Italiani! La cittadinanza non è la carta a punti del supermercato.
A giugno prossimo ci chiamano alle urne per decidere di semplificare l’iter di concessione della cittadinanza. Diventare italiano, però non può e non deve ridursi ad un banale adempimento burocratico. Non è né un premio a punti del supermercato, né un timbro da esibire agli uffici pubblici. La cittadinanza italiana è un atto solenne, un riconoscimento gravido di significato, perché sancisce l’ingresso in una comunità storica, culturale e valoriale che affonda le sue radici nel diritto romano, nel pensiero cristiano, nel Rinascimento, nell’illuminismo liberale e non ultimo, anche nella fatica del lavoro, nella disciplina e nel sacrificio.
Bene, prendiamo posizione con chiarezza: la cittadinanza non è un timbro sui documenti; non è il “gadget” di benvenuto distribuito dopo qualche anno di residenza e soprattutto non è un diritto umano universale da riconoscere a chiunque abbia messo piede in Italia e vi abbia trascorso qualche anno senza commettere troppi reati.
Non si può pensare di essere italiani perché si risiede qui da un certo numero di anni. Si diventa italiani perché ci si riconosce senza sconti od eccezioni, nelle origini greco-latine della civiltà italiana ed occidentale. Perché si dà prova nel quotidiano di praticare i principi della libertà individuale; della parità tra uomo e donna; della separazione tra Stato e religione; della legalità. Chi viene da mondi dove la donna è proprietà, la legge è il corano e l’onore si lava col sangue, deve fare i conti con l’Europa, non piegare l’Europa ai suoi costumi tribali.
Chi chiede la cittadinanza deve sentirsi parte del nostro destino comune. Di rispettare le nostre leggi, i nostri simboli, i nostri costumi. Di non voler vivere in enclave etniche chiuse dove si replica la mentalità del villaggio da cui si è fuggiti. Chiedere la cittadinanza significa voler diventare italiani piuttostoche attendere il tempo necessario ad ottenere un passaporto che apre le porte del mondo civilizzato.
Votiamo NO alla cittadinanza automatica
Questo referendum è solo l’ennesimo crimaldello dei buoni sentimenti per scardinare i caratteri nazionali e fare della penisola la terra promessa di nessuno. Dieci anni sono un tempo congruo per accertarsi che un uomo sia intimamente cambiato, pronto ad issare una nuova bandiera. Imbracciate la matita e votate NO a giugno. Disertare le urne e lasciare che le minoranze possano vantare una vittoria sui votanti, potrebbe riaccendere il tema e prestare il fianco ad una nuova campagna di attacco che rispalanchi le porte dei nostri confini all’invasione mondialista