Qui comando io. Fritture di pesce per tutti. Offre Tore ‘e Criscienzo

Niente e nessuno potrà fermarmi. Tore ‘e Criscienzo si crede governatore della Campania ed è pronto ad offrire fritture di pesce per tutti pur di restare Presidente contra legem.

Dieci anni sono pochi. Senza di me in Campania sarà il diluvio. Il terzo mandato è mio e me lo gestisco io! In barba alla legge, al partito ed al principio cardine dell’alternanza democratica proprio delle liberaldemocrazie dell’occidente avanzato.

Sarà stata la riforma del titolo V della Costituzione approvata dal centrosinistra nel 2001 per non lasciarsi fagocitare dalla vecchia Lega secessionista di Bossi; sarà stato il vezzo sarcastico di giornali e TV coi quali sono appellati i Presidenti di Regione, sta di fatto che tra questi, alcuni pensano di vivere e fare politica negli Stati Uniti d’America. Giunti al vertice delle autonomie regionali, poi decidono di farne un feudo personale e di non mollare la cadrega pronti a sfidare chiunque si frapponga tra il loro delirio di onnipotenza e gli elettori trattati alla stregua di vassalli ossequiosi, manco eleggessero a vita e con poteri illimitati i Presidenti delle Regioni.

Per alcuni di essi, uscire di scena non è assolutamente concepibile. Trasferire, anche fosse solamente al successore dello stesso schieramento politico, quel patrimonio di reti ed affiliazioni che gli sono venuti pro tempore dall’esercizio dei poteri locali, diventa un dramma personale. Ripiombare nell’anonimato è un’onta da evitare ad ogni costo. L’esperienza ci insegna che in tutte le democrazie consolidate, ogni forzatura è una fatica inutile che gli elettori vanificano nelle urne. E’ accaduto anche nella patria dei Governatori. Non è bastata una sommossa a Trump per mantenersi al potere.

Gli elettori sono più maturi di quanto credano i loro rappresentanti al netto delle clientele e delle lobby che gli conferiscono l’arbitrio delle scelte, c’è quel decisivo segmento di voto di opinione che sceglie e punisce senza appello ogni velleità padronale delle istituzioni. Siano pure quelle prossime ai cittadini come le autonomie locali.

Sarà così anche per Vincenzo De Luca. Oltretutto la Campania non può vantare i successi del Veneto di Zaia dove sanità, rifiuti e volumi di Pil hanno raggiunti livelli di eccellenza continentali. Lo sceriffo cilentano, ha perso i suoi giovani migliori che sono emigrati all’estero oppure vivono stabilmente nelle regioni del nord dove si son portati dietro anche le famiglie di origine. A De Luca non restano che cuochi, camerieri, pubblico impiego parassitario e pensionati.

Loading

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

  • Facebook
  • X (Twitter)
  • LinkedIn
  • More Networks
Copy link