Se almeno lo avessero colto con le mani nel sacco, l’opinione pubblica avrebbe avuto tutti i motivi per ritrovare la fiducia perduta, ma trascinare al banco degli imputati un Ministro perché disperatamente ha cercato di governare un fenomeno epocale sì, interamente riversato però sulle coste della nostra nazione lasciata sola coi suoi problemi economici, sociali e non ultimi di sicurezza dai paesi associati alla UE, ha procurato un danno reputazionale grave alla Giustizia. Soprattutto all’esito del fatto che non sussiste, provato dalla Sentenza del Tribunale di Palermo.

a governare gli Stati deve essere la politica oppure i giudici?

Anche a voler trascurare il sentimento di sfiducia che s’ingenera nei cittadini, migliaia dei quali hanno solidarizzato col Ministro Salvini perché (vedi la famiglia Tortora), sanno che cosa significa ritrovarsi nell’occhio del ciclone per il solo motivo di farsi voce o rappresentare un modello; una opinione; una cultura non esattamente allineata alle tendenze dell’erudizione cosmoprogressista, rimane una questione di fondo non ancora risolta: a governare le Nazioni e le unioni di Stati, devono essere gli eletti del Popolo e dunque la politica, oppure i funzionari vincitori di concorso o peggio, i tecnici delegati come accade per le alte Corti di Giustizia soprannazionali?

la copressione sistematica dell’ordinamento nazionale è ancora ammissibile?

Vale a significare, possiamo affidare il destino dei popoli a dei commis d’Etat nella migliore delle ipotesi, oppure i destini delle nazioni devono essere determinati dai rappresentati eletti dalla sovranità popolare nell’esercizio democratico delle urne? Ed ancora, nel caso specifico dell’Italia, è tollerabile la compressione sistematica della tutela nazionale fino a farne carta straccia delle Leggi in favore della superiore e sovraordinata regolamentazione che ritrova legittimità nella escatologia dei Trattati internazionali firmati una volta e per sempre da Ambasciatori e molto spesso scritti da semplici funzionari tecnici esperti di tarme e scartoffie?

diritto internazionale, una selva di regolamenti che siamo i soli ad applicare pedissequamente

Un ragionamento ostile il nostro, che ha la semplice pretesa di vedere restituita alla politica l’autorevolezza ed il merito di condurre e tracciare unica e sola, l’orizzonte dei popoli segnatamente del popolo italiano: se per questa selva di regolamenti e direttive che chiamano diritto internazionale, in tema di frontiere ed asilo, si avventurano solamente i nostri magistrati, è perché siamo realmente i più preparati o perché i magistrati degli altri 27 Stati della Unione si avvedono di ritrovarsi sulla soglia oscura in prossimità di una architettura tanto fantastica quanto vulnerabile la sicurezza e la stessa indipendenza delle rispettive nazioni e quindi la disapplicano? Non la tengono nel dovuto conto adoperandosi attivamente alla difesa dei confini respingendo; espellendo e rifiutando di accogliere nel superiore interesse nazionale?

i Trattati internazionali sono verità escatologiche come le Tavole di Mosé?

In ultimo, dobbiamo rassegnarci ai postulati dei Trattati ed ai regolamenti internazionali manco fossero le Tavole di Mosé oppure visti i guasti ed i danni che procura la loro implementazione sperimentale nel territorio circoscritto della Repubblica italiana mentre gli altri Stati se ne guardano bellamente, proviamo a cercare soluzioni creative promuovendo le giuste e sacrosante revisioni Costituzionali alla luce dei tempi difficili che ci ritroviamo a vivere?

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