E’ stato chiamato dalla fine del mondo perché aiutasse la Chiesa ad entrare nel terzo millennio, sta finendo invece per sconcertare un pò tutti con le sue uscite estemporanee e soprattutto con la sua improvvisata, semplicistica teologia politica.

Quella folla di persone ordinarie; di Fedeli praticanti; di Cattolici autenticamente timorati di Dio che puntuali popolavano le Chiese ogni Domenica, sembra aver sciolto ogni vincolo di appartenenza comunitaria e non esita più a manifestare la delusione quando non del tutto la sua irritazione.

Tante le contraddizioni che il popolo di Dio rileva nella nuova dottrina bergogliana che ha avuto l’ardire di mettere becco finanche nel Padre Nostro, la Preghiera per antonomasia dei Cristiani. La sola Preghiera dettata da Gesù, il Cristo, tradotto fuori contesto: l’effusione dello Spirito Santo si è trasformata in banalissima rugiada.

Smentita ogni Verità escatologica, l’esito di questo procedere a tentoni nel tentativo disperato di elaborare qualcosa di seducente che tenga insieme tutto ed il suo contrario in tendenza coi tempi, come testimonia la lettera di Egidio al direttore Carioti, non poteva che essere qualcosa di diverso dall’allontamento; dal marcare a distanza il dissapore.

La collera, in termini pratici non ha mancato di farsi sentire nei flussi di cassa. Dopo l’obolo, a breve i trasferimenti dell’otto per mille certificheranno il fallimento della dottrina bergogliana ed allo zuppi volante non resterà che rinchiudersi in convento a fare penitenza.

Una prima avvisaglia di quella che potrebbe diventare una vera e propria diaspora generalizzata, comincia ad affiorare anche in quel mondo dei mass media che più di ogni altro si era mosso a sostegno del nuovo corso della Chiesa d’oltre oceano.

Se anche Paolo Del Debbio ha avvertito il bisogno di fargli le pulci in punta di teologia e ne ha i titoli, vuol dire che la soglia di tolleranza sta per essere superata anche da quel mondo della intellighenzia che lo aveva accolto con simpatia e benevolenza come a pochi altri Papi era accaduto.

A memoria d’uomo, non si ricorda un Papa che si sia improvvisato tuttologo come Bergoglio. Si è cimentato in tutto lo scibile umano con osservazioni approssimate e spesso banali. Se non propriamente da bar, le esternazioni bergogliane richiamano alla mente le chiacchiere di una Sacrestia di campagna. Si è esercitato in politica, economia, sociologia, giustizia (terrena), ingegneria, climatologia, medicina, antropologia, psicoterapia ecc. ecc.

Sulla Fede, che a quanto pare per questo pontificato sembrerebbe essere un interesse quasi marginale, sono due le questioni teologiche propugnate da Bergoglio a lasciare perplessi e mandare in confusione i Cattolici, sottolinea Del Debbio: il disconoscimento dell’io, in favore del noi operato da Bergoglio, che sembra dimenticare uno dei dogmi fondativi della Dottrina Cattolica: la Santissima Trinità. Padre, Figlio e Spirito Santo, tre persone comprese in una Persona sola. L’io dunque, al centro della volontà Divina che si accompagna ad una pluralità di io, ma non svanisce nel noi. Resta io.

La seconda questione teologica è forse quella più sconcertante perché induce l’idea introdotta da Bergoglio che ogni sacrificio, ogni fatica posta in essere per convertirsi sia inutile al fine della Salvezza. Dio, non avrebbe lasciato l’uomo libero di decidere, ma avrebbe voluto Lui stesso tante religioni differenti tutte in grado di rivelare la Verità e condurci in Paradiso. Dunque, per quale motivo ci si dovrebbe adoperare in vita ed osservare i Precetti della Fede Cristiana se l’inferno è vuoto ed anche un buddista, ad esempio, sarebbe sicuro di andare in Paradiso dopo la morte? Magari se lo merita davvero un buddista, il Paradiso. Facciamo fatica, però ad immaginare un assassino all’arma bianca, spassarsela tra gli Angeli nel sollazzo di settanta vergini.

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