come i fondi finanziari stanno distruggendo il mercato e la democrazia
Nel mondo disegnato senza confini, il nuovo conflitto sociale è quello insorto tra grandi fondi di investimento e mercato. Black rock, Vanguard e State street sono i mega fondi globali che hanno assunto le sorti di interi continenti annidandosi nella economia reale degli Stati, hanno finito per esautorare la politica e sono diventati di fatto i padroni del mondo. Lo strumento della finanza è entrato direttamente nella economia produttiva fagocitando la proprietà delle aziende e subordinando gli investimenti alla rendita per la quale la variabile lavoro assume un ruolo gregario e non è più fattore necessario alla produzione della ricchezza.
capitale e lavoro, fattori della produzione
Il vecchio conflitto capitale/lavoro quindi sembrerebbe aver esaurita la sua spinta propulsiva secondo Alessandro Volpi, professore associato di storia contemporanea presso l’università di Pisa e già sindaco di Massa (PD). La finanziarizzazione della economia globale ha indotto una metamorfosi degli stessi fattori di produzione per cui i grandi fondi di investimento si ritrovano padroni assoluti dopo aver marginalizzato la politica ed aver ridimensionato anche i poteri regolatori delle banche centrali in forza degli enormi volumi di capitali che rastrellano dai risparmiatori attratti dalla generosa rendita garantita ai sottoscrittori dalle entrate dei dividenti massimizzati.
fondi di investimento, nuovi padroni del mercato
I fondi, divenuti padroni delle aziende infatti, si sostituiscono agli imprenditori e prediligono la ripartizione degli utili in luogo degli investimenti dei profitti in innovazione e produzioni. La finanza dei fondi, da strumento della economia si fa economia essa stressa entrando nelle proprietà delle aziende.
Ad essere minacciate quindi, non sono solamente le democrazie condizionate da organismi decisionali sovraordinati, autoreferenziali e di parte, ma lo stesso mercato, la cui domanda viene ad essere pianificata da operatori finanziari in palese conflitto di interessi perché chiamati a soddisfarla dopo averla indotta e turbata.
In questo saggio breve pubblicato da Laterza, Alessandro Volpi in sostanza pone sotto la lente di ingrandimento i limiti dell’analisi marxista oramai non più in grado di offrire risposte esaurienti circa il mondo furioso globalizzato. Nel mondo nuovo senza confini, il capitale infatti non si è concentrato nelle mani di imprenditori puri chiamati ad allocarlo nei settori produttivi della manifattura per i quali la domanda tira l’offerta a maggior profitto, ma si è riversato in contenitori di accumulazione governati da anonimi speculatori che li muovono al di fuori delle leggi della economia reale puntanto alla rendita di breve tempo non curanti dello sviluppo. La finanziarizzazione della economia ha ribaltato infatti il paradigma: il capitale basta a sé stesso, per generare ricchezza (fittizia), può marginalizzare la variabile lavoro.