire un moto di emozione; quasi di partecipazione ai destini comuni del suo paese: aiutare l’Ucraina a respingere le mire espansioniste della Russia, non avrebbe solamente una motivazione di ordine morale, ma risponderebbe ad un interesse strategico di più bassa lega. Un cedimento dell’Ucraina incoraggerebbe la Russia di Putin ad allargare il raggio della operazione militare di guerra e costringerebbe i paesi della Unione a disporre un intervento di contrasto diretto sul terreno.
In sostanza Monti osserva quanto gli italiani e così come un pò tutti i popoli europei, si siano tanto infiacchiti nello spirito da abbracciare appieno lo stile di vita boghese, al punto da fargli ritenere che se dovessimo trovarci in una condizione di pericolo imminente; se ci ritrovassimo sotto attacco nella sciagurata ipotesi di dover radunare un esercito, difficilmente risponderebbero ad una chiamata alle armi sia pur difensiva. In nome della pace, teme, Monti, che si darebbero disertori piuttosto che combatter