Meloni, la stella che brilla nel cielo sopra l’Europa
Donald Trump che è di nuovo il Presidente degli Stati Uniti e lo sarà per i prossimi quattro anni, forte dell’esperienza del 2016, ha compreso quali leve utilizzare per spostare gli equilibri della geopolitica mondiale. L’Europa, invece che vive di luce riflessa tra Germania e Francia, si ritrova ai margini nella pressocché assoluta irrilevanza, stretta tra una Germania attanagliata dalla crisi energetica seguita alla chiusura del rubinetto del gas russo e l’isterismo politico della Francia macroniana.
La piccola, grande Giorgia, sottostimata e sbeffeggiata dalle opposizioni al rietro da Washington dove ha parlato da pari a pari al Presidente degli Stati Uniti d’America, si è accesa come la stella polare dell’occidente mentre gli altri leader europei temporeggiano, cincischiano aspettando istruzioni da Berlino o da Bruxelles che stentano ancora a trovare la bussola per tracciare la nuova rotta di rientro dalla globalizzazione.
Alla Casa Bianca, Giorgia Meloni ha imbastita nell’interesse generale del vecchio continente, una strategia politica di ampio respiro e dettate le coordinate di medio e lungo periodo nell’orizzonte:
- Difesa europea autonoma (una chimera finché gli USA garantivano tutto, una necessità oggi);
- Ruolo dell’Italia nel Mediterraneo allargato (con l’instabilità crescente in Tunisia, Libia e Sahel)
- Energia e approvvigionamenti strategici (per sottrarci al ricatto russo e al green fanatico della UE);
- Migrazione e sicurezza dei confini (un tema tabù a Bruxelles, ma centrale per Washington e per Roma);
L’America non vuole più essere il gendarme del mondo e l’Italia non può più permettersi l’illusione di essere protetta per inerzia.
Giorgia, o all’Europa non rimane altro
Meloni l’ha capito ed ha assunto per l’Italia la postura dello Stato sovrano libero, forte, autonomo dalla provincia amministrativa della Commissione UE che al tempo dei governi di Renzi, Letta, Gentiloni, Conte, Draghi. Per questo la Presidente della Commissione, Ursula von der Leyen – che non è certo una sovranista – ha pubblicamente sostenuto l’iniziativa italiana. Perché Meloni, piaccia o meno alle opposizioni politico-mediatiche, è oggi la stella politica più lucida per tenere i rapporti tra l’Europa e la nuova America di Trump.
Quella di Giorgia Meloni sarà un’impresa titanica: riuscire in un ruolo proattivo tra l’Unione Europea, prigioniera del green deal ideologico; della burocrazia climatica e della liturgia woke e gli Stati Uniti di Trump, che puntano al rientro dell’industria pesante; all’autosufficienza energetica ed al primato minacciato dall’avanzata cinese.
il complesso di inferiorità della opposione
La sinistra italiana, senza più argomenti politici, accusa Meloni di servilismo, ma servile è chi aspetta la linea da Parigi e Berlino. Meloni, al contrario, sta cercando per l’Italia uno spazio di manovra autonomo, sovrano, nazionale che apra una strada anche nel nuovo mondo alla vecchia Europa.
Il tempo delle illusioni europeiste è finito. Le “relazioni multilaterali” funzionano finché ci sono leader forti. Oggi, in Europa, la sola figura riconoscibile è Giorgia Meloni. Trump chiede interlocutori diretti per trattare, non funzionari burocrati.
Coloro che deridono la visita a Trump dimostrano di non aver capito dove va il mondo. Meloni non sarà perfetta, comunque l’unica con un’agenda geopolitica seria e praticabile. Tutto il resto è teatrino parlamentare e rancore ideologico.