Le piazze americane come quelle europee ed italiane, si popolano di giovani cresciuti nel benessere e nella libertà. Eppure insoddisfatti, questi giovani che si richiamano ai cattivi maestri del ’68, manifestano e non di rado si abbandonano alla violenza contro il nemico: il modello economico, sociale, culturale proprio dell’occidente che ha garantito loro un’esistenza sicura ed agiata. Rinnegano e si scagliano contro quella stessa civiltà avanzata che ha sollevato le sorti dell’umanità intera in poco più di due millenni assicurando una costante di progresso che non registra eguali nella storia dell’umanità. Uno sviluppo ineguagliato che si è concentrato in poco più di duecento anni. Un lasso di tempo brevissimo.
Federico Rampini, è un italo-americano con doppio passaporto. Da giovane comunista, negli anni ’80 del secolo scorso, quando è oramai chiara l’implosione prossima del sistema sovietico, inizia a viaggiare per il mondo. Si trasferisce in America. Oggi vive a New York, fa la spola con Milano e per scrivere di Cina ha vissuto cinque anni a Pechino. Studia ed osserva con attenzione le dinamiche nelle quali le nuove generazioni si dimenano alla ricerca di un mondo migliore ed un po’come tutti noi rimane sconcertato dal vedere e dal sentire che ancora una volta, questo nuovo paradiso si immagina levarsi ad oriente. I terroristi di Hamas; i proxi libanesi dell’Iran; l’egemonia in ascesa della Cina che ha scoperto il capitalismo; la pace russa, altro non sarebbero che la naturale reazione rivoluzionaria a sovvertire l’ordine oppressivo imposto dall’occidente razzista e malvagio. Una intera generazione preda della ideologia woke che è stata nutrita dei cascami ideologici del progressismo moralista multiculturale salito in cattedra ai migliori college americani ed in tante università europee. Poi un giorno Rampini approda per lavoro in Tanzania. Dalla finestra di una tipica casa di fango e letame essiccato, scorge sulle montagne un pastore Masai che rompe il suo isolamento esistenziale conversando amabilmente al cellulare. Quel pastore errante dell’Africa è connesso al mondo intero e del mondo è diventato cittadino sul filo della fibra. A chi deve questa sua condizione privilegiata che gli permette di ritrovare la socialità e tutelare la sua sicurezza anche in un punto sperduto dell’Africa nera? Lo deve al cellulare. Un’invenzione che gli è arrivata generosamente in dote dalla civiltà del progresso e del benessere per tutti. La civiltà che prese le mosse nel Mediterraneo, che si è fatta strada nella storia globale con le armi, ma si è affermata con la forza delle sue idee brillanti e l’efficacia strutturale del suo sistema di organizzazione civile. Grazie occidente per tutto quanto hai donato all’umanità intera. Non hai nulla di cui rimproverarti, sembra voler dire Rampini. I tuoi sensi di colpa non hanno ragion d’essere. Scienza, ricerca, tecnologia, lavoro, invenzioni, tutto quanto lo sforzo intrapreso ha già ben ripagato il sud globale che a leggere bene la storia, deve ai “brevetti” dell’occidente i traguardi raggiunti.

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