Il fatto non sussiste, un Governo eletto può governare. Fondamentale, nel ristabilimento di questo primo principio cardine dello Stato democratico, è stato l’aiuto portato ai Giudici di Palermo dalle argomentazioni dell’avvocato Giulia Bongiorno, specialista nel vincere cause perse che il processo Andreotti, con l’assoluzione del divo Giulio, incoronò principessa del foro italico.
Veniamo, però al tema che qui ci preme e che la sentenza del Tribunale di Parlermo che ha mandato assolto Salvini, ha riportato d’attualità: le modalità con le quali le navi delle ong che battano bandiera spagnola, tedesca, norvegese, appostate in prossimità delle coste africane, s’incaricano di issare a bordo gli aspiranti immigrati adducendo l’ineluttabilità dello sbarco in Italia.
C’è un anno fatidico per l’Italia, il 2014, a partire dal quale il problema dell’immigrazione ha assunto un carattere critico e coincide con l’arrivo nelle acque del Mediterraneo, delle navi delle cosiddette organizzazioni non governative armate, si sostiene, dai contributi volontari di filantropi ai quali negli ultimi anni si sono sommati i finanziamenti diretti del parlamento tedesco. Quella stessa Berlino, è il caso di rammentarlo, che costrinse Renzi allora Presidente del Consiglio, a contribuire con 300 ml di euro in favore di Erdogan perché bloccasse i siriani diretti in Germania.
Dal 2014 ad oggi, milioni di persone sono arrivate in Italia via mare:
- Dal 2014 al 2023, il numero totale di migranti sbarcati in Italia supera i 900.000.
- Nel 2022, gli sbarchi totali sono stati circa 101.000.
- Nel 2023 (fino a ottobre), si stima che siano stati registrati oltre 140.000 sbarchi, un dato in aumento rispetto agli anni precedenti.
Perché la sfida persa in Tribunale da Open Arms è così tanto importante da andare ben oltre la buona sorte toccata al bombastico Salvini già Ministro dell’Interno? Perché apre uno spiraglio legale che può liberare innanzitutto gli immigrati costretti a restare per anni allo sbando in un paese con scarse opportunità come l’Italia per i suoi stessi residenti e privo del tutto di idonee risorse a sostegno di una immigrazione di massa indistinta che non risponde alla offerta di lavoro e di servizi disponibili ed in secondo luogo, perché si applicasse la legge del mare che vuole una nave territorio dello Stato di bandiera, i nostri Comuni e gli apparati dello Stato si potrebbero sgravare di una gran mole di lavoro che svolgono a fatica e con scarsi risultati nel campo della accoglienza ed integrazione concreta, reale.
Abbiamo dovuto far ricorso al sito https://www.marinetraffic.com per ricostruire e dare a Voi lettori un riferimento certo circa la nazionalità dello Stato di bandiera delle navi Ong che nel Mediterraneo si sono date il compito di traghettare chiunque lo desideri, sulle coste italaliane che in gran numero poi vediamo bivaccare nei giardini delle nostre città. Non si pesca in rete, una sola foto in cui si possa distinguere in bella mostra come sarebbe dovuto, la bandiera che battono le navi Ong. E già questo, la dice lunga sullo spirito che anima i presunti umanitaristi d’Europa.
Lo slancio umanitario delle Ong è reso infatti un pò sospetto dal Trattato di Dublino in vigore dal 1997, che stabilisce una regola, l’ennesima, che sembra congiurare contro l’Italia unicamente per la sua posizione geografica. Il Trattato infatti stabilisce che gli immigrati devono essere obbligatoriamente registrati e rimanere nel primo Paese dell’UE in cui entrano per prima. Dall’adozione del regolamento, si stima che in Italia siano stati registrati solamente negli anni di maggiore pressione (2015-2017), circa 500.000 richieste d’asilo. Oltre 5 milioni sono invece gli stranieri residenti secondo i dati ISTAT 2022.
Se dunque è accertarto che una nave è territorio dello Stato di cui batte bandiera, difficilmente si riuscirebbe ad immaginare motivi di magnanima umanità spingere una Germania, una Norvegia per non citare una Spagna (che a Melilla spara agli immigrati che cercano di passare il confine), armare navi e sostenere spese ingenti per un servizio di traghetto che li vedrebbe destinatari ultimi di nuova immigrazione. Quale di questi Governi resterebbe in sella senza sollevare la protesta vibrante della sua opinione pubblica che già vive sotto minaccia da decenni come l’ultimo, ennesimo attentato dimostra semmai se ce fosse ancora bisogno di cercare conferme?
L’insistenza e la persistenza con la quale nel corso di oltre un decennio le ong sono state sostenute dalle istituzioni soprannazionali e dagli organi informativi, hanno insinuato nella maggioranza della opinione pubblica italiana il sospetto dell’interesse di alcuni Stati a voler approfittare dello spirito tollerante e particolarmente caritatevole del popolo italiano, per liberarsi del problema assegnando alla nostra penisola il ruolo di laboratorio multiculturale facendo leva su sofisticherie morali e cavilli giuridici spacciati come tavole di Mosé.
Ecco, il merito della sentenza Open Arms ispirata dell’avvocato Giulia Bongiorno è stato quello non solamente di aver ripristinato un cardine dello Stato liberale e cioé il diritto di dotarsi di un Governo eletto dai cittadini con poteri politici inviolabili, ma soprattutto a nostro avviso, il merito di aver squadernato in aula i motivi reali che muovono la vulgata umanitaria dietro la quale si cela un intento politico di voler imporre condotte che ad altri Stati, diversi dall’Italia, sarebbero impossibili da accettare e sostanzialmente impraticabili. Riflettiamo, che cosa costerebbe alla Spagna od alla Francia che ha la Corsica praticamene deserta al centro del Mediterraneo, farsi carico di una quota di sbarchi?
Dopo la sentenza di Palermo, il Governo italiano al prossimo tentativo di sbarco di Open arms o di qualunque altro naviglio che non sia italiano, è nel pieno diritto di sollevare almeno una nota di vibrante protesta e richiamare lo Stato di bandiera alle responsabilità che gli sono proprie. Caro Presidente del Consiglio, carissima Giorgia, Giulia Bongiorno senza gravare sul bilancio dello Stato, Le ha passata una carta formidabile da potersi giocare per far saltare una volta e per tutte il tavolo dell’alibi umanitario in tema di immigrazione irregolare, clandestina!